Attività ambulatoriale – che comprende visite specialistiche, esami strumentali diagnostici e piccoli interventi-, chirurgia in regime di Day Surgery per lo più per il trattamento delle patologie benigne, e chirurgia mini-invasiva, che ha trovato sempre più ampia applicazione nel trattamento delle patologie colo-rettali maggiori, fino ad allargare i suoi confini alla chirurgia oncologica: sono i tre settori in cui si è sviluppata l’attività dell’Unità Operativa di Chirurgia Generale e Mininvasiva nell’ambito della patologia e della chirurgia colo-rettale e proctologica.
La chirurgia laparoscopica, in particolare, rappresenta il fiore all’occhiello di questa Unità Operativa, che per l’esperienza acquisita rappresenta un sicuro punto di riferimento a livello nazionale. Facciamo il punto di questa attività e analizziamone le prospettive di sviluppo con il dott. Stefano Bona, responsabile della Sezione di Chirurgia Colo-Rettale dell’Unità Operativa di Chirurgia Generale e Mini-invasiva.
Chirurgia proctologica: tecniche all’avanguardia
La maggior parte degli interventi di chirurgia proctologica minore (per il trattamento di patologie estremamente diffuse come emorroidi, ragadi e fistole) vengono gestiti in regime di Day Surgery (Day Hospital o ricovero di una notte).
“In questo campo – sottolinea il dott. Bona – per il trattamento delle emorroidi in Humanitas utilizziamo una nuova tecnica (l’intervento di Longo) fin dalla sua iniziale diffusione: il suo successo risiede nella significativa riduzione della sintomatologia dolorosa postoperatoria e nel più rapido ritorno del paziente alle sue attività abituali. L’esperienza che abbiamo acquisito e l’ampia casistica operatoria fanno della nostra Unità Operativa un riferimento a livello nazionale per questa tecnica chirurgica”.
Resezioni colo-rettali: il successo della laparoscopia
Per quanto riguarda gli interventi di chirurgia ‘maggiore’, da segnalare è lo sviluppo della tecinca laparoscopica, che si sta progressivamente affermando nel campo delle resezioni colo-rettali (cioè asportazione di parte dell’intestino) anche in ambito oncologico. Tradizionalmente, questo tipo di resezioni richiede un’ampia incisione addominale, ma negli ultimi anni sono state sviluppate tecniche meno invasive, che permettono di eseguire dell’intervento attraverso tre forellini, tramite i quali si introducono nell’addome del paziente una telecamera e gli strumenti chirurgici necessari. Nel caso delle resezioni colo-rettali l’incisione addominale è limitata allo stretto necessario per estrarre il segmento di colon asportato.
“Attualmente gli interventi da noi eseguiti con l’impiego della tecnica mininvasiva – prosegue il dott. Bona – superano il 50% del totale. Questo aumento è stato senza dubbio favorito dal progredire dell’esperienza acquisita, ma l’impulso decisivo è stato dato dalla dimostrazione, emersa negli ultimi anni in diversi studi clinici condotti a livello internazionale, che la via laparoscopica consente di eseguire tutti gli interventi di chirurgia colo-rettale resettiva per tumore (anche maligno) eseguibili con la chirurgia tradizionale. La chirurgia laparoscopica ha dimostrato di poter assicurare lo stesso ‘volume’ di resezione di quella tradizionale, risultato che ha dissolto i dubbi in merito alla possibilità di recidive legate a questa nuova tecnica. Consente inoltre un’importante riduzione del dolore postoperatorio e un più rapido recupero funzionale da parte del paziente. Ciò comporta anche un minor consumo di farmaci, una necessità di assistenza infermieristica meno intensiva, una riduzione dei tempi di degenza.
I risultati sino ad oggi ottenuti dalla nostra Unità Operativa indicano che questa tecnica per le resezioni del colon è fattibile, sicura e oncologicamente corretta e lasciano intravedere un’evoluzione della chirurgia in tale direzione negli anni futuri”.
Lo sviluppo di questo settore ha motivato la creazione nell’ambito dell’Unità Operativa di una Sezione di Chirurgia Colo-Rettale, affidata al dott. Stefano Bona. Gli obiettivi sono il potenziamento della chirurgia mini-invasiva, l’integrazione polispecialistica con Gastroenterologi, Endoscopisti, Radiologi, Oncologi e Radioterapisti, la collaborazione con i medici di medicina generale sul territorio e l’incentivazione dell’attività scientifica. Su tali basi potrà configurarsi la creazione di un Centro di riferimento a livello nazionale per la formazione di chirurghi e di personale infermieristico, la definizione di linee guida diagnostico-terapeutiche, la messa a punto di protocolli di screening e lo sviluppo di nuove tecnologie.
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