Si formano nell’utero, possono avere forme e volume diversi e presenti in numero variabile. Non si conoscono le cause per cui è impossibile parlare di prevenzione. Di solito la donna si rivolge al ginecologo perché ha sintomi evidenti e solo successivamente il medico diagnostica la presenza del fibroma. Ma l’unica soluzione terapeutica possibile è ancora l’intervento chirurgico di asportazione dell’utero? Lo chiediamo al dott. Marco Balestri, ginecologo di Humanitas.
L’isterectomia è l’unica soluzione?
No, non è l’unico intervento praticabile in caso di fibroma – spiega il dott. Balestri – anche se è l’unico in grado di essere considerato risolutivo. L’isterectomia consiste nell’asportazione dell’intero utero. Tuttavia esiste anche un altro tipo di intervento chiamato miomectomia.
Di che cosa si tratta?
“E’ un intervento conservativo in quanto permette di asportare il o i miomi. Tuttavia è un intervento non privo di rischi che può essere eseguito per via vaginale, laparoscopica o laparotomica. In alcuni casi, nel corso di una miomectomia possono verificarsi copiosi sanguinamenti di difficile controllo, in conseguenza dei quali può anche rendersi necessaria un’isterectomia. Si preferisce riservare questo tipo di intervento alle sole donne che desiderano avere figli. Una precisazione: l’aver seguito una miomectomia non preclude la possibilità che in seguito si possano presentare altri fibromi.
Quindi dopo queste donne possono cercare un bambino senza alcun rischio?
Si, dopo l’intervento di miomectomia è possibile il concepimento, anche in donne precedentemente ritenute sterili. Tuttavia, si è notato un lieve aumento di incidenza di aborti spontanei nelle donne che sono state sottoposte a miomectomia, sebbene si tratti di una percentuale limitata.
Il fibroma impedisce la gravidanza?
La presenza di un fibroma può rendere più difficile l’insorgenza o il mantenimento di una gravidanza. Questo dipende dal numero e dalla localizzazione dei miomi. In genere il fibroma è una condizione pre-esistente alla gravidanza. Il clima ormonale che si viene a instaurare in gravidanza favorisce l’aumento del volume dei miomi.
Può degenerare?
In alcuni casi i fibromiomi possono aggravarsi alterando le loro caratteristiche. Le cosiddette degenerazioni del fibroma sono dovute a una mancanza di nutrimento delle cellule, dovuta al non sufficiente apporto di sangue. Si può avere degenerazione ialina, calcifica o rossa, che si verifica di solito in gravidanza. Sono molto rari i casi in cui il fibroma si trasforma in un tumore maligno, cioè avviene una degenerazione in senso sarcomatoso. Inoltre, sembra che gli ormoni siano in grado di influenzare il loro sviluppo. E’ difficile che i fibromi si sviluppino prima del menarca, ossia dalla prima mestruazione, e in genere dopo l’insorgenza della menopausa tendono a ridursi di volume. Si è anche visto che i fibromi sono più frequenti nelle donne di razza nera alle quali si possono presentare in età più giovanile.
Quale cure?
In alcuni casi il medico prescrive un trattamento farmacologico (per esempio i cosiddetti analoghi del Gn RH) in grado di ridurre il volume del fibroma. E’ bene considerare gli effetti collaterali che queste cure arrecano alla paziente. Soprattutto alla luce del fatto che interrompendo la cura si interrompono i benefici terapeutici. In genere questa terapia viene attuata in funzione di un successivo intervento. Perciò queste cure a base di farmaci non sono da considerarsi definitive in quanto nel momento stesso in cui si interrompe la terapia (che non può essere protratta oltre un certo limite di tempo) e la stesse non dovesse essere seguita dall’intervento, i fibromi ricominciano a crescere.
A cura di Lucia Giaculli
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