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ESMO: Humanitas al congresso della European Society for Medical Oncology

Dal 13 al 17 settembre 2024 si è svolto a Barcellona il congresso annuale dell’European Society for Medical Oncology (ESMO), un evento che, con il meeting americano dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), si conferma di fondamentale rilevanza per l’aggiornamento sulla Ricerca sul cancro a livello internazionale.
ESMO 2024 ha visto la partecipazione di 34000 persone e la presentazione di dati particolarmente rilevanti, il cui impatto può contribuire a cambiare la pratica clinica per il trattamento di diverse patologie oncologiche.

A ESMO erano presenti anche gli specialisti dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano. Vediamo gli studi presentati dalla professoressa Lorenza Rimassa, Capo Sezione Tumori Epatobiliopancreatici e docente di Humanitas University, dal professor Paolo Bossi, Capo Sezione Oncologia Medica dei tumori testa-collo e dei tumori della pelle spinocellulari e basocellulari, dal professor Matteo Simonelli, Capo sezione studi di nuovi farmaci in fase precoce (Fasi 1) nei tumori solidi e della Sezione di Neuro-Oncologia, e dal dottor Alberto Puccini, oncologo dell’Unità Oncologia medica ed Ematologia.

Tumori epatobiliari: nuovi importanti risultati per il trattamento dell’epatocarcinoma

Tra gli studi sulle patologie epatobiliopancreatiche riferiti a ESMO 2024, particolare rilevanza hanno i dati dello studio Five-year overall survival (OS) and OS by tumour response measures from the Phase 3 HIMALAYA study of tremelimumab plus durvalumab in unresectable hepatocellular carcinoma (uHCC) presentati dalla professoressa Lorenza Rimassa. Lo studio, di fase 3, offre dati inediti e fortemente positivi circa l’analisi di sopravvivenza a cinque anni per i portatori di epatocarcinoma avanzato, attraverso la valutazione di una nuova combinazione di immunoterapia STRIDE (durvalumab e tremelimumab) versus sorafenib, accertando la superiorità della combinazione STRIDE. 

I risultati riportano una sopravvivenza a 5 anni del 20% circa dei pazienti con epatocarcinoma avanzato trattati con combinazione STRIDE, rispetto a una sopravvivenza media normalmente inferiore al 10%. Si tratta di un dato di fondamentale importanza e completamente inedito, applicabile non solo ai pazienti con risposta al trattamento ma anche a pazienti con stabilità di malattia. I pazienti che, infatti, presentano un controllo di malattia e che sopravvivono a 5 anni grazie alla combinazione STRIDE sono circa il 30%: un risultato fortemente positivo, che non è a oggi dimostrato con nessun altro dei regimi disponibili in pratica clinica o in ricerche di cui si conoscono già i dati. Inoltre, in termini di tollerabilità, durante lo studio non sono stati evidenziati nuovi effetti avversi rispetto all’analisi già pubblicata.

La professoressa Rimassa ha anche presentato i dati relativi allo studio ProvIDHe, di fase 3b, dedicato alla valutazione della terapia a bersaglio molecolare nei pazienti con colangiocarcinoma e mutazione a carico di IDH1. Lo studio, volto a un’ulteriore valutazione della tollerabilità della terapia, che è già utilizzata nella pratica clinica, ha espresso dei primi risultati che hanno rafforzato il ruolo dell’analisi molecolare e del farmaco nel trattamento di questo tipo di tumori.

Tumori testa collo: l’impatto delle nuove ricerche sulla chirurgia

Importanti spunti anche per quanto riguarda i tumori testa-collo, grazie ai risultati degli studi indipendenti presentati dal professor Paolo Bossi. Lo studio PRIME, sull’utilizzo di immunoterapia e inibitori di PARP prima del trattamento chirurgico, presenta i dati di sicurezza e dell’impatto sulla fattibilità della chirurgia. I dati evidenziano infatti un trattamento sicuro e privo di effetti collaterali inaspettati, che non ha impatto sui successivi trattamenti chirurgici effettuati, come da programma, su tutti i pazienti che hanno seguito la terapia e senza complicanze inattese.

