I gliomi sono i più comuni tumori cerebrali. Si tratta di tumori primitivi che si sviluppano a partire dalle cellule gliali, poste sui prolungamenti dei neuroni e deputate al loro controllo e sviluppo. I gliomi si distinguono in quattro tipologie ad aggressività crescente: i gliomi di I grado, infatti, possono essere efficacemente trattati con la chirurgia, mentre i gliomi di grado II, III e IV comportano la necessità di trattamenti complementari.
Quali sono i sintomi dei gliomi? E come si trattano?
Ne parliamo con il professor Federico Pessina, Responsabile Neurochirurgia Cranica presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e Docente di Humanitas University.
Gliomi: quali sono i sintomi
I gliomi possono manifestarsi in maniera aspecifica o con sintomi specifici.
I sintomi aspecifici più comuni dei gliomi sono:
I sintomi specifici dei gliomi sono invece:
- crisi epilettiche
- deficit neurologici (deficit del linguaggio, della vista, del comportamento, della mobilità).
La diagnosi dei gliomi avviene inizialmente tramite una TAC encefalo, abitualmente in Pronto Soccorso, dove il paziente è stato condotto al manifestarsi dei sintomi. Spesso, infatti, i gliomi vengono diagnosticati proprio a seguito dello sviluppo di sintomi specifici, quindi di una crisi epilettica o della comparsa di un deficit neurologico, come disturbi della vista, del linguaggio, della mobilità, o del comportamento. A seguito della TAC, la risonanza magnetica (RM), completa poi il percorso di diagnosi, dando informazioni più specifiche e dettagliate riguardo alla collocazione anatomica e funzionale della lesione.
Quali sono le possibilità di cura dei gliomi
Il glioma si tratta tramite una combinazione di chirurgia, radioterapia e chemioterapia, valutata dallo specialista in base ad età, condizioni cliniche e localizzazione funzionale della lesione specifiche della singola persona.
La chirurgia, quando possibile eseguirla, risulta fondamentale per il trattamento del glioma, in primis per proseguire efficacemente il percorso di diagnosi grazie all’analisi delle caratteristiche molecolari del tessuto prelevato. Grazie alla valutazione molecolare del tumore, infatti, è possibile indirizzare con maggiore precisione le successive terapie specifiche. Quando possibile, inoltre, la chirurgia tende a rimuovere la maggior quantità possibile di massa tumorale ma senza sacrificare mai alla radicalità l’integrità funzionale del paziente ma senza sacrificare mai alla radicalità l’integrità funzionale del paziente e, successivamente, la cura viene integrata da radioterapia e chemioterapia con farmaci di ultima generazione.
L’obiettivo principale del trattamento chirurgico del glioma è il completo recupero della qualità della vita del paziente, anche grazie al supporto fornito dalla neurofisiologia intraoperatoria, ossia stimolatori in grado di fornire informazioni circa la distanza e la collocazione dei principali fasci che compongono i network dell’encefalo. Inoltre, per tenere sotto controllo funzioni più complesse come il linguaggio, si ha la possibilità di operare assistiti da uno specialista neuropsicologo, che durante la chirurgia fa svolgere al paziente mantenuto sveglio dei compiti verbali.
Successivamente all’operazione, vengono impostati dei controlli a cadenza regolare che prevedono abitualmente l’esecuzione di una risonanza magnetica e che, a seconda della severità della patologia, si effettuano a 3 o 6 mesi. Seguire il calendario di follow-up concordato con lo specialista è fondamentale, poiché il glioma può presentare recidive, sia a bassa malignità sia più aggressive e in tal caso è opportuno impostare il prima possibile una terapia.
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