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Diabete: fare sport aiuta il controllo della glicemia

Quando si parla di diabete, oggi, si parla di una patologia la cui incidenza, in Italia e nel mondo, è in continuo aumento. Basti pensare che nel nostro paese circa il 5,3% della popolazione è interessato da diabete. Tra i fattori di rischio del diabete si annovera anche la parallela crescita di patologie come obesità e sindrome metabolica, causate da stili di vita errati caratterizzati da sedentarietà e alimentazione scorretta. Avere una vita attiva, invece, è fondamentale sia per prevenire il diabete, sia in supporto ai trattamenti di cura nei pazienti diabetici. 

Praticare esercizio fisico regolarmente, in armonia con il proprio stato di salute è fondamentale perché aiuta a mantenere sotto controllo il peso, ridurre la glicemia e la pressione arteriosa e accrescere la sensibilità insulinica e il colesterolo HDL, il cosiddetto “colesterolo buono”. Oltre agli allenamenti mirati, è utile cambiare le proprie abitudini quotidiane, per esempio abituandosi a effettuare più tragitti a piedi o in bicicletta, o scegliendo le scale invece dell’ascensore. 

Approfondiamo l’argomento con il dottor Marco Mirani, Capo Sezione di Diabetologia in Humanitas.

Che cos’è il diabete

Il diabete è una malattia caratterizzata dall’aumento dei livelli di zucchero nel sangue. Quando il paziente presenta un difetto nell’azione dell’insulina, l’ormone prodotto dal pancreas che mantiene stabili i livelli di glucosio nel sangue, si sviluppa il diabete. Questo può essere di due tipologie: il diabete di tipo 1, una forma più rara e molto severa che si associa all’assenza totale di insulina a causa dell’azione di autoanticorpi, e il diabete di tipo 2, che interessa il 90% circa dei pazienti diabetici. Il diabete di tipo 2 è generalmente provocato da insulino-resistenza, dunque da una diminuzione della capacità di azione dell’insulina, che porta a un aumento della produzione epatica di glucosio e, al contempo, a un minor consumo di questo da parte dei muscoli.

Se non è possibile prevenire il diabete di tipo 1, il discorso cambia quando si parla di diabete di tipo 2. In questo caso, infatti, lo stile di vita gioca un ruolo cruciale in termini di prevenzione: un’alimentazione equilibrata e la pratica abituale di attività fisica aiutano a ridurre i livelli di glicemia

Diabete: terapia, controllo della glicemia e stile di vita

Il diabete, se trascurato, può portare allo sviluppo di complicanze a carico del sistema cardiovascolare, dei reni, dell’occhio, dei nervi, che possono condizionare pesantemente la qualità della vita. Il paziente con diabete deve pertanto adottare uno stile di vita sano e una dieta equilibrata e seguire scrupolosamente le terapie, che comprendono farmaci che normalizzano la glicemia e all’occorrenza anche medicine per tenere sotto controllo le altre complicanze della patologia. Per una gestione ottimale di questa patologia lo specialista diabetologo si può avvalere del supporto di altre figure professionali come dietista, cardiologo, nefrologo, neurologo e oculista. Infine, un elemento di fondamentale importanza nel trattamento del diabete è l’autocontrollo della glicemia, che in base alla tipologia di diabete e alla sua severità, può essere fatto qualche decina di volte in un anno o addirittura quotidianamente.

Una diagnosi di diabete cambia quindi l’organizzazione della vita del paziente che ne è interessato.
Con questo, però non si deve pensare che i pazienti diabetici non possano condurre una vita normale o debbano seguire diete particolarmente limitanti. Chi ha il diabete, infatti, può mangiare tutto e sarà lo specialista a indicare quali alimenti sono da consumare con moderazione e in piccole quantità; in generale è bene evitare gli eccessi di carboidrati (riso, dolci) e grassi (fritti, carni rosse) e privilegiare verdura e frutta nella giusta quantità.

Diabete: i benefici dell’attività fisica

Anche l’attività fisica, come abbiamo detto, contribuisce al controllo del diabete. Lo sport, infatti, consente di migliorare l’insulino-sensibilità e, dunque, i parametri metabolici del paziente. Nonostante l’importanza che l’esercizio fisico riveste nel quadro del trattamento della patologia, i dati non sono incoraggianti: è infatti solamente il 20% dei pazienti con diabete a praticare sport regolarmente. Ovviamente l’attività sportiva va eseguita in accordo con il proprio medico curante e in base alle proprie condizioni fisiche, ma è necessario cercare di avere una vita quanto possibile attiva. 

Diabete: quale sport fare?

Chi non è nelle condizioni di praticare sport può iniziare con esercizi moderati: camminare, per esempio, anche senza compiere eccessivi sforzi, è un’ottima attività che si dovrebbe svolgere per circa 30 minuti al giorno 5 volte alla settimana. Chi è diabetico, inoltre, può provare il cosiddetto “interval training”, ossia l’alternanza di camminata lenta e veloce: un tipo di esercizio che aiuta il controllo della glicemia e fa bene al sistema cardiovascolare. Anche lo stretching è utile, perché aiuta a migliorare la flessibilità muscolare e ad aumentare il livello della prestazione. In generale l’attività aerobica, come camminata, yoga, pilates o bicicletta, oltre a essere praticabile pressoché da tutti, è anche quella che apporta maggiori benefici al metabolismo.

Indicato a chi può sostenere un esercizio più intenso è invece il nordic walking, che prevede l’uso di bacchette da hiking. In questo modo si attiva la muscolatura di braccia e torso e la spinta aumenta anche il dispendio di energia, promuovendo la riduzione del peso corporeo e allenando la capacità cardiorespiratoria. In ogni caso, chi è allenato, oggi può dedicarsi allo sport che preferisce, e anche a sport ritenuti un tempo vietati ai pazienti diabetici (es. l’alpinismo, il paracadutismo, l’immersione subacquea): grazie alle nuove tecnologie di controllo, infatti, la gestione della glicemia è più semplice e precisa ed è molto più facile di un tempo prevenire le ipoglicemie e, dunque, ridurre il rischio di perdere coscienza in momenti in cui potrebbe risultare particolarmente pericoloso.

Specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio

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