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Deviazione del setto nasale e rinosinusite: le patologie del naso più comuni

Sono oltre dieci milioni gli italiani che hanno cercato nel web una soluzione per una buona respirazione nasale. Si può quindi considerare l’ostruzione respiratoria nasale come un problema comune, ma sempre da indagare perché può essere un indicatore di una problematica più complessa. 

Dal setto nasale deviato, alla rinosinusite, il dottor Luca Malvezzi, otorinolaringoiatra e chirurgo cervico-facciale in Humanitas, fa luce su alcune delle più comuni patologie a carico del nostro naso.

Respiro asimmetrico: cosa significa?

“Nel corso della giornata è fisiologico che le narici si aprano e chiudano in modo alterno, quindi può essere considerata normale una respirazione alterna fra narice destra e sinistra. Quando è una sola narice a risultare sempre chiusa meglio richiedere una valutazione specialistica mirata. Lo specialista otorinolaringoiatra effettuerà una valutazione endoscopica delle vie aereodigestive superiori, che consente di orientare il percorso diagnostico o, in alcuni casi, di evidenziare da subito problema.

Fra le cause più comuni dell’ostruzione respiratoria va considerata la deviazione del setto nasale, ma certamente grande importanza anatomica, fisiologica e dal punto di vista della patologia riveste la parete laterale nasale. In questo spesso occorre disegnare un percorso diagnostico multidisciplinare con il coinvolgimento di più figure specialistiche”, spiega il dottor Malvezzi. 

Cosa comporta la deviazione del setto nasale?

“La deviazione del setto nasale comporta una mancata simmetria di flusso d’aria fra narice destra e sinistra dovuto allo spostamento, congenito o traumatico, dell’asse mediano – il setto – da uno dei due lati. Il paziente riferisce ostruzione respiratoria dal lato deviato, in alcuni casi dal lato opposto – ostruzione paradossa – per l’aumento volumetrico del turbinato inferiore, ovvero il corpo cavernoso che occupa la porzione inferiore della parete laterale nasale e che serve da termo-umidificatore dell’aria inspirata. Nonostante da molti pazienti sia sottostimata, la qualità della respirazione è importante perché se alterata può incidere negativamente sul sonno, sulla concentrazione nelle ore di veglia e quindi sulle nostre performance intellettuali nell’ambito dell’attività lavorativa o scolastica, ma anche in quella sportiva e sessuale. Non deve poi essere scordato che il naso non solo termo-umidifica l’aria diretta alle basse vie respiratorie, ma la filtra e purifica. Un naso inefficiente, quindi, può tradursi in un problema a valle, ovvero a livello di bronchi e polmoni” continua lo specialista.

Rinosinusite: sintomo o patologia?

“La rinosinusite è un’infiammazione di naso e seni paranasali, che presenta varie espressioni sintomatologiche e che può essere correlata a diverse comorbidità. È importante che un team multidisciplinare coordini il percorso diagnostico per identificare il profilo immunologico del paziente, lo stato di severità della malattia e il suo impatto sulla vita quotidiana. Solo seguendo questo percorso in modo rigoroso e puntuale è possibile garantire un piano terapeutico – medico o chirurgico – adeguato alle esigenze del paziente e capace di prevenire le complicanze a lungo termine. 

La rinosinusite cronica – durata dei sintomi maggiori uguale a 12 settimane – con poliposi nasale e associata a infiammazione tipo 2, è considerata lo stereotipo dell’infiammazione e rappresenta un vero e proprio challenge clinico per lo specialista. La presenza di sensibilizzazione allergica deve essere indagata, l’associazione con l’asma e ancora di più con asma e intolleranza ad acido acetilsalicilico – Triade di Samter – rende critico il controllo del quadro clinico nella quotidianità ed  espone ad accessi ripetuti in Pronto Soccorso (per scarso controllo dell’asma), a un utilizzo ricorrente di steroide sistemico e al ricorso ripetuto alla chirurgia.  

Dai dati SANI oltre il 40% circa dei pazienti italiani asmatici presenta anche un quadro di rinosinusite, sono i pazienti più fragili e più esposti a complicanze a lungo termine. In questi pazienti la rinosinusite con poliposi nasale ha una documentata importante compromissione della qualità di vita, con sintomi che vanno oltre in distretto rinosinusale. I disturbi del sonno, della concentrazione in ambito scolastico e lavorativo, l’astenia e il coinvolgimento della sfera emotiva con un tono dell’umore scadente amplifica interventi sanitari, spesso con scarsa visione al futuro, e conseguentemente amplifica la spesa pubblica. Non dimentichiamoci che stiamo parlando di una malattia cronica. In questi casi il medico ancora di più deve porre al centro del percorso terapeutico il paziente, innalzare il livello del counseling per rafforzare il rapporto di fiducia con il paziente mantenendolo aderente a un progetto di osservazione e cura che non finirà domani, ma accompagnerà per gran parte della vita il paziente ”, approfondisce lo specialista. 

Come si cura la rinosinusite?

“La chirurgia ha un ruolo importante nella cura di gran parte delle rinosinusiti. Si tratta di un intervento chirurgico endoscopico in anestesia generale, in alcuni casi percorribile in regime di day hospital. Uno degli aspetti che spaventano maggiormente i pazienti è il postoperatorio con la presenza dei tamponi nasali a chiudere le fosse nasali. Oggi si tende perlopiù a lasciare nelle cavità nasali solo per qualche ora dopo la chirurgia una medicazione molto leggera; la rimozione non è traumatica; la ripresa della vita quotidiana avviene già dopo 72 ore; e l’esperienza personale, anche per esempio nella gestione dei professionisti dello sport, è quella di una ripresa dell’attività agonistica anche dopo pochissimi giorni dalla procedura chirurgica”, prosegue il dottor Malvezzi.

“In questa nuova era farmacologica, caratterizzata dall’ascesa degli anticorpi monoclonali, il chirurgo deve avere il background culturale e la capacità di riconoscere quelle rinosinusiti croniche con poliposi nasale correlata a infiammazione tipo 2 e con un impatto severo sulla qualità di vita, che possono beneficiare di un trattamento con farmaco biologico.  La terapia con farmaco biologico rappresenta il modello di medicina di precisione, o meglio ancora medicina 4P. Personalizzata, predittiva, preventiva, partecipativa. Come già detto partiamo con la collocazione del paziente al centro del progetto diagnostico-terapeutico, che rappresenta l’essenza del rapporto medico-paziente. 

La personalizzazione del trattamento implica un percorso diagnostico compartecipato, ovvero con più specialisti coinvolti, che arrivi a identificare profilo immunologico (ovvero un bersaglio terapeutico) e comorbilità del paziente, requisiti indispensabili perché la terapia sia predittiva e preventiva.
Il biologico agisce selettivamente sulla cascata infiammatoria. Nel caso della rinosinusite con poliposi nasale blocca interleuchine e IgE, ovvero quegli elementi che reclutano le cellule effettrici dell’infiammazione. Riducendo a livello rinosinusale l’infiammazione (per altro un’infiammazione che si dimostra fuori dal controllo sistemico) viene ripristinata la ventilazione dei seni paranasali e ridotta in modo significativo la coorte di sintomi, con particolare beneficio sull’olfatto, che spesso il paziente – ma anche la letteratura medica – vive come un sintomo particolarmente impattante sulla qualità di vita”, conclude il dottor Malvezzi.

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