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Frattura al polso: diagnosi e trattamento

Spesso pensiamo alla frattura di un osso come a qualcosa di straordinario, legato ad attività sportive o incidenti, ma si può incorrere in fratture del polso o di altre ossa della mano anche durante la vita quotidiana, per esempio inciampando e, nella caduta, mettendo le mani in avanti per proteggere la testa. Si tratta di una reazione automatica e molto naturale, che però può provocare danni alle nostra ossa.

Quali sono le azioni da mettere in atto se si sospetta di essersi fratturati il polso? 

Approfondiamo l’argomento con il dottor Giorgio Pivato, Responsabile della Chirurgia della Mano e Microchirurgia Ricostruttiva di Humanitas.

Frattura al polso e contusione: le differenze

Esistono diverse tipologie di fratture del polso, tra le più frequenti si annoverano la frattura del radio, la frattura dell’ulna, o la frattura delle ossa carpali, per esempio dello scafoide. 

Il sintomo principale da cui si riconosce una frattura è il dolore molto intenso (anche se alcune fratture possono essere poco dolenti), che si associa alla riduzione della mobilità delle dita e all’impossibilità di compiere movimenti, anche molto semplici, con la mano. Alla vista, inoltre, possono notarsi tumefazione e deformità della zona fratturata.

Quando, invece, la mano mantiene una buona mobilità e l’aspetto del polso è regolare, senza deformazioni e tumefazioni, ci troviamo di fronte a una semplice contusione

Quando andare in Pronto Soccorso?

Se il dolore non è eccessivo, si può applicare del ghiaccio e lasciare il polso a riposo, superando la fase acuta. 

Quando il dolore è intenso e persistente e si accompagna a una evidente difficoltà di movimento e la zona del polso risulta gonfia all’aspetto, bisogna fare ricorso all’aiuto medico. In attesa di ricevere le opportune cure, si dovrebbe cercare di immobilizzare il polso, utilizzando un supporto rigido a cui poggiarlo, ricoprendone dunque la parte superiore e bloccandola con una fascia di stoffa o con un cerotto adesivo; quando possibile è bene utilizzare una borsa del ghiaccio. 

Come si diagnostica una frattura del polso?

La frattura del polso viene diagnosticata abitualmente dal personale medico del Pronto Soccorso, attraverso l’esame clinico e la radiografia, utile sia per confermare o escludere la presenza di frattura, sia per valutarne la tipologia. In caso di ulteriori dubbi sulle caratteristiche della frattura, lo specialista può richiedere anche una TAC del polso.

Come si cura la frattura del polso?

Per le fratture meno severe può essere sufficiente l’applicazione di un tutore o, in casi in cui il polso necessiti di maggiore stabilità, del gesso. In altri casi, in cui una buona guarigione dipende dalla riduzione e dalla stabilizzazione della frattura, può invece rivelarsi necessario ricorrere alla chirurgia.
L’intervento più diffuso oggi è l’osteosintesi con una placca che viene fissata direttamente all’osso con delle viti; un intervento poco invasivo, della durata di circa un’ora, che viene eseguito in anestesia locale e in regime di day hospital.

La fase di recupero

Le fratture al polso hanno tendenzialmente un periodo di guarigione di circa 5 settimane, al termine delle quali è possibile riacquistare in maniera veloce tutte le funzioni elementari della mano.

In generale, i tempi di recupero dipendono da vari fattori individuali, come l’età o le esigenze funzionali. Molto importante in un’ottica di recupero, però, è anche il tipo di protocollo riabilitativo a cui deve sottoporsi il paziente, sia dopo un trattamento chirurgico sia dopo l’immobilizzazione con gesso o tutore, e che deve essere eseguito da personale medico specializzato per garantire una buona riuscita della riabilitazione.

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