Diarrea, stipsi (stitichezza), costante mal di pancia, fitte al fianco: sono solo alcuni dei sintomi che possono manifestare un disturbo a carico del nostro intestino. Si tratta di problematiche comuni, che si associano a vari fattori come un’alimentazione poco equilibrata, terapie con determinati farmaci, lo stress e alcune patologie. Sapere riconoscere questi sintomi e, in caso si presentino, fare riferimento tempestivamente allo specialista gastroenterologo, può essere d’aiuto per risolvere disturbi che, se non trattati, possono avere conseguenze sulla propria salute e sulla qualità della propria vita.
Ne parliamo con la dottoressa Piera Alessia Galtieri, gastroenterologa presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas Rozzano.
Intolleranza al lattosio, quali sono i sintomi?
Episodi occasionali di diarrea non devono destare preoccupazione, soprattutto se si risolvono spontaneamente dopo uno o due eventi, ma quando la diarrea si manifesta sempre, dopo aver consumato latte, formaggi freschi, gelati o panna, potrebbe essere la spia di un’intolleranza al lattosio, eventualità più probabile se si hanno anche sintomi come dolore e gonfiore addominale o flatulenza. Questo problema interessa il 50% circa della popolazione italiana ed è legato a una carenza di lattasi, l’enzima con cui l’organismo scinde il lattosio perché sia digerito.
L’intolleranza al lattosio può essere primaria (rara), cioè di origine genetica e interessare i pazienti già in età pediatrica o secondaria (comune) e manifestarsi più avanti nel corso della vita, a causa della riduzione della lattasi a seguito di patologie infettive o infiammatorie, terapie (antibiotici, chemioterapia, radioterapia) ma anche dell’avanzare dell’età.
La diagnosi si avvale del Breath test, un esame che si effettua su campioni di aria espirata dopo il consumo di lattosio. In caso di positività occorrerà intervenire sulle abitudini alimentari, per esempio eliminando il latte vaccino e sostituendolo con quello senza lattosio o vegetale.
Stipsi, le cause
Chi soffre di stipsi (stitichezza), invece, presenta difficoltà a evacuare, sensazione di evacuazione incompleta, che avviene con minore frequenza rispetto alla norma e feci di consistenza dura. Chi è interessato da stipsi tende a evacuare meno di 3 volte alla settimana. È una patologia che interessa circa il 15% della popolazione italiana e, soprattutto, il sesso femminile.
La stipsi è dovuta, spesso, a un insufficiente consumo di fibre e liquidi, che danno alle feci la giusta consistenza per transitare nell’intestino ed essere espulse con facilità. Gioca un ruolo anche la sedentarietà: l’attività infatti stimola la motilità intestinale. Altre cause della stipsi, tuttavia, possono essere:
- patologie intestinali (come la sindrome dell’intestino irritabile e il tumore del colon-retto);
- patologie neurologiche (come la malattia di Parkinson);
- la mancata coordinazione dei muscoli della pelvi durante la defecazione;
- diabete;
- ipotiroidismo;
- l’assunzione di determinati farmaci.
Se, quindi, la stipsi non si risolve con una modifica alla dieta e allo stile di vita e alla sintomatologia tipica si associano altre manifestazioni (come sangue nelle feci, anemia, dolore addominale, perdita di peso), oltre alla visita gastroenterologica con esplorazione rettale, può essere necessario effettuare anche ulteriori esami diagnostici per escludere la presenza di patologie più severe.
I sintomi dell’intestino irritabile
Un’alternanza di stipsi e diarrea, associata alla presenza di dolori addominali ricorrenti e gonfiore potrebbero essere segnali della sindrome dell’intestino irritabile. Si tratta di un disordine dell’asse cervello-intestino, precedentemente noto come disturbo funzionale intestinale, che interessa 2 persone ogni 10, in prevalenza di sesso femminile, dall’andamento cronico-ricorrente, esacerbato da eventi particolarmente stressanti a livello fisico (interventi chirurgici, malattie, ecc.) e psicologico (separazioni, lutti, ecc.).
Oltre ai sintomi intestinali, chi soffre di intestino irritabile può avvertire anche una sintomatologia extra-intestinale, che comprende:
- emicrania
- irritabilità
- difficoltà di concentrazione
Abitualmente, per quanto riguarda il trattamento dell’intestino irritabile, se prevale la stipsi, si può ricorrere a integratori a base di fibre solubili (es. psyllium), che aumentano il contenuto di acqua nelle feci, accelerandone il transito e a lassativi osmotici (come il Macrogol). Quando invece prevale la diarrea, possono essere di aiuto i probiotici, che aiutano a ripristinare il microbiota intestinale e le sue funzioni e antibiotici non assorbibili come la rifaximina, per ridurre la fermentazione intestinale e/o se si sospetta una contaminazione batterica.
In ogni caso, tuttavia, è opportuno modificare quei comportamenti alimentari o stili di vita che possono favorire l’insorgenza dei sintomi, dunque favorire una dieta equilibrata, idratarsi adeguatamente e avere una vita attiva.
Diverticolite, che cos’è e come prevenirla
I diverticoli sono estroflessioni, con l’aspetto di piccole tasche, che si formano in aree di minore resistenza della parete intestinale. La presenza di diverticoli asintomatici si definisce diverticolosi ed è presente in oltre il 50% delle persone over 60. La presenza di dolore addominale, gonfiore e alterazione della regolarità intestinale potrebbe essere espressione di malattia diverticolare non complicata. La diverticolite è, invece, causata dall’infiammazione dei diverticoli ed è caratterizzata da sintomi più intensi e prolungati e da alterazione degli esami del sangue.
Per prevenire lo sviluppo di diverticolite è consigliabile:
- fare attività fisica regolarmente;
- seguire una dieta adeguata che preveda il consumo di almeno 20 grammi di fibre al giorno;
- bere molta acqua;
- avere una regolare funzione intestinale.
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