I sintomi legati ai disturbi intestinali possono essere diversi. In generale, i pazienti si presentano con un dolore addominale correlato spesso con un’alterazione dell’alvo, cioè della funzionalità dell’intestino (diarrea o stitichezza) e in alcuni casi, i pazienti riferiscono anche la presenza di sangue nelle feci. A volte si associano anche disturbi del tratto intestinale più alto e dunque nausea e vomito. Tutti questi disturbi rappresentano un campanello d’allarme da non sottovalutare e dal quale partire con indagini appropriate.
In presenza di questi sintomi è bene innanzitutto rivolgersi allo specialista gastroenterologo che indirizzerà il paziente verso gli esami più appropriati per la diagnosi.
Ne parliamo con la dottoressa Roberta Elisa Rossi, gastroenterologa in Humanitas.
Gli esami per la diagnosi
L’esame più semplice è il prelievo di sangue, che consente di individuare un’eventuale alterazione a livello dell’emocromo (un aumento dei globuli bianchi o una riduzione dell’emoglobina nel caso in cui vi siano perdite di sangue), o dei fattori di infiammazione; o ancora i pazienti che lamentano addominalgia, diarrea e gonfiore potrebbero avere una celiachia e nel sangue abbiamo la possibilità di cercare gli anticorpi specifici per questo tipo di patologia.
Possiamo poi utilizzare il test del respiro, il Breath test, che ci permette di valutare diverse condizioni; il Breath test al lattosio, per esempio, consente di diagnosticare l’intolleranza al lattosio: il paziente ingerisce una sostanza marcata, e attraverso la respirazione, si accerta l’assenza degli enzimi che digeriscono il latte, le lattasi.
L’ecografia delle anse intestinali
È un esame semplice e indolore che si avvale di una sonda lineare che va meno in profondità (pertanto, è poco adatta a pazienti sovrappeso e/o obesi), ma permette un’accurata definizione delle strutture esplorate, nella fattispecie le pareti dell’intestino. Possiamo così valutare eventuali ispessimenti della parete intestinale (che possono verificarsi in seguito a infiammazione o a infezione come nelle gastroenteriti), dilatazioni patologiche delle anse intestinali, ma anche la presenza di linfoadenopatie e/o liquido addominale.
Questo esame consente di studiare il piccolo intestino, in particolare l’ultima ansa ileale e seguire tutte le pareti del colon, valutando il contenuto del colon stesso, come gas o feci; spesso i pazienti che soffrono di dolori addominali hanno coliche dovute alla presenza eccessiva di gas nell’intestino e grazie a questo esame possiamo distinguere questo tipo di dolore (di natura funzionale) da un dolore legato ad una sottostante patologia e ad uno stato di infiammazione (di natura organica). Con l’ecografia delle anse intestinali è anche possibile valutare l’eventuale presenza di diverticolosi e, soprattutto, di diverticolite, anche grazie all’utilizzo dell’eco-color-doppler che permette di stabilire se le pareti dell’intestino sono più vascolarizzate del normale, essendo questo un indice di infiammazione. L’ecografia delle anse intestinali è anche un utile strumento complementare nella diagnosi di malattia celiaca: l’ispessimento o la dilatazione delle anse intestinali, la presenza di linfoadenopatie e/o di versamento nello scavo pelvico, l’aumentata peristalsi sono tutti segni suggestivi di malattia celiaca. Da ultimo, nel sospetto di appendicopatia/appendicite l’ecografia delle anse intestinali può essere un valido strumento che permette di visualizzare l’appendice studiando se aumentata di dimensioni, vascolarizzata o associata a linfonodi ingranditi e/o versamento.
Colon irritabile, i consigli per una giusta alimentazione
La sindrome del colon irritabile si presenta con dolore addominale associato ad alterazione dell’alvo (diarrea o stitichezza). Questo disturbo in soggetti predisposti può essere legato alla produzione eccessiva di gas legata all’alimentazione: occorre dunque prestare attenzione alla dieta, diminuendo il consumo di zuccheri e carboidrati, i cosiddetti Fodmaps.
In caso di stipsi è fondamentale l’idratazione, è poi importante mantenere orari stabili per i pasti ed effettuare regolare attività fisica. È bene poi assicurarsi una dieta ricca di fibre, con verdure, cereali integrali, yogurt con fermenti lattici; meglio evitare invece vino rosso, frutta astringente, cibi secchi e cibi complessi che possono rallentare il transito intestinale e favorire la stitichezza. In presenza di diarrea invece occorre limitare il consumo di fibre, bere molta acqua e favorire il consumo di cibi astringenti, inclusi gli amidi (patate) che addensano le feci e migliorano questa condizione.
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