È a firma Humanitas lo studio che indaga la prognosi e l’evoluzione dell’infezione COVID-19 nei pazienti diabetici, pubblicato su Diabetes Care a ottobre 2020. L’equipe di specialisti, coordinata dal dottor Marco Mirani, diabetologo in Humanitas, ha dimostrato come l’incidenza di mortalità per Covid-19 dipenda sia dal livello di compenso glicemico sia dalla classe di farmaci ipoglicemizzanti utilizzati nel trattamento.
Lo studio
L’idea dello studio, monocentrico, è nata dall’esigenza di determinare se il diabete in sé possa o meno influenzare in modo sfavorevole l’esito dell’infezione da virus SARS-CoV-2. A tal fine è stato preso in considerazione l’impatto di diverse variabili sulla sopravvivenza dei pazienti con COVID-19: il diabete di tipo 2, il carico di comorbidità, la glicemia, ma anche l’assunzione di farmaci anti-diabete.
Sono stati coinvolti in questo studio 389 pazienti con infezione da SARS-CoV-2, ricoverati in Humanitas tra il 20 febbraio e il 9 aprile 2020; tra questi, quasi un quarto (90) erano affetti da diabete di tipo 2.
Al fine di valutare quali fattori di rischio fossero associati a una maggiore mortalità, gli specialisti hanno comparato storia medica, trattamenti farmacologici, analisi di laboratorio ed esiti clinici dei pazienti senza diabete e di quelli con diabete di tipo 2.
Livello di glucosio e farmaci anti-diabetici: le variabili da tenere sotto controllo
Da una prima analisi, i pazienti diabetici hanno presentato una mortalità doppia rispetto ai non diabetici. Correggendo poi per i fattori confondenti è emerso che ad aumentare il rischio di mortalità in questo contesto clinico non è la presenza del diabete in sé, ma piuttosto il carico di comorbidità che si associano frequentemente a questa malattia, come l’ipertensione arteriosa, le malattie delle coronarie, l’insufficienza renale e il cancro. In questi pazienti inoltre, un elevato livello di glicemia è risultato correlato a una prognosi sfavorevole, mentre l’utilizzo di farmaci ipoglicemizzanti appartenenti alla classe degli inibitori della dipeptidil peptidasi 4 (DPP4-I) era associato a un minor rischio di mortalità.
In conclusione, l’esito dello studio suggerisce che i pazienti con diabete mellito di tipo 2, soprattutto quelli gravati da comorbidità, rappresentano una categoria a maggior rischio di evoluzione sfavorevole in caso di COVID-19; mentre un buon controllo glicemico e l’utilizzo di farmaci ipoglicemizzanti appropriati possono di converso influenzarne positivamente la sopravvivenza.
Per questi motivi diventa fondamentale per i pazienti con diabete mellito mettere in atto scrupolosamente tutte le ben note misure di prevenzione. Qualora contraggano il virus occorre intervenire tempestivamente per controllare al meglio la glicemia utilizzando, laddove appropriato, le terapie ipoglicemizzanti dimostratesi efficaci in questo contesto clinico.
Visite ed esami
-
2.3 milioni visite
-
+56.000 pazienti PS
-
+3.000 dipendenti
-
45.000 pazienti ricoverati
-
800 medici