La frequenza cardiaca rappresenta il numero di battiti (pulsazioni) che il cuore compie ogni minuto, necessari per far circolare il sangue all’interno dell’organismo.
Per ottenere una stima approssimativa della frequenza cardiaca, il metodo più semplice è quello di percepire le pulsazioni dell’arteria carotide posizionando delicatamente i polpastrelli del dito indice e medio sotto la mandibola, o più finemente sentire il polso premendo le dita sul lato del polso vicino al pollice.
Il cardiofrequenzimetro e il saturimetro sono due tipi di misuratori elettronici per l’esame della frequenza cardiaca; il saturimetro consente di misurare anche la saturazione dell’ossigeno all’interno del sangue (il rapporto tra l’ossigeno presente nel sangue e la quantità massima di ossigeno che può essere trasportata dal sangue).
In ambito cardiologico, l’elettrocardiogramma è lo strumento principale utilizzato per misurare la frequenza cardiaca. Ne parliamo con il dottor Alessandro Sticchi, cardiologo presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano.
Elettrocardiogramma: in cosa consiste l’esame?
L’elettrocardiogramma (ECG) è un esame completamente non invasivo, privo di alcun dolore, che registra graficamente l’attività cardiaca. Utilizzando elettrodi posizionati sul corpo del paziente, collegati da fili elettrici o in modalità wireless all’elettrocardiografo, questo strumento traccia graficamente, su apposita carta ed entro determinati canoni di velocità per secondo, l’attività elettrica del cuore.
L’ECG è prezioso per individuare eventuali anomalie nella conduzione dell’impulso elettrico, come aritmie, ispessimenti delle pareti cardiache o danni cardiaci pregressi.
L’esame può anche essere eseguito a riposo o sotto sforzo, utilizzando un tapis roulant o una cyclette. La decisione di eseguire un ECG sotto sforzo è presa dallo specialista ed è finalizzata a monitorare l’attività cardiaca durante lo stress, permettendo di rilevare eventuali segni di affaticamento cardiaco, l’insorgenza di aritmie o più in generale lo status cardiovascolare del paziente attraverso la registrazione ECG e la misurazione pressoria.
Come vanno interpretati i risultati di un elettrocardiogramma?
Una frequenza cardiaca considerata normale oscilla tra i 60 e i 100 battiti al minuto. Valori al di sotto di 60 indicano bradicardia (battiti cardiaci più lenti), mentre valori superiori a 100 denotano tachicardia.
Non sempre bradicardia e tachicardia sono sintomi di una patologia; ci sono condizioni come l’attività fisica o il sonno che possono temporaneamente alterare la frequenza cardiaca.
Ovviamente, come spesso capita in medicina, vi sono molte eccezioni. L’età è un fattore chiave nell’interpretazione dei risultati: in persone giovani, una frequenza cardiaca bassa può essere il risultato di un allenamento fisico regolare, mentre in persone over 65, una diminuzione significativa della frequenza cardiaca può richiedere maggior attenzione. Ancora in bambini e adolescenti sono normali una frequenza più elevata o una fisiologica aritmia respiratoria.
Nonostante l’avanzamento e la diffusione di tecniche di imaging sempre più accurate e di facile utilizzo, la visita cardiologica e l’ECG rappresentano la base imprescindibile di un approfondimento sullo status cardiovascolare del paziente.
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