In Humanitas è stato condotto uno studio su 390 pazienti volto a dimostrare l’efficacia, in termini di controllo del dolore, del trattamento di riabilitazione dopo un intervento per risolvere un’ernia del disco. I risultati sono incoraggianti e hanno messo in evidenza l’importanza della fisioterapia e dell’esercizio fisico. Esercizi per la buona salute della schiena, quindi. E non solo dopo un intervento chirurgico, ma nell’ambito di una corretta “cultura” del corpo. Lo studio è stato realizzato dagli specialisti dell’Unità Operativa di Neuroriabilitazione, che fa parte del Dipartimento di Riabilitazione e Recupero Funzionale, guidato dal dott. Stefano Respizzi.
Lo scopo dello studio
“In questa ricerca – spiegano gli esperti – abbiamo voluto analizzare l’evoluzione dei pazienti sottoposti a chirurgia dell’ernia del disco lombare, prendendo in considerazione 390 individui operati in Humanitas in una periodo di 4 anni. Tutti i pazienti sono arrivati all’intervento dopo che, di fronte a un quadro clinico di lombo-sciatalgia, è emersa l’evidenza radiografica e neurologica della presenza di una compressione del tronco nervoso.
Il dolore è stato considerato un indicatore di efficacia e sono stati indagati altri tre ambiti: avere fatto attività riabilitativa, avere praticato attività sportiva e avere ripreso l’attività lavorativa. A questo scopo è stato preparato un questionario costituito da domande che prevedessero preferibilmente una risposta chiusa (SÌ/NO), che è stato poi somministrato ai pazienti per via telefonica.
La risposta finale è stata di 204 pazienti. Su questi dati si è proceduto a effettuare una valutazione dell’evoluzione del dolore e delle variazioni rispetto agli interventi eventualmente messi in atto, cioè riabilitazione, attività sportiva e ripresa dell’attività lavorativa. In merito a quest’ultimo aspetto, è stato necessario effettuare una discriminazione tra attività lavorativa leggera e pesante”.
I risultati
“Dallo studio è emersa l’indubbia efficacia della fisioterapia in termini di riduzione del dolore. È emerso anche il fatto che i pazienti che avevano un curriculum sportivo hanno avuto un approccio migliore al trattamento riabilitativo (fisioterapia in modo più intensivo e protratto nel tempo) e di conseguenza anche un risultato migliore in termini di diminuzione del dolore. In genere, chi pratica attività sportiva migliora la propria condizione fisica rispetto alle persone sedentarie. Tra gli sport praticati si è notata una netta prevalenza del nuoto, anche se in letteratura non esiste un’evidenza scientifica sugli effetti benefici di questo sport per i problemi di colonna.
È stata poi evidenziata un’associazione positiva tra la riabilitazione e l’attività lavorativa leggera/sedentaria: in altre parole, sembra che chi pratica un lavoro leggero sia più predisposto a partecipare attivamente al trattamento riabilitativo. Tutti i pazienti che nel periodo post-operatorio sono stati visitati dal fisiatra hanno ricevuto la prescrizione di un progetto riabilitativo basato su esercizi per la salute della schiena. Non è stato possibile standardizzare il trattamento e questo è indubbiamente un limite di questo studio, ma si è visto che trattamenti riabilitativi aggiuntivi, quali la TENS e la magnetoterapia, non hanno migliorato l’efficacia in termini di controllo del dolore. L’utilizzo di ortesi (bustini) è apparso non influire significativamente sulla riduzione del dolore”.
Le conclusioni
“Da questo studio e dall’esperienza clinica emerge l’importanza di incrementare nella popolazione la cultura sportiva nell’accezione più ampia e meno agonistica del termine. Nel momento in cui, a causa di una malattia, si subisce un calo di performance, è fondamentale avere un approccio corretto nei confronti dell’esercizio fisico, che troppo spesso è visto come un sacrificio a cui doversi sottoporre. È poi opportuno sottolineare l’importanza, di fronte a un problema di lombalgia, di tentare sempre, qualora le condizioni cliniche lo permettano, la via incruenta della fisioterapia prima del trattamento chirurgico”.
29/05/2007
A cura di Elena Villa
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