Nelle giornate del 3 e 4 ottobre 2016 si è tenuto in Humanitas un corso teorico-pratico sulla patologia della cuffia dei rotatori (ossia della spalla) e sul suo trattamento con tecniche chirurgiche a cielo aperto e in artroscopia.
Il dottor Alessandro Castagna, coordinatore del corso e Responsabile della Unità Operativa di Ortopedia di Spalla e Gomito, ha risposto alle nostre domande.
In che cosa consiste la patologia della cuffia dei rotatori?
“La patologia della cuffia dei rotatori, ossia dei tendini che avvolgono la testa dell’omero e permettono il movimento del braccio, è molto comune e interessa maggiormente le persone più avanti con l’età. Per questo è importante, quindi, sviluppare le migliori tecniche per trattare questa patologia.
I progressi in questo campo sono stati enormi: basti pensare che oggi si può operare con le fibre ottiche, in anestesia locoregionale, in day -surgery ecc.”
Quali cause possono portare alla lesione della cuffia?
“Da una parte c’è la semplice usura, che con l’età tende ad aggravarsi, dall’altra possono essere eventi traumatici, possibili anche in giovane età.
Anche l’intensa attività sportiva potrebbe essere una causa del trauma, in particolare per gli sport “di lancio” in cui la cuffia dei rotatori è chiamata spesso in causa: tennis, pallavolo, baseball ecc.”
Ci sono tipi diversi di lesione?
“Ci sono gravità diverse di lesione. Si possono verificare lesioni parziali oppure complete, a carico di uno o più tendini, che nella cuffia sono quattro. Si possono presentare, quindi, scenari diversi per quadro clinico, per sintomi, per funzione e per trattamento (e possibilità di successo del trattamento)”.
Quali esami permettono di rilevare la lesione?
“Il primo esame è ovviamente l’anamnesi, ossia l’ascolto diretto del paziente e dei suoi sintomi. Una volta visitato il paziente, che ha dolore alla spalla, e si sospetta che abbia una rottura della cuffia – che potrebbe essere di pertinenza chirurgica – prescrivo un esame strumentale che studi i tessuti molli. L’esame di base per lo screening è l’ecografia, un esame rapido e non invasivo”.
Quali sono i sintomi?
“Dolore, in particolare notturno, e debolezza nel compiere movimenti soprattutto in elevazione o in abduzione.”
E quali le cure, escludendo l’intervento chirurgico?
“Possiamo ricorrere ad antinfiammatori, analgesici e al riposo funzionale. Si consiglia di non forzare il braccio nel tentativo di portarlo verso l’alto. Molto utile è sicuramente anche la fisioterapia.
L’intervento chirurgico non è obbligatorio ma è una buona soluzione, che porta a un miglioramento della qualità della vita del paziente. Prima di ricorrere alla chirurgia, però, occorre valutare molti parametri, tra i quali sicuramente c’è l’età del paziente: in individui molto anziani solitamente sconsiglio l’intervento.”
Il tendine può guarire autonomamente?
“No, senza l’intervento chirurgico il tendine rimane rotto e da solo non guarisce. I farmaci e il riposo possono alleviare il dolore, in particolare durante la notte, ma non sono una soluzione completa e definitiva.”
Dottor Castagna, può illustrarci il suo corso?
“Il corso consta di una parte teorica e di una pratica. La prima mattina del corso è stata dedicata a lezioni teoriche, tenute da me e da Luca Balzarini, Responsabile di Radiologia in Humanitas, che ha introdotto la diagnostica per immagini sulla cuffia. Dopo questa introduzione scientifico-culturale siamo passati alla parte pratica, a sua volta divisa in due parti. La prima esercitazione ha riguardato l’ecografia della cuffia dei rotatori e dei suoi aspetti innovativi, la seconda l’applicazione delle nuove tecniche artroscopiche con prova pratica e assistenza di un chirurgo “senior” (io stesso e altri esperti membri della mia Unità Operativa come il Dott. Borroni, Dott. Delle Rose e Dott. Pitino). Le prove pratiche sono state supervisionate e guidate dal Dott Marco Conti un medico che si è anche specializzato in ecografia della spalla, che ha trasmesso la sua esperienza ai partecipanti. Ho voluto fortemente che il tutor non fosse un radiologo. Questo ha permesso al medico di trasmettere il suo punto di vista e le sue competenze e di svolgere, quindi, un lavoro interattivo con il gruppo di ortopedici.”
A chi si rivolge e quali obiettivi si pone?
“Il corso è limitato a dodici specialisti in ortopedia, già cultori della materia. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi da sei, che hanno lavorato in momenti diversi, sempre sotto la supervisione del tutor. Obiettivo del corso è quello di fornire, con approccio teorico-pratico, strumenti culturali che rendano possibile le migliori opzioni di cura e la migliore assistenza ai pazienti”.
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