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Elaborazione dei ricordi traumatici: un nuovo studio di Ricerca

Il cervello umano elabora i traumi in maniera complessa. Quelli recenti, per esempio, vengono affrontati in modo differente rispetto a quelli che si sono verificati in un passato più lontano: queste differenze di elaborazione, però, prima d’ora non sono mai state comprovate secondo evidenza scientifica.

I meccanismi neuronali che consentono l’elaborazione dei ricordi legati a traumi occorsi in passato sono stati identificati recentemente dalla dottoressa Bianca Silva, ricercatrice del CNR presso Humanitas Research Hospital, nell’ambito di una Ricerca con il team del professor Johannes Gräff  al Politecnico di Losanna (EPFL), pubblicata a maggio 2021 su Nature Neuroscience.

La dottoressa Silva, il professor Gräff e l’equipe di Ricerca dell’EPFL, hanno infatti identificato quelle regioni cerebrali che sono adibite alla riprogrammazione dei ricordi traumatici e osservato il loro comportamento, che risultava differente in caso di traumi recenti o di traumi avvenuti molto tempo prima. Come hanno avuto modo di sperimentare gli scienziati, gli stati di ansia e di stress correlati ai traumi verificatisi tempo prima, possono essere attenuati con il miglioramento dell’attività del nucleo reuniens, una regione primitiva del cervello. 

I risultati della Ricerca

Il motivo per cui è più complesso eliminare o elaborare un trauma è perché si tratta di ricordi con un carico emotivo molto elevato. Non abbiamo ancora tuttavia sufficienti conoscenze per affermare con certezza le modalità con cui il cervello immagazzina e richiama alla memoria i ricordi traumatici anche dopo diverso tempo. Lo studio di Ricerca condotto dalla dottoressa Silva e dal professor Gräff è il primo a essersi occupato di esaminare quali sono i circuiti cerebrali che permettono l’attenuazione della paura per i ricordi traumatici remoti, ossia quelli relativi a un passato lontano, infatti, essi sono più difficili da eradicare e possono causare lo sviluppo del disturbo da stress post traumatico.

L’equipe di Ricerca è riuscita a identificare l’area cerebrale adibita alla diminuzione del carico emotivo dei ricordi traumatici remoti, ossia il nucleo reuniens del talamo. Riportare infatti alla luce il ricordo traumatico in un contesto rassicurante permette di diminuire le sensazioni di stress e ansia associate a tale ricordo. Valutando l’attività dei circuiti cerebrali durante l’elaborazione di traumi recenti e remoti è stato scoperto che subito dopo il trauma risultava attiva una via cortico-amigdalare diretta, mentre a distanza di un tempo maggiore era attiva una via indiretta, incentrata nel nucleo reuniens.

Il nucleo reuniens, come hanno dimostrato gli scienziati, è particolarmente importante nei meccanismi di regolamento della paura: potenziandone lattività, infatti, lo stress legato al ricordo traumatico tende ad attenuarsi, mentre inibendolo aumenta. 

I risultati della Ricerca sono particolarmente rilevanti perché ci danno nuove informazioni sulle modalità per cui i ricordi traumatici remoti sono più difficili da elaborare e sui meccanismi coinvolti per superare i traumi a lungo termine.
La strada per arrivare a nuove terapie per pazienti interessati da disturbo da stress post-traumatico e altre esperienze traumatiche a lungo termine che possono condizionare la salute mentale, è ancora lunga, ma questo studio è un passo importante in direzione di nuove possibilità di cura.

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