La chirurgia robotica è una tecnica sempre più diffusa e, grazie al progresso tecnologico, sempre più accessibile. Utilizzare un robot per riprodurre i gesti compiuti dal chirurgo consente una precisione notevole, che lascia meno margini all’errore umano. Impiegata per la prima volta nel 1983 per la chirurgia ortopedica, si è raffinata moltissimo, specialmente negli ultimi anni, consentendo la sua applicazione in varie specialità chirurgiche e in situazioni di crescente complessità. Un importante studio clinico sui tumori del polmone, di recente concezione, confronterà i risultati che si possono ottenere con la tecnica robotica e con l’approccio mininvasivo manuale (che è attualmente considerato lo standard per il trattamento dei tumori polmonari in stadio localizzato) e sta per aprire il proprio reclutamento, con Humanitas come capofila fra i cinque centri internazionali che sono stati selezionati per effettuarlo.
La dott.ssa Giulia Veronesi
Quale studio prenderà il via in Humanitas?
“La chirurgia robotica è la naturale evoluzione della Videotoracoscopia (VTS), una tecnica mininvasiva che attualmente costituisce il paradigma di riferimento per il trattamento del tumore del polmone in stadio iniziale. I suoi vantaggi in termini di precisione, qualità della visione ed ergonomicità apprezzabili dal punto di vista empirico, non sono stati studiati a sufficienza con un approccio scientifico; il proposito di questo studio è proprio quello di verificarli in termini di risultati oggettivi” spiega la dottoressa Giulia Veronesi, responsabile della chirurgia robotica nell’ambito dell’Unità di Chirurgia Toracica e Generale diretta dal dottor Marco Alloisio. “La tecnica robotica ha anche il vantaggio di poter essere utilizzata anche ad uno stadio leggermente più avanzato di malattia, data la maggiore radicalità oncologica che essa consente nella rimozione dei linfonodi ilari e mediastinici rispetto alla videotoracoscopia. Infine, va considerato che in Italia la stessa VTS non è ancora diffusa in tutti i centri e molti chirurghi praticano l’approccio classico, ‘a cielo aperto’, che implica necessariamente alcuni effetti secondari soprattutto in termini di dolore postoperatorio e tempi di recupero spesso più lunghi. Stiamo lavorando anche per introdurre la chirurgia robotica per nuovi tipi di intervento, come ad esempio per le patologie benigne e maligne dell’esofago, in particolare per l’esofagectomia” prosegue la dottoressa Veronesi, che conclude: “pensiamo che, con l’ampliamento delle indicazioni all’utilizzo del robot, ci sarà più concorrenza fra i produttori ed il conseguente abbassamento dei prezzi renderà accessibile ad un maggior numero di centri specializzati questa tecnologia, i cui problemi principali sono rappresentati attualmente proprio dagli alti costi dei macchinari e, di conseguenza, dalla difficoltà di reperire chirurghi che abbiano affrontato la necessaria formazione. Proprio il training dei giovani medici è un altro argomento sul quale Humanitas sta lavorando alla definizione delle linee guida di chirurgia robotica, facendo parte di un ristretto gruppo di esperti affiliati alle due principali società scientifiche europee di chirurgia toracica (ESTS e EACTS)”.
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