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Fiato corto: quali sono le cause della fatica a respirare 

Il fiato corto (o dispnea) è un disturbo molto comune che possiamo avvertire anche svolgendo le attività più banali. Per esempio, dopo aver salito delle rampe di scale, dopo aver camminato velocemente o corso per non perdere un treno. Insomma, si può sperimentare una sensazione di affanno, di mancanza di fiato in diverse occasioni e non si tratta di un sintomo necessariamente preoccupante; dalla sedentarietà alla mancanza di allenamento, in molti casi bastano semplici modifiche dello stile di vita per abituare la respirazione ai piccoli sforzi quotidiani. 
Tuttavia, in alcuni specifici casi, la difficoltà a respirare può indicare la presenza di problematiche più gravi

Quali possono essere le cause del fiato corto? E quali sono gli esami utili a diagnosticare l’eventuale presenza di patologie ad esso correlate? 

Ne parliamo con la dottoressa Paola Scarano, pneumologa presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas Rozzano e i centri medici Humanitas Medical Care

Fiato corto: che cosa comporta? 

La dispnea (più comunemente conosciuta come “affanno”) si presenta come una sensazione di mancanza di fiato, soggettiva e differente da persona a persona. 
È pertanto fondamentale ascoltare il paziente poiché in grado di fornire informazioni fondamentali sulla causa alla base di questo sintomo. Si tratta infatti di un sintomo che, in base alle condizioni della persona e alle situazioni in cui si verifica, può o meno correlarsi a diverse patologie. 
Una vita sedentaria o condizioni quali sovrappeso o obesità sono frequenti causa di fiato corto anche per sforzi fisici abituali lievi o moderati come percorrere brevi tragitti a piedi, portare dei pacchi della spesa e talvolta anche vestirsi
Anche attacchi di panico, ansia o depressione, possono essere causa di fiato corto. 

Tuttavia, la dispnea può essere anche un sintomo da indagare con maggiore attenzione; può rappresentare infatti un campanello di allarme per:

La dispnea non è quindi da sottovalutare: è fondamentale consultare il proprio medico curante per contestualizzare e indagare tale sintomatologia e per comprenderne esattamente le cause. 

Fiato corto: le cause e i sintomi 

Vi sono quindi diversi motivi per cui una persona può presentare il fiato corto: fondamentale è innanzitutto distinguere una dispnea da sforzo da una dispnea a riposo, così come distinguere un disturbo acuto da uno cronico
Persone con stile di vita particolarmente sedentario, poco allenate e quindi con conseguente limitazione funzionale, possono presentare la cosiddetta dispnea da sforzo, talvolta anche per compiti banali. 

Il cuore, così come i muscoli delle gambe, diventano sempre meno allenati e con delle domande mirate e attente si può effettivamente comprendere che l’affanno e la limitazione funzionale siano dovute all’affaticamento muscolare
Tra le patologie pneumologiche, le cause più frequenti di fiato corto sotto sforzo comprendono l’asma, la broncopneumopatia cronica ostruttiva, la fibrosi polmonare e le patologie neuromuscolari
Fondamentale è conoscere anche le abitudini di ogni paziente, in quanto l’esposizione al fumo di sigaretta (sia attivo che passivo) e l’esposizione a polveri o materiale particolato rappresentano un importante fattore di rischio per patologie respiratorie e per l’insorgenza del fiato corto. 

Una dispnea acuta, che invece si presenta spesso a riposo e nell’arco di pochi minuti o ore, potrebbe essere dovuta a condizioni quali:

  • infarto
  • crisi asmatica
  • embolia polmonare
  • pneumotorace
  • polmonite
  • necessità di una valutazione medica urgente

La fatica a respirare è già di per sé un sintomo, ma al fiato corto si possono associare altre manifestazioni cliniche, come: 

Un’attenta analisi di tutte le manifestazioni cliniche che presenta il paziente è fondamentale per orientarci sulla possibile causa della dispnea. 

Fiato corto: la visita e gli esami per la diagnosi

La visita specialistica si compone di tre fasi fondamentali per poter inquadrare il paziente e i suoi sintomi: anamnesi, esame obiettivo e esami strumentali

L’anamnesi è la raccolta di tutte le informazioni riguardanti la storia clinica del paziente e la descrizione dei sintomi che presenta. 
Se il paziente lamenta fiato corto è necessario indagare se abbia mai sofferto di patologie respiratorie (sia in età pediatrica sia in età adulta), le caratteristiche di questo sintomo, come e quando è insorto, le condizioni in cui si manifesta e se e come si modifica nel tempo. 
Non solo, è fondamentale anche raccogliere informazioni circa le proprie abitudini quotidiane, indagare eventuale storia di tabagismo, storia di allergia stagionale e ottenere informazioni sulla propria attività lavorativa e sull’eventuale familiarità per patologie respiratorie. 

Dopo una attenta raccolta anamnestica, è il momento dell’esame obiettivo, quindi della ricerca dei segni clinici della mancanza di fiato. 
Si procede con la rilevazione di parametri quali:

  • pressione arteriosa
  • frequenza cardiaca e frequenza respiratoria
  • saturazione periferica dell’ossigeno

Durante l’auscultazione del torace, l’attenzione deve essere diretta a variazioni di intensità, della qualità e della continuità del fisiologico rumore respiratorio (murmure vescicolare). Si possono riscontrare rumori respiratori aggiunti quali:

  • ronchi
  • rantoli
  • sibili
  • crepitii
  • rumori da sfregamenti pleurici

a seconda della patologia respiratoria da cui il paziente è affetto. 

Tra gli esami diagnostici più comunemente utilizzati per indagare le forme croniche di fiato corto vi sono: 

  • Spirometria (specie quella globale o pletismografia) con test di broncodilatazione farmacologica, per indagare patologie quali asma o la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).
  • Test del cammino, per valutare se la presenza del fiato corto sotto sforzo si accompagna anche a una riduzione dei valori della ossigenazione del sangue. 
  • Emocromo, in quanto l’anemia può essere causa di dispnea o di ridotta tolleranza allo sforzo. 
  • Radiografia del torace, per valutare eventuali addensamenti polmonari, versamento pleurico, cifoscoliosi, alterazione della distribuzione vascolare polmonare. Indagine di secondo livello è rappresentata dalla TC del torace. 
  • Elettrocardiogramma ed ecocardiogramma transtoracico, per la valutazione di eventuali patologie cardiovascolari. 

Il test da sforzo cardiopolmonare rappresenta un’indagine più avanzata, da eseguire qualora le indagini precedenti non abbiano condotto a una chiara causa del fiato corto che il paziente lamenta. 
Come già detto precedentemente, le forme acute di dispnea rappresentano una vera e propria urgenza medica e richiedono una rapida e tempestiva valutazione da parte di un clinico. 

Fiato corto e disturbo di ansia 

Non necessariamente il fiato corto è associato a un’alterazione organica di natura pneumologica, cardiovascolare o neurologica. 
Il fiato corto o fame d’aria, si può anche verificare in risposta a uno stato di ansia o di forte stress, durante i quali il nostro organismo può entrare in una fase di iperattivazione con incremento della frequenza cardiaca, della sudorazione, con l’insorgenza di una sensazione di affanno o di mancanza di aria in assenza di problemi organici sottostanti. 
Spesso tale disturbo è accompagnato da sintomi come tachicardia e sensazione di panico e peggiora nei periodi di stress intenso e migliora una volta che il livello di ansia diminuisce. 
Sicuramente rimuovere la fonte di stress e tecniche di rilassamento possono aiutare nel contrastare tale disturbo.

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