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Gli esami per la celiachia

La celiachia è un’intolleranza permanente al glutine, una proteina presente in alimenti come grano, orzo, kamut e segale. Nei pazienti celiaci, l’assunzione di glutine innesca una risposta immunitaria anomala che danneggia l’intestino tenue. Questo processo porta a un’infiammazione persistente e a un appiattimento dei villi intestinali, fondamentali per l’assorbimento dei nutrienti. Di conseguenza, si può verificare malassorbimento, causa di gravi complicazioni a lungo termine.

Quali esami occorrono per la diagnosi di celiachia? E cosa succede se si assumono alimenti contenenti glutine? Ne parliamo con la dottoressa Roberta Elisa Rossi, gastroenterologa presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e presso il Medical Care De Angeli a Milano.

La celiachia è un’allergia o un’intolleranza?

La celiachia non è un’allergia o un’intolleranza, ma una malattia autoimmune, che coinvolge quindi il sistema immunitario. 

L’intolleranza al glutine, invece, non coinvolge il sistema immunitario ed è un fenomeno di ipersensibilità legato a un accumulo di glutine nella dieta. I sintomi sono simili a quelli della celiachia, come diarrea, gonfiore addominale, crampi e perdita di peso, ma non provoca danni permanenti all’intestino e i disturbi tendono a risolversi riducendo l’assunzione di glutine.

L’allergia al glutine si manifesta entro poche ore dall’ingestione. 

I sintomi possono riguardare eruzioni cutanee, gonfiore, difficoltà respiratorie e disturbi gastrointestinali. A differenza della celiachia, l’allergia non causa danni permanenti all’intestino, ma può causare appunto reazioni allergiche anche gravi.

Celiachia: i sintomi

I sintomi della celiachia possono essere molto variabili e, in alcuni casi, la malattia è asintomatica. Tra i principali sintomi:

Possono inoltre manifestarsi segni meno specifici, come:

Quali esami servono per la diagnosi di celiachia?

Nel sospetto clinico di celiachia, è fondamentale consultare un gastroenterologo prima di adottare una dieta priva di glutine, poiché questa influenza i risultati degli esami diagnostici.

La diagnosi si basa su un esame del sangue che ricerca gli anticorpi specifici della celiachia; in caso di sierologia positiva, il paziente viene quindi sottoposto a gastroscopia con biopsie multiple a livello del duodeno. Tutto il processo diagnostico deve essere effettuato in corso di dieta contenente glutine.

La celiachia, spesso diagnosticata in età adulta, è una malattia multifattoriale che richiede una predisposizione genetica. Il suo esordio è solitamente scatenato da fattori come infezioni gastrointestinali, interventi chirurgici o terapie mediche, che non sempre sono identificabili con precisione.

Cosa non possono mangiare i celiaci

La celiachia è una malattia cronica dalla quale non è possibile guarire. Al momento l’unica terapia efficace è la rigorosa dieta senza glutine che permette di risolvere nella maggior parte dei casi i sintomi e di ripristinare la normale funzionalità della mucosa intestinale. 

Sono dunque da evitare:

  • pane, pasta, dolci e prodotti da forno contenenti cereali e farine a base di avena, frumento, farro, orzo, grano, kamut o malto
  • lievito e seitan
  • piatti pronti che potrebbero contenere tracce di glutine
  • latte e yogurt a base di cereali e malto
  • salse, cubetti di brodo solubili, salumi e caramelle che contengono glutine come addensante. 
  • birra e bevande solubili che potrebbero contenere tracce di glutine 
  • tè aromatizzati.

Cosa succede se un celiaco mangia glutine?

L’ingestione di glutine in un paziente con celiachia può provocare una reazione variabile, con sintomi che possono insorgere immediatamente o a distanza di ore. Alcuni individui non presentano alcun sintomo, mentre altri possono manifestare:

  • dolori addominali
  • diarrea
  • mal di testa (cefalea), etc.

Indipendentemente dalla presenza o assenza di sintomi, il consumo di glutine, protratto nel tempo, danneggia la mucosa intestinale nei pazienti celiaci, causando infiammazione e malassorbimento.

Nella maggior parte dei casi, i sintomi si risolvono spontaneamente entro poche ore. Se però i disturbi persistono, bisogna consultare il proprio gastroenterologo per valutare eventuali trattamenti medici sintomatici.

Specialista in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva

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