Ogni anno nel nostro Paese i disturbi digestivi colpiscono il 25% degli adulti: gastrite, dispepsia e reflusso gastroesofageo sono i più comuni. Come distinguerli e come riconoscere i sintomi che li caratterizzano? Rispondono gli specialisti di Humanitas.
La gastrite è l’infiammazione delle pareti interne dello stomaco e compare per un’eccessiva secrezione di acido cloridrico, un acido digestivo, il cui aumento può essere legato a una scorretta alimentazione, all’assunzione di farmaci antinfiammatori, all’abuso di alcol o allo stress; fattori che aumentano la produzione di cortisolo, l’ormone che rallenta i fisiologici movimenti intestinali.
La gastrite si caratterizza per i seguenti sintomi: bruciore all’altezza della bocca dello stomaco o dolore al centro del petto che può associarsi a gonfiore, nausea e calo dell’appetito.
Come si cura la gastrite?
In presenza di questi sintomi è bene rivolgersi al medico, che suggerirà il rimedio più appropriato.
Possono essere di aiuto gli antiacidi, farmaci da banco che contengono citrato di sodio e vanno assunti circa due ore dopo il pasto, oppure gli inibitori della pompa protonica, capaci di controllare l’acido gastrico in eccesso. È importante poi provare a rilassarsi e a contrastare lo stress, magari praticando attività come lo yoga.
E se ci fosse l’Helicobacter pylori?
La gastrite potrebbe essere dovuta a un’infezione da Helicobacter pylori: un germe che si insedia tra le mucose dello stomaco. Per verificarne la presenza, occorre eseguire l’urea breath test, un test diagnostico che prevede la raccolta di campioni di aria espirata, a seguito della somministrazione di una soluzione contenente urea marcata con un isotopo del carbonio. Nello stomaco, in presenza di Helicobacter pylori, l’urea marcata viene scissa in ammoniaca e anidride carbonica; se questa si ritrova nell’espirato il battere è presente nell’organismo. In questi casi la cura è antibiotica, in associazione all’assunzione degli inibitori della pompa protonica.
La dispepsia o cattiva digestione
La dispepsia (o cattiva digestione) può essere dovuta allo stress, a una scorretta alimentazione o all’abitudine a mangiare di fretta. Questi fenomeni infatti sovraccaricano lo stomaco, che tarda a svuotarsi con conseguenti pesantezza e tensione.
I sintomi tipici sono infatti senso di gonfiore e pesantezza allo stomaco dopo i pasti, talvolta associati a sonnolenza e a difficoltà a concentrarsi. Chi ne soffre può anche essere portato a eruttare continuamente e avere l’alito pesante. È consigliabile dunque mangiare con calma, masticando bene ogni boccone, evitando di parlare in continuazione durante il pasto. Possono poi essere indicati procinetici, farmaci capaci di accelerare e modulare la peristalsi (ovvero i movimenti fisiologici dell’intestino), ripristinando così i corretti tempi di svuotamento gastrico. Anche in questo caso è bene rivolgersi al medico.
Il reflusso gastroesofageo
Si parla di reflusso gastroesofageo infine in presenza di un bruciore di stomaco che compare sia dopo i pasti (con rigurgiti acidi e battiti cardiaci anomali), sia durante la notte. I pazienti riferiscono spesso anche tosse secca e stizzosa (soprattutto al risveglio), che può essere associata a raucedine, a un dolore all’altezza della bocca dello stomaco, oppure alla sensazione di corpo estraneo in gola.
Il reflusso è dovuto alla incompleta chiusura del cardias, una valvola che di solito tiene lo stomaco serrato durante la digestione. Il cibo ingerito quindi si mescola agli acidi e risale, con irritazione e infiammazione delle pareti dell’esofago e causando così la tosse. Lo stomaco inoltre rimane più disteso e interferisce con il lavoro del cuore, favorendo la presenza di battiti cardiaci anomali.
In caso di reflusso occorre evitare di sdraiarsi dopo mangiato, non indossare abiti o cinture troppo stretti e limitare gli sforzi fisici. È consigliabile una breve passeggiata ed è bene andare a letto almeno due ore dopo aver cenato. La cura farmacologica si avvale di farmaci antireflusso, che creano una sorta di pellicola che protegge le pareti dell’esofago, e di inibitori della pompa protonica, che contribuiscono a bloccare la secrezione gastrica acida.
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