Il prossimo 13 settembre è la Giornata Mondiale della sepsi, una vera e propria emergenza globale, così come è stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2017.
Ma che cos’è la sepsi e come si manifesta? Ne parliamo con il professor Maurizio Cecconi, Direttore del Dipartimento Anestesia e Terapie Intensive in Humanitas.
La sepsi e i sintomi con cui si manifesta
“La sepsi è una risposta sregolata e sproporzionata del nostro organismo a un’infezione. Può capitare di prendere un’influenza, un raffreddore o una polmonite: questi non rappresentano di per sé una sepsi, ma se la risposta del nostro organismo diventa eccessiva può instaurarsi una condizione di sepsi.
La sepsi si manifesta con febbre elevata e altri sintomi come respiro affannoso e confusione mentale: questi segni indicano che l’infezione sta diventando importante e in loro presenza è necessario recarsi tempestivamente in Pronto soccorso. Un riconoscimento precoce dei segni e dei sintomi della sepsi è fondamentale affinché questa possa essere trattata in modo adeguato riducendo la mortalità a essa legata”, sottolinea il prof. Cecconi.
Le procedure per ridurre la mortalità legata alla sepsi
In Pronto soccorso una volta accertata la presenza della sepsi, verranno messe in atto alcune procedure la cui evidenza scientifica è molto elevata.
La European Society of Intensive Care Medicine, di cui il prof. Cecconi è stato di recente eletto presidente, e la Società Americana di Medicina Critica hanno sviluppato la “Surviving Sepsis Campaign”: una serie di raccomandazioni applicabili in tutti gli ospedali per ridurre la mortalità legata alla sepsi. Ne sono un esempio la somministrazione di una terapia antibiotica precoce o l’esecuzione delle emoculture per capire il batterio responsabile dell’infezione.
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