L’epatite è un’infiammazione del fegato, le cui cause possono essere differenti, tra cui: abuso di alcol, farmaci, risposta autoimmune errata (l’organismo riconosce il fegato come dannoso e lo attacca) o infezione virale.
Si distinguono epatiti acute, insorgono velocemente nel corso di qualche giorno o poche settimane, ed epatiti croniche, che rappresentano una condizione che persiste da più di 6 mesi.
Quali sono i sintomi dell’epatite e come si trasmette? Ne parliamo con la professoressa Ana Lleo De Nalda, Capo Sezione Day Hospital Epatologia presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas.
I diversi tipi di epatite
Distinguiamo principalmente tre tipologie di epatiti: le epatiti virali, non virali, autoimmuni.
Le epatiti virali, le più frequenti, sono principalmente causate da virus epatospecifici, tra cui A, B, C, D, E, e da virus sistemici come citomegalovirus, herpes virus, virus della mononucleosi, SARS-CoV-2 e altri.
- Epatite A: causata dal virus HAV appartenente alla famiglia dei picornavirus, è altamente contagiosa e si manifesta con sintomi simil-influenzali, compreso l’ittero. Può essere contratta attraverso l’ingestione di acqua o cibo contaminato dal virus o il contatto con persone infette.
- Epatite B: è causata dal virus HBV e la trasmissione può avvenire attraverso il sangue infetto, rapporti sessuali non protetti o da madre a figlio/a durante il parto se la madre è infetta. Può cronicizzarsi nel 5% dei casi, portando a cirrosi, tumore del fegato e insufficienza epatica.
- Epatite C: è causata dal virus HCV, la trasmissione è simile a quella dell’epatite B. Cronicizza in circa il 60-85% dei casi e può causare cirrosi, epatocarcinoma ed insufficienza epatica.
- Epatite D: è causata dal virus HDV che però è un virus cosiddetto satellite (o subvirione) e ha dunque bisogno di un altro virus per potersi replicare, pertanto agisce in presenza del virus dell’epatite B. Si trasmette con sangue infetto, rapporti sessuali non protetti, oppure durante il parto dalla madre infetta al figlio/a. Le persone con epatite D hanno un rischio triplo di sviluppare un tumore al fegato.
- Epatite E: è causata dal virus HEV; è simile all’epatite A, si trasmette per via oro-fecale attraverso carne di maiale cruda e acqua contaminata. Può essere particolarmente pericolosa in gravidanza.
- Infine, è importante sapere che anche alcuni virus minori (per es. citomegalovirus o Epstein Barr Virus) possono causare epatiti generalmente di lieve entità che si autorisolvono.
Le epatiti non virali possono derivare da esposizione a quantità eccessive di alcol, problemi metabolici, malattie rare o assunzione di determinati farmaci. Per quanto riguarda l’assunzione di alcol la dose massima consigliata, in assenza di altre condizioni mediche, è di una unità per le femmine e due per i maschi.
Le epatiti autoimmuni si manifestano quando il sistema immunitario attacca il fegato, causando infiammazione che può progredire verso cirrosi e danni permanenti. Questa forma di epatite colpisce principalmente il sesso femminile.
Epatite: quali sono i sintomi?
L’epatite nella maggior parte dei casi può manifestarsi senza sintomi evidenti; tuttavia in corso di epatite possono essere presenti alcuni sintomi aspecifici quali:
- Dolori muscolari e articolari
- Febbre
- Nausea e vomito
- Sensazione di stanchezza e malessere
- Perdita di appetito
- Urina scura
- Feci chiare
- Pelle pruriginosa
- Ittero (ingiallimento degli occhi e della pelle).
Epatite: quali esami fare per la diagnosi?
La diagnosi di epatite avviene attraverso una visita specialistica, che include lo studio dell’anamnesi completa del paziente e della sua famiglia, l’esecuzione di esami del sangue mirati e un’ecografia dell’addome.
Nella ricostruzione della storia del paziente, il medico deve considerare i tempi di latenza diversi delle epatiti: l’epatite A può manifestarsi dopo 2-3 settimane fino a un massimo di due mesi; l’epatite B richiede da 1-2 mesi fino a un massimo di 6 mesi per la comparsa dei sintomi; l’epatite C ha un periodo di incubazione che varia da uno a sei mesi.
Epatite: come si cura?
La terapia dell’epatite varia a seconda del tipo e della fase clinica della malattia. Le epatiti virali B e C richiedono una terapia antivirale. Importante segnalare che l’epatite C con i farmaci antivirali diretti disponibili attualmente può essere completamente eliminata; la terapia è breve (massimo 3 mesi) e molto ben tollerata. D’altra parte, le epatiti A ed E tendono a regredire spontaneamente nel giro di un paio di mesi senza causare danni al fegato, anche se in alcuni casi, come nei soggetti immunocompromessi, l’epatite E può richiedere una terapia antivirale.
Per le epatiti autoimmuni, il trattamento può prevedere l’uso di cortisone eventualmente associato a immunosoppressori.
In situazioni rare, come nell’epatite fulminante, potrebbe essere necessario ricorrere al trapianto di fegato.
Epatite: si può prevenire?
Alcune forme di epatite (es. virali, da alcol e metaboliche) si possono prevenire. La prevenzione passa attraverso un sano stile di vita, che deve essere attivo e includere una dieta sana e bilanciata e un minimo consumo di alcolici.
Per prevenire l’epatite A e l’epatite B sono necessari i vaccini: in Italia il vaccino contro l’epatite B è obbligatorio dal 1991 ed è offerto gratuitamente dal Sistema Sanitario Nazionale. Il vaccino contro l’epatite A è in genere raccomandato in previsione di un viaggio in zone considerate a rischio (Africa, Asia Sudorientale o Sudamerica) e alle persone con epatite cronica. Viene somministrato in due dosi a sei mesi di distanza fra loro.
Infine, laddove si effettuino tatuaggi e piercing occorre rivolgersi a professionisti, che lavorino in strutture certificate dove vengono utilizzati solamente strumenti adeguati.
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