Fratture al polso e alle ossa della mano, o distorsioni con lesioni dei legamenti del polso sono traumi frequenti, in cui è facile incorrere cadendo mentre si stanno svolgendo attività semplici e quotidiane o mentre si fa sport. Cadendo, infatti, si cerca di proteggere il volto o altre parti del corpo con le mani, provocando così un trauma.
Ma come si distingue una frattura da una distorsione? Approfondiamo l’argomento con il dottor Giorgio Pivato, Responsabile della Chirurgia della Mano e Microchirurgia Ricostruttiva in Humanitas.
Frattura o distorsione
“Le fratture che più frequentemente coinvolgono il polso sono quelle a carico del radio, dell’ulna e dello scafoide, una delle otto ossa brevi che compongono il carpo. Il sintomo principale è il dolore spesso associato a gonfiore e limitazione della funzione del polso” spiega il dottor Pivato.
“In caso di distorsione, un trauma cioè che coinvolge la capsula articolare o i legamenti, i sintomi sono generalmente meno intensi: il gonfiore, infatti, è modesto, e il dolore alla zona soggetta al trauma si accentua in particolar modo effettuando determinati movimenti, mentre è tollerabile a riposo. Se la lesione legamentosa è completa si può avere una vera e propria lussazione: in questo caso oltre ai sintomi sopra descritti si renderà evidente una marcata deviazione del fisiologico asse del segmento interessato.
Nel caso in cui vi sia il sospetto di una frattura o una distorsione, è importante sottoporsi a una visita specialistica presso un chirurgo della mano, per poter avere innanzitutto una diagnosi certa poi ridurre il dolore, quindi favorire la guarigione nei tempi più brevi possibile e infine instaurare il corretto protocollo riabilitativo, elemento essenziale per il recupero funzionale della parte lesa”.
Cosa fare in caso di frattura del polso?
“Se il dolore al polso non è completamente invalidante, si può effettuare a casa o nel luogo in cui è occorso il trauma un primo soccorso, mantenendo il polso fermo, possibilmente bloccandolo su un supporto rigido con un canovaccio o del nastro adesivo, e applicando del ghiaccio sulla zona traumatizzata. Successivamente bisogna recarsi al Pronto Soccorso o dallo specialista chirurgo della mano, per sottoporsi agli esami diagnostici necessari e stabilire la cura opportuna”, continua il dottor Pivato.
“Quando, invece, il polso si gonfia sensibilmente e il dolore è particolarmente severo e persistente, è opportuno recarsi immediatamente al Pronto Soccorso, dove la sospetta frattura verrà esaminata tramite un esame clinico e uno radiografico per determinarne le caratteristiche e i trattamenti da eseguire. Lo specialista, in alcuni casi, potrebbe anche richiedere una TAC del polso”.
Trattamento chirurgico o gesso: le possibilità di cura
“Le fratture del polso possono essere trattate in modi differenti, in base alle loro caratteristiche e alle ossa coinvolte. Se la frattura è composta, è sufficiente l’utilizzo di un apposito tutore, di immobilizzazione da mantenere fino al raggiungimento della guarigione che avviene normalmente dopo 30 giorni; in caso di frattura scomposta o pluriframmentaria è necessario un intervento chirurgico, utile a ridurre e stabilizzare la frattura. Solitamente viene posizionata una placca, fissata con delle viti per garantire la stabilità della frattura. Grazie all’utilizzo della placca, che va considerata alla stregua di “un gesso interno” vi è la possibilità di una mobilizzazione più precoce rispetto al trattamento in gesso, con il conseguente accorciamento dei tempi di recupero. L’intervento si esegue in anestesia locale del braccio e in regime day hospital, è ha la durata di circa un’ora”, approfondisce lo specialista.
“Le fratture del polso si risolvono abitualmente in circa 5 settimane, ma, a seguito dell’intervento chirurgico, il paziente può riprendere quasi subito la mobilità del polso, ovviamente prendendo le dovute precauzioni. Per quanto riguarda invece il completo recupero delle funzionalità del polso, bisogna tenere in considerazione una molteplicità di fattori, come età, esigenze funzionali e la qualità del protocollo riabilitativo che viene effettuato dopo il trauma e che è assolutamente necessario sia in caso di intervento chirurgico, sia in caso di applicazione del tutore”, conclude il dottor Pivato.
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