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Dito a scatto: come si cura la tenosinovite stenosante dei tendini flessori

Le nostre mani sono uno strumento fondamentale, a cui ci affidiamo in ogni momento della giornata: le usiamo per mangiare, per scrivere, per svolgere le mansioni di tutti i giorni. Ma capita che disturbi più o meno gravi ne limitino la funzionalità, rendendo difficoltosi i gesti più semplici e provocando una sintomatologia dolorosa in chi ne soffre.
Uno di questi è la tenosinovite stenosante dei tendini flessori, più comunemente conosciuta come “dito a scatto”: una condizione molto frequente e per la quale vi sono diverse possibilità di cura. 

“Il dito a scatto si verifica quando i tendini flessori delle dita si infiammano e non riescono a passare attraverso le pulegge fibrose delle dita: quei “ponti” che permettono ai tendini di scorrere vicino alle ossa e permettere così il movimento di flessione del dito. Questa condizione produce un effetto meccanico per cui, una volta abbassato il dito interessato dal disturbo, quando lo si riporta in estensione si solleva con fatica e produce il caratteristico scatto”, spiega il dottor Giorgio Pivato, Responsabile dell’Unità di Chirurgia della mano di Humanitas, intervistato da Tv2000. 

Tenosinovite stenosante: come si manifestano i sintomi?

“I pazienti riferiscono un acuirsi dei sintomi durante le ore mattutine: di notte, infatti, passiamo molte ore fermi e le strutture tendinee tendono a gonfiarsi. Per questo motivo appena svegli è più difficile effettuare i movimenti abituali. 

I pazienti interessati da tenosinovite stenosante spesso cominciano a lamentare un indolenzimento alla base del dito e una difficoltà a chiudere la mano a pugno già nelle settimane precedenti la comparsa del disturbo vero e proprio. La tenosinovite stenosante, infatti, anche nei casi in cui colpisce un solo dito, può influenzare la funzionalità della mano nel suo complesso”, continua lo specialista. 

Come si diagnostica il dito a scatto

La diagnosi del dito a scatto è di tipo clinico e non necessita indagini strumentali. Il dolore del dito, infatti, è piuttosto importante, tende a esacerbarsi e viene percepito dal paziente semplicemente comprimendo la base del dito. Se, oltre al dolore, si aggiunge anche il sintomo caratteristico, ossia lo “scatto” non vi sono dubbi sulla diagnosi. Qualora invece si sospetti una problematica di tipo artrosico, si effettua una radiografia per chiarire la diagnosi”, approfondisce il dottor Pivato. 

Dal tutore alla chirurgia: come si cura il dito a scatto?

“L’indicazione terapeutica varia in base alla severità del disturbo. Se, per esempio, è appena insorto e non è completamente invalidante, si preferisce un trattamento conservativo e, dunque, non chirurgico. La soluzione più indicata è l’utilizzo di due tutori, uno notturno e uno diurno, personalizzati in base alle caratteristiche della mano del singolo paziente. Quello notturno consente di mantenere le dita interessate dalla tenosinovite stenosante in posizione di riposo, per evitare l’acuirsi dei sintomi al mattino. Per le ore diurne, invece, in cui il paziente deve essere in grado di muovere la mano normalmente, si utilizza un tutore meno invasivo, posizionato alla base del dito che consente di effettuare tutti i movimenti necessari impedendo però l’iper-flessione del dito.

“Se il tutore non basta a risolvere il problema, si può effettuare un’infiltrazione di corticosteroidi. La risposta è differente e soggettiva da paziente a paziente, ma nella maggioranza dei casi i sintomi diminuiscono sensibilmente, permettendo al paziente di tornare alla sua vita abituale già in un paio di giorni. Nei casi più severi, invece, si deve ricorrere al trattamento chirurgico. Si tratta di un intervento semplice, ambulatoriale e in anestesia locale, che risolve definitivamente il problema, permettendo al paziente di tornare a svolgere le proprie attività quotidiane già dal giorno stesso”, conclude il dottor Pivato. 

L’articolo è tratto da un’intervista del dottor Giorgio Pivato a Il mio medico (Tv2000) del 28 ottobre 2021. Per rivedere l’intervista, clicca qui.

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