Lo studio POINT, invece, porta l’attenzione su un tumore raro: il carcinoma del rinofaringe. I pazienti coinvolti nello studio sono stati sottoposti a un trattamento con immunoterapia e olaparib, un farmaco inibitore di PARP, ma sebbene l’attesa della studio fosse incrementare le risposte alla sola immunoterapia, i risultati non hanno evidenziato differenze significative rispetto a casi precedentemente trattati con un solo farmaco. Lo studio, negativo dal punto di vista dei risultati clinici, si è rivelato però particolarmente utile per individuare la direzione che la Ricerca dovrà seguire nel prossimo futuro.

Infine, lo studio europeo PRESERVE, ha permesso di individuare un predittore di risposta al trattamento di chemioterapia e radioterapia nei tumori della laringe. I pazienti con malattia che devono sottoporsi a un trattamento di laringectomia totale con conseguente perdita della voce, potranno infatti grazie a questo strumento, che si avvale di dati molecolari della malattia associati a dati clinici del paziente e delle caratteristiche del tumore, essere in futuro selezionati per ricevere un trattamento chemioterapico in grado di preservare la funzionalità delle corde vocali.

Sviluppo nuovi farmaci: lo studio su inibitore selettivo delle chinasi ciclina-dipendente 2

Nell’ambito dello sviluppo di nuove strategie terapeutiche antitumorali, di particolare rilievo sono i dati presentati in sessione orale dal professor Simonelli relativi a un nuovo, potente, e altamente selettivo inibitore di CDK2 (cyclin-dependent kinase 2), INC123667. Lo studio di Fase I prevedeva una fase per determinare la dose e la schedula corretta di somministrazione del farmaco, condotta con un innovativo disegno statistico ibrido, dove sono stati individuati due dosaggi e schedule di somministrazione del farmaco orale (50 mg due volte al giorno – 125 mg una volta al giorno) che hanno garantito un buon profilo di sicurezza e un’attività antitumorale incoraggiante in diverse patologie (carcinoma ovarico, tumore mammario triplo negativo). 

Le tossicità ematologiche in particolare neutropenia e piastrinopenia, e quelle gastroenteriche (come la nausea), sono gli effetti collaterali legati al farmaco risultati più comuni. I due dosaggi sono stati selezionati non solo in base alla tollerabilità, ma anche in base alle caratteristiche farmacocinetiche che dimostravano un’ottima ed estremamente selettiva attività inibitoria nei confronti del target (CDK2). 

Il professor Simonelli ha presentato anche i preliminari dati di efficacia di INC123667 nella coorte espansa di pazienti con carcinoma ovarico avanzato pluritrattate e amplificazione del gene CCNE1 o iperespressione della ciclina E; sulle 67 pazienti trattate si sono osservate 2 risposte complete e 14 parziali, oltre a 38 stabilizzazioni di malattia, per un tasso di controllo di malattia in una popolazione ricordiamo con prognosi estremamente negativa, davvero promettente del 76%. Lo studio è attualmente ancora in corso per verificare la possibilità di associare INCB1213667 insieme ad altre selezionate terapie anticancro in diversi setting e patologie.

Tumori del colon-retto: l’effetto delle mutazioni sulle scelte terapeutiche

Nel campo del trattamento dei tumori del colon retto, è stato presentato dal dottor Alberto Puccini lo studio Impact of RAS and BRAFV600E mutations on tumor immune microenvironment and associated genomic alterations in patients with microsatellite instability (MSI) or DNA Mismatch Repair Deficient (dMMR) colorectal cancer. La valutazione, retrospettiva su una casistica di 500 pazienti circa interessati da adenocarcinoma del colon-retto metastatico con instabilità dei microsatelliti, ha visto l’analisi molecolare estesa a base di DNA e RNA per valutare l’impatto delle mutazioni RAS e BRAFV600E sul microambiente immunitario del tumore e sulle alterazioni genomiche associate.
I dati riportati dallo studio, suggeriscono che i pazienti con tumore del colon retto con instabilità dei microsatelliti (MSI) e mutazione del gene RAS siano meno immunogenici e contengano un profilo infiammatorio tumorale più basso rispetto ai tumori RAS wild-type o BRAF V600E mutati. Questi risultati, se validati in ulteriori studi, potrebbero avere un impatto rilevante sulle scelte terapeutiche dei pazienti.

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