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Cuore: i fattori di rischio cardiovascolare

Le malattie cardiovascolari coinvolgono il cuore e i vasi sanguigni, rappresentando la principale causa di mortalità nel nostro Paese e nel mondo.

Queste patologie sono classificate come “multifattoriali” in quanto sono influenzate da diversi fattori di rischio, alcuni dei quali possono essere modificati attraverso interventi educativi o terapie farmacologiche specifiche.

Diversi studi indicano che l’assenza o l’eliminazione di alcuni fattori di rischio tra i 35 e i 50 anni può significativamente ridurre la probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari.

Quali sono i fattori di rischio cardiovascolare e come prevenire le malattie cardiovascolari? Ne parliamo con il dottor Beniamino Pagliaro, cardiologo presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano.

Quali sono le malattie cardiovascolari più comuni?

Le malattie cardiovascolari comprendono un insieme di patologie che coinvolgono il cuore e i vasi sanguigni. Tra le più diffuse nei paesi industrializzati troviamo:

  • Cardiopatia ischemica (cronica). Si manifesta in genere come un transitorio “dolore al petto” (angina pectoris), spesso durante uno sforzo fisico, stress emotivo o prolungata esposizione al freddo. È causata da un temporaneo scarso afflusso di sangue al cuore, derivante prevalentemente dalla presenza di placche aterosclerotiche localizzate sulla parete delle arterie coronarie.
  • Infarto del miocardio. Caratterizzato da una completa compromissione del flusso sanguigno al muscolo cardiaco, causato da un’occlusione parziale o totale di un’arteria coronarica. Questo quadro si presenta con un dolore al petto prolungato a riposo, spesso accompagnato da sudorazione fredda, nausea e/o vomito, richiedendo immediato accesso in Pronto Soccorso.
  • Insufficienza cardiaca (o scompenso cardiaco). Caratterizzato da una ridotta performance del cuore, che non riesce più a soddisfare le richieste dell’organismo. Si manifesta più frequentemente con senso di “fame d’aria”, accumulo di liquidi (edema) nelle gambe, ridotta tolleranza allo sforzo fisico.
  • Ictus cerebrale. Analogamente all’infarto del miocardio, ma coinvolge il cervello a causa dell’occlusione improvvisa di un vaso cerebrale. Si manifesta in genere con mal di testa improvviso, disturbi improvvisi del movimento o della sensibilità, solitamente su un solo lato del corpo.
  • Arteriopatia periferica e dei vasi viscerali. Caratterizzata da un’alterazione della parete delle arterie con formazione di placche aterosclerotiche che ne determinano una riduzione di calibro. Nel caso dei vasi degli arti inferiori, può manifestarsi come dolore alle gambe durante la marcia (claudicatio). