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È allarme rosso per il cuore delle donne

Un appello ai legislatori e agli scienziati da parte degli esperti del mondo cardiovascolare sulla salute al femminile.

donnaSi è svolto presso la Heart House a Sophia Antipolis di Nizza la conferenza “Red Alert for Women’s Hearts“: affronta il tema dell’incidenza delle malattie cardiovascolari declinata al femminile, secondo i nuovi orientamenti richiesti dalla medicina di genere. La conferenza, organizzata da EHN – European Heart Network e da ESC – Società Europea di Cardiologia, ha permesso di presentare i dati del Work Package 6 – WP6 del progetto EuroHeart.
ALT – Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari Onlus e la Fondazione italiana per il Cuore, da anni impegnate nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, hanno collaborato alla realizzazione del progetto EuroHeart in Italia, raccogliendo dati sull’impatto delle campagne di sensibilizzazione rivolte alle donne e dei programmi di formazione ed educazione destinati agli operatori sanitari nazionali.
Le malattie cardio e cerebrovascolari (ictus, infarto, trombosi arteriose e venose) rappresentano la principale causa di morte nelle donne in tutto il mondo, causando la morte di oltre 8 milioni di donne ogni anno, più del totale dei decessi provocati da cancro, tubercolosi, AIDS e malaria messi insieme.

A questo numero contribuisce il fatto che la percezione del rischio cardiovascolare nelle donne è troppo spesso sottovalutata, da parte delle donne stesse e troppo spesso anche dai medici. Una spiegazione potrebbe essere il fatto che l’esordio delle malattie cardiovascolari nelle donne avviene di solito circa dieci anni più tardi rispetto a quanto accade negli uomini: è noto che il rischio aumenta dopo la menopausa, in parte per il diverso equilibrio ormonale legato alla perdita di fertilità, che favorisce l’insorgere di ipertensione, diabete, dislipidemia, obesità e sindrome metabolica.
“Le donne sono diverse dagli uomini non solo per l’aspetto fisico – affermano i professionisti di Humanitas – ma anche, e soprattutto, per le caratteristiche anatomiche, biologiche, ormonali, metaboliche che nelle donne sono peculiari e determinanti”.
Il prof. Rodolfo Paoletti, Presidente della Fondazione italiana per il Cuore, concorda con la dott.ssa Vender e sottolinea “l’esigenza di conoscere le differenze tra la donna e l’uomo che si manifestano già a livello cellulare, per le differenze cromosomiche (XX e XY) la dotazione dei telomeri (legati alla aspettativa di vita) nei confronti della resistenza agli insulti biochimici e fisici; tali differenze si innestano poi sul patrimonio endocrino e biochimico tra i due sessi. E’ noto – aggiunge il prof. Paoletti – che il metabolismo dei farmaci è spesso differente tra uomo e donna, e questo va tenuto presente anche perché ancora oggi si usano farmaci studiati molti anni fa sull’uomo e meno sulla donna”.

La conferenza “Red alert for women’s hearts” pubblica i risultati di un lungo lavoro di revisione dell’approccio all’universo cardiovascolare femminile in termini di letteratura scientifica, sperimentazioni cliniche, linee guida e processi normativi. Obiettivo della ricerca è la formulazione di raccomandazioni destinate agli opinion leader, ai politici, alle agenzie per il finanziamento della ricerca ed agli enti di regolamentazione, a livello nazionale e comunitario. Il prof. Marco Stramba Badiale, del Dipartimento di Medicina Riabilitativa dell’Istituto Auxologico Italiano IRCCS, conferma che le donne sono sottorappresentate nell’ambito della ricerca cardiovascolare in Europa. “Su 62 studi clinici, pubblicati tra il 2006 e il luglio 2009, solo il 33,5% dei partecipanti erano donne”. In particolare negli studi mirati a valutare l’efficacia di farmaci che riducono i livelli di colesterolo e in quelli che riguardano la cardiopatia ischemica e lo scompenso cardiaco.

Il prof. Roberto Ferrari, Presidente della Società Europea di Cardiologia, aggiunge che in ambito cardiovascolare vi è una carenza di dati sulle donne, semplicemente perché i trials clinici sono condotti sugli uomini. E’ importante avere studi clinici condotti solo sulle donne, perché la patologia cardiovascolare delle donne è diversa da quella degli uomini. “Red alert for women’s hearts” valuta anche le misure con le quali i diversi Paesi Europei cercano di supplire alla disinformazione della popolazione e degli operatori sanitari, fornendo una panoramica delle campagne realizzate e analizzandone l’impatto a livello nazionale. Negli ultimi 20 anni, nei 19 Paesi della UE che partecipano al WP6 del progetto EuroHeart, sono state organizzate oltre 60 campagne focalizzate alla sensibilizzazione sul problema specifico della relazione tra donne e malattie cardiovascolari, a riprova del fatto che le Associazioni, le Fondazioni e le Società scientifiche sono ben consce dell’urgente bisogno di sensibilizzare le donne e gli operatori sanitari.

Le campagne hanno ottenuto un aumento della consapevolezza che le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte nelle donne, ma ciò nonostante, in troppi Paesi della UE, mancano ancora programmi di formazione specifica per i cardiologi in merito alle differenze di genere. Dallo studio emerge, inoltre, che solo il 50% degli studi clinici condotti negli ultimi tre anni ha analizzato i risultati in base al genere.
Susanne Løgstrup, direttore di EHN – European Heart Network, sottolinea che “la sicurezza e l’efficacia dei diversi farmaci sono state valutate prevalentemente sulla popolazione maschile”. Il prof. Marco Stramba Badiale si augura che questa conferenza possa avviare fra gli scienziati un nuovo approccio che coinvolga sistematicamente le donne negli studi clinici. “I risultati di studi condotti in questa nuova prospettiva dovrebbero migliorare la gestione clinica delle malattie cardiovascolari nella donna e, in futuro, permettere lo sviluppo di nuove possibili strategie diagnostiche e terapeutiche specifiche in base al genere”.

ALT – Onlus dedica il 2010 alla prevenzione delle malattie cardiovascolari da Trombosi nella donna: per questo motivo l’Agenda del Cuore di ALT 2010 sarà interamente rivolta all’universo femminile.
La Fondazione Italiana per il Cuore da anni è impegnata insieme alla Fodazione Giovanni Lorenzini sul fronte della protezione della salute della Donna con una serie di campagne attivate fin dal 1995 a sensibilizzare la attenzione verso la prevenzione delle malattie dopo la menopausa. Più recentemente la Fondazione Giovanni Lorenzini in collaborazione con gli NIH (Istituti Nazionali per la Salute Americani) coordinava una ricerca internazionale dedicata a conoscere la realtà di dette patologie, con una serie di stimoli di intervento per ridurne l’effetto. “Anche nei prossimi anni – afferma la dott.ssa Folco, Segretario Generale della Fondazione Italiana per il Cuore e della Fondazione Giovanni Lorenzini – proseguirà Red Dress Italia. Il progetto dal 2007 con il patrocinio del Ministero della Salute si è innestato sulle esperienze precedenti e sta individuando concretamente percorsi scientifici che mettano in evidenza le differenze tra uomo e donna nello studio e nel trattamento delle patologie del cuore e dei vasi. Il Comune di Milano e in particolare l’Assessorato alla Salute ci sono vicini e ci sostengono con la loro guida”.

A cura della Redazione

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