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Cuore: lo sport per la prevenzione

Una regolare attività fisica, commisurata all’età, alla preparazione e alle proprie condizioni, insieme a una corretta alimentazione e più in generale a uno stile di vita sano, rappresenta uno dei pilastri della prevenzione cardiovascolare

L’esercizio fisico, attraverso l’aumento della frequenza cardiorespiratoria e lo stress muscolare, incrementa il carico di lavoro di cuore e polmoni, inducendo un riadattamento favorevole del sistema cardiovascolare, migliorandone l’efficienza. In questo modo, il cuore è in grado di pompare una maggiore quantità di sangue senza richiedere un dispendio energetico supplementare. 

Le Linee Guida della Società Europea di Cardiologia (ESC) raccomandano di svolgere attività di tipo aerobico (es. camminare a passo sostenuto, correre, andare in bicicletta o nuotare) per almeno 30 minuti 5-7 volte alla settimana, associando con moderazione esercizi di resistenza (es. sollevamento pesi) per 30 minuti 2-3 giorni alla settimana. 

Perché l’attività fisica è così importante per la salute del cuore e quali sono i suoi benefici? Ne parliamo con il dottor Davide Romagnolo, cardiologo presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas Rozzano. 

Pressione alta: i benefici dell’attività fisica

L’ipertensione arteriosa è una patologia caratterizzata dall’aumento della pressione arteriosa, uno dei più importanti parametri vitali indicativi dello stato di salute di un individuo. La pressione arteriosa si misura attraverso due valori: la pressione sistolica (la “massima”), quando il cuore si contrae durante la sistole, e la pressione diastolica (la “minima”), quando il muscolo cardiaco si rilascia durante la diastole tra un battito e l’altro. Valori di pressione arteriosa sistolica/diastolica maggiori di 140/90 mmHg configurano un quadro di ipertensione arteriosa, ma già da 130/85 mmHg la pressione arteriosa si definisce “alta”. 

Nella popolazione adulta l’ipertensione è uno dei principali fattori di rischio cardiovascolare ed è anche fra i più semplici da rilevare: infatti, nella maggior parte dei casi, è sufficiente un’accurata visita cardiologica per individuarla e riconoscere le complicanze a essa associate. 

In rari casi l’ipertensione arteriosa è “secondaria” a malattie specifiche (es. feocromocitoma, iperaldosteronismo, apnee del sonno, insufficienza renale), ma nella maggior parte dei casi è “essenziale”, ovvero non dovuta a patologie specifiche e prevalentemente legata a stili di vita inadeguati e predisposizione individuale. Per questo motivo, svolgere regolarmente attività fisica aiuta a prevenire l’insorgenza di questa patologia. Inoltre, l’esercizio aerobico contribuisce a controllare i valori pressori dei pazienti affetti da ipertensione, riducendo la necessità di ricorrere ai farmaci antipertensivi e le complicanze a essa legate. 

Attività fisica e colesterolo

Il colesterolo, un particolare tipo di grasso, rappresenta una componente essenziale delle cellule. Tuttavia, quando i livelli circolanti di colesterolo superano i 240 mg/dl (condizione nota come ipercolesterolemia), questo grasso può depositarsi nella parete dei vasi sanguigni, formando le placche aterosclerotiche. Ostacolando il flusso ematico, le placche riducono l’apporto di ossigeno e nutrienti agli organi e tessuti. Inoltre, possono infiammarsi e rompersi, occludendo il vaso e provocando così l’infarto miocardico e l’ictus ischemico.

L’attività fisica contribuisce a stabilizzare le placche aterosclerotiche, riducendone l’infiammazione e prevenendone la rottura. In aggiunta, l’esercizio riduce i livelli di colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo “cattivo”, con maggiore tendenza a depositarsi nei vasi) a vantaggio del colesterolo HDL (il cosiddetto colesterolo “buono”), limitando così la formazione e progressione delle placche aterosclerotiche. In tal modo, lievi stati di ipercolesterolemia possono essere trattati efficacemente attraverso misure incentrate sullo stile di vita, che comprendano maggiore attenzione verso le abitudini alimentari ed una regolare attività sportiva, riducendo così il rischio cardiovascolare e la necessità di terapie ipolipidemizzanti come le statine.

Prevenzione e gestione del diabete

Il diabete è una malattia metabolica cronica che determina l’aumento della glicemia (il livello di zucchero nel sangue), a causa di una inadeguata secrezione o efficacia di azione dell’insulina, un ormone prodotto dal pancreas. Elevati livelli di glicemia promuovono la formazione di radicali liberi dell’ossigeno, mediatori dello stress ossidativo. Ciò induce l’ossidazione delle particelle di colesterolo LDL, favorendone l’accumulo nelle pareti dei vasi, formando le placche aterosclerotiche. 

L’attività fisica funge da antiossidante naturale, contrastando gli effetti negativi dell’iperglicemia. Inoltre, contribuisce a regolare la secrezione e l’efficacia dell’insulina, controllando il diabete laddove già presente e a prevenirne l’insorgenza.

Obesità e sindrome metabolica

L’obesità, in particolare quando associata all’accumulo di grasso addominale, è la principale causa della sindrome metabolica, un complesso di alterazioni dell’equilibrio glicometabolico dell’organismo che incrementa significativamente il rischio cardiovascolare. Infatti, la sindrome metabolica si associa ai principali fattori di rischio finora discussi: ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia e diabete.

L’attività fisica svolge un ruolo centrale nel raggiungimento e mantenimento del peso forma, prevenendo e mitigando gli effetti della sindrome metabolica. Infatti, l’esercizio fisico provoca un incremento delle richieste energetiche dell’organismo, bruciando i grassi in eccesso. Inoltre, l’incremento della massa muscolare, determina un aumento del metabolismo basale, ovvero delle richieste energetiche dell’organismo in condizioni di riposo, favorendo il consumo di grassi anche durante il recupero dallo sforzo. In conclusione, lo sport ha un ruolo imprescindibile nella salvaguardia della salute del cuore. Resta tuttavia indispensabile sottoporsi a un inquadramento specialistico del rischio cardiovascolare, al fine di definire con il proprio cardiologo le strategie di prevenzione più appropriate.

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