Il 4 e il 5 giugno si è svolto Wired Health, il festival di Wired dedicato a innovazione e salute di cui Humanitas è partner scientifico, arrivato alla sua terza edizione.
Fil rouge degli incontri, che si sono tenuti online su Wired.it e sui profili social della rivista, è stata la sanità digitale: dalle innovazioni tecnologiche in campo medico, all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel processo clinico.
Il professor Matteo Della Porta, responsabile della sezione Leucemie e Mielodisplasie in Humanitas e docente di Humanitas University, è intervenuto proprio a proposito dell’impiego dell’intelligenza artificiale nella diagnosi e nella cura delle sindromi mielodisplastiche.
Cosa sono le sindromi mielodisplastiche?
“Si tratta di malattie piuttosto rare”, ha spiegato il professor Della Porta, “che, in Italia, colpiscono ogni anno tra i tremila e i tremilacinquecento individui.
Dal punto di vista biologico sono malattie della cellula staminale del midollo osseo, quindi di quella cellula che produce globuli bianchi, globuli rossi e piastrine. Quando la cellula staminale si ammala, il sangue si impoverisce. Inoltre con il tempo, la malattia può evolvere in una leucemia acuta”.
Possibilità di intervento e trattamenti
“Il trattamento delle sindromi mielodisplastiche deve essere personalizzato, tenendo conto di quale sia il problema di salute principale nel singolo paziente. Ci sono due categorie di problemi a cui prestare attenzione: una è l’insufficienza midollare, quindi il sangue povero, e in particolare l’anemia; l’altra è ovviamente il rischio di evoluzione in leucemia acuta.
Per quanto riguarda l’anemia, a oggi la ricerca farmacologica è molto avanzata e, siamo in grado di capire mediante lo screening genomico quale sia il meccanismo dell’anemia del singolo paziente e quindi, il farmaco più adatto a contrastare l’anemia (terapia personalizzata). Per quanto riguarda, invece, il rischio di evoluzione leucemica, il trapianto di midollo o di cellule staminali rappresenta l’unica terapia con potenziale curativo per i pazienti: oggi grazie all’evoluzione della tecnologia trapiantologica, stiamo estendendo l’accesso a questo trattamento a molti più pazienti rispetto anche a solo pochi anni fa. Infatti, oggi è possibile eseguire un trapianto anche da donatori non perfettamente compatibili (trapianto aploidentico, con donatore familiare compatibile al 50%) e, se le condizioni di salute lo permettono, di seguire la procedura anche fino a 70 anni di età. Per i pazienti non candidabili a trapianto, moltissime nuove opzioni terapeutiche mirate sono in corso di sviluppo clinico”
Che importanza ha la genomica in ematologia?
“È fondamentale. La genomica è la base per il passaggio da un approccio di medicina tradizionale ad un modello di una medicina personalizzata, in cui il percorso di cura è focalizzato sulla biologia della malattia nel singolo paziente. Per comprende l’impatto della gnomica in ematologia, consideriamo che all’inizio degli anni duemila, circa 10 geni influenzavano le decisioni cliniche nella cura della malattie ematologiche, mentre oggi, per avere informazioni riguardo la prognosi e il trattamento più appropriato del singolo paziente, prendiamo in considerazione un centinaio di geni”, ha continuato lo specialista.
L’impiego dell’intelligenza artificiale in tema di prevenzione, diagnosi e trattamento
“Introdurre l’intelligenza artificiale nel processo clinico è una necessità assoluta”, ha spiegato il professor Della Porta.
“Prevediamo che nei prossimi anni, per decidere il percorso del paziente, dovremo sapere informazioni su diverse centinaia di geni alterazioni molecolari. L’intelligenza artificiale è fondamentale per integrare una mole sempre più ampia e complessa di dati. Bisogna poter preparare adeguatamente i medici a una rivoluzione che, di fatto, è già in corso”.
Qual è la sfida dell’intelligenza artificiale in campo diagnostico?
“Trovare delle soluzioni trasversali e sovra-aziendali (magari addirittura a livello nazionale) che possano mettere a disposizione test diagnostici avanzati e sistemi di intelligenza artificiale. E poi è importante ripensare completamente il concetto di ‘medico’ rendendo possibili, fin da ora, formare professionisti che abbiano competenze tecnologiche oltre che mediche, cruciali per la medicina del futuro”, approfondisce il professore.
I passi di Humanitas verso la medicina del futuro
“Humanitas si sta muovendo in questa direzione, sia nella componente ospedaliera, sia in quella universitaria. Per prima cosa Humanitas ha strutturato i dati prodotti dalle cartelle cliniche degli ospedali in modo che possano venire interrogati da sistemi di statistica avanzata e intelligenza artificiale. Il secondo punto cruciale è la creazione un dipartimento di artificial intelligence per portare la ricerca tecnologica al centro del progetto di salute e cura dei pazienti e stimolare l’acquisizione di nuove competenze da parte dei medici dei ricercatori. Infine, Humanitas University con il Politecnico di Milano ha promosso la creazione di MEDTEC School, il nuovo corso di Laurea internazionale che integra e potenzia le competenze del medico chirurgo con quelle tipiche dell’Ingegneria Biomedica e che, per caratteristiche e durata, è oggi unico al mondo. Medicina di precisione, terapie geniche, intelligenza artificiale, neuro-robotica e big data: sono solo alcuni dei temi con cui i futuri medici si troveranno sempre più a confrontarsi quotidianamente e che dovranno saper gestire al meglio per il bene del paziente” conclude il professor Della Porta.
Per ascoltare l’intervento del professor Matteo Della Porta, clicca qui.
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