La cirrosi è una degenerazione a carico del fegato, comunemente associata all’abuso di alcol o all’epatite virale. Tuttavia, un eccessivo consumo di alcolici – per quanto dannoso – non rappresenta l’unica causa di cirrosi.
La NASH – ovvero la steatoepatite non alcolica, è una malattia del fegato caratterizzata dall’accumulo di grasso, la cui complicazione più temibile è proprio la cirrosi. Non dipendendo dall’assunzione di alcol, quindi, la NASH può riguardare anche persone astemie.
Approfondiamo l’argomento con la professoressa Ana Lleo De Nalda, epatologa in Humanitas e presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Premuda a Milano.
Che cos’è la cirrosi?
Quando parliamo di cirrosi ci riferiamo a una degenerazione del fegato legata all’accumulo eccessivo di tessuto fibroso, che determina alterazioni della sua struttura e delle sue funzioni. Questi fattori possono portare all’aumento della pressione a livello della vena principale del fegato (la vena porta) e anche all’incapacità dell’organo di sintetizzare proteine essenziali per l’organismo come l’albumina. Ciò porterà poi a emorragie del tratto digestivo alto, alla comparsa di ascite – ovvero il liquido che si accumula a livello addominale – e gonfiore a livello delle gambe. Inoltre, il fegato non riesce a metabolizzare le sostanze assorbite dall’intestino ed eliminare le tossine:
Tra le cause di cirrosi, oltre all’abuso di alcol e alla steatoepatite non alcolica, negli adulti indichiamo:
- l’epatite B;
- l’epatite C;
- malattie autoimmuni del fegato causate da un sistema immunitario iperattivo;
- accumulo di ferro o rame.
Steatoepatite non alcolica: quali sono le cause
La steatoepatite non alcolica (NASH) è una patologia legata all’accumulo di grasso nel fegato. Si tratta di una condizione più grave rispetto alla semplice steatosi nota anche come “fegato grasso”, perché la steatoepatite non alcolica porta a processi infiammatori, di cicatrizzazione e morte dei tessuti, che possono alterare in definitiva la funzionalità dell’organo.
La steatoepatite non alcolica è riscontrabile con più facilità nelle persone obese, in sovrappeso o che in generale svolgono poca attività fisica, e spesso è associata alla presenza di diabete o sindrome metabolica.
Le cause principali della steatoepatite non alcolica sono:
- dieta scorretta, troppo ricca di grassi;
- condizione di sovrappeso o obesità;
- dislipidemia, ovvero la presenza di elevati livelli di trigliceridi e colesterolo nel sangue;
- diabete di tipo 2.
Steatoepatite non alcolica: i sintomi
I sintomi della steatoepatite non alcolica si presentano solo quando lo stadio della cirrosi è già avanzato, sono comuni a tutte le cause di cirrosi e includono:
La cirrosi, inoltre, può dare origine ai tumori del fegato.
Steatoepatite: come si cura?
Prima di parlare di terapia, è importante parlare di prevenzione: la steatoepatite si combatte in anticipo, evitando uno stile di vita sedentario, svolgendo attività fisica regolare e seguendo una dieta bilanciata, ricca di proteine vegetali, cereali integrali, pesce e carni bianche, ma povera di carni rosse e il più possibile priva di dolci e alcolici. In questo senso, la dieta mediterranea è particolarmente indicata per diminuire di peso e ridurre quindi la quantità di steatosi.
Una volta che la steatosi ha preso piede, il processo degenerativo che porterà la steatosi non alcolica in fibrosi epatica non si può bloccare con farmaci in commercio.
Lo stile di vita, però, va necessariamente modificato, migliorando alimentazione, bloccando la sedentarietà e vietando gli alcolici.
Ad oggi non esistono farmaci registrati per il trattamento della steatoepatite non alcolica; esistono tuttavia numerose sperimentazioni cliniche (attive anche in Humanitas) con molecole con diversi meccanismi di azione alcune delle quali sembrano essere promettenti.
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