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Farmaci e sole: quali interazioni?

Con l’arrivo dell’estate si tende a passare più tempo all’aperto, un piacere che, tuttavia, può coincidere con l’insorgenza di patologie causate dall’esposizione prolungata alla luce solare. Per esempio, chi assume determinati farmaci potrebbe sviluppare reazioni fotosensibili, ossia fototossiche o fotoallergiche, scatenate dai raggi solari, o meglio dalle radiazioni UVA di questi, che interagiscono con le molecole del medicinale.

Approfondiamo l’argomento con il professor Enrico Heffler, capo sezione autonoma Centro medicina personalizzata: Asma e Allergologia dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano.

Fototossiche o fotoallergiche: le possibili reazioni ai raggi UVA

I raggi ultravioletti provocano problematiche alla cute, come scottature che, nel corso degli anni, potrebbero portare allo sviluppo di melanoma: a causare queste patologie della pelle sono i raggi UVB, mentre i raggi UVA, responsabili del precoce invecchiamento della pelle, possono interagire con le molecole di determinati farmaci, provocando reazioni avverse, in particolare in forma eritematosa o orticariode. È quella che definiamo fotosensibilizzazione, ossia la capacità di un farmaco di influire sulla salute della pelle rendendola maggiormente reattiva alla luce solare.

Le reazioni fotosensibili causate dai raggi UVA sono di due tipi: fototossiche o fotoallergiche. È bene saperle distinguere, perché mentre per le seconde si presentano anche dopo 24-72 ore dopo l’esposizione alla luce solare, le prime si possono verificare anche immediatamente dopo un’esposizione breve ma intensa. 

Le reazioni fototossiche sono le più comuni e si sviluppano rapidamente a seguito dell’esposizione ai raggi solari. La sintomatologia comprende bruciature leggere, ustioni più severe e iperpigmentazione. L’irritazione si sviluppa in particolar modo nella zona della cute maggiormente colpita dai raggi solari (per esempio le braccia, le mani, il naso o la nuca). Queste reazioni sono dipendenti dal dosaggio del farmaco assunto: più la dose sarà alta, più avremo possibilità di sviluppare una sintomatologia severa. I raggi UVA, infatti, interagiscono chimicamente sul principio attivo del farmaco, provocando lo sviluppo di molecole dannose per le membrane cellulari.

Le reazioni fotoallergiche, come abbiamo detto, possono invece manifestarsi dopo 1-3 giorni dall’esposizione ai raggi UVA e accadono più frequentemente in soggetti atopici (predisposti ad essere allergici), nei quali la luce solare favorisce una reazione allergica al farmaco. Si riconoscono perché solitamente inducono orticaria (pomfi cutanei diffusi), oppure arrossamenti, desquamazione e vescicole, sia nelle zone colpite dai raggi UVA sia in parti del corpo non esposte. 

I farmaci che interagiscono con i raggi UVA

In generale, chi sta seguendo una terapia farmacologica dovrebbe in ogni caso limitare l’esposizione al sole, proteggendosi con vestiti coprenti, cappelli, creme solari e occhiali da sole. Vi sono tuttavia alcuni farmaci che interagiscono maggiormente con i raggi UVA provocando reazioni fotosensibili.

Tra questi vi sono:

Cosa fare in caso di reazione fotosensibile?

In caso di reazione fotosensibile, il primo passo da compiere è contattare il proprio medico per valutare se è possibile sospendere il farmaco responsabile dello sfogo ed evitare di utilizzare deodoranti o profumi che potrebbero peggiorare l’irritazione. 

Qualora non fosse possibile sospendere il medicinale, in attesa di un consulto specialistico, è opportuno evitare l’esposizione alla luce solare, in particolare nelle ore centrali della giornata, quando i raggi UVA sono più forti.

In caso si dovesse uscire, è necessario utilizzare una crema solare, cospargendo adeguatamente tutta la cute. Bisogna scegliere una crema con protezione sia ai raggi UVB sia ai raggi UVA. Inoltre è bene utilizzare vestiti in stoffe ampie e leggere, che coprano braccia e gambe, e gli occhiali da sole. 

Ultimo aggiornamento: Luglio 2024
Data online: Giugno 2021

Specialista in Allergologia e Immunologia Clinica

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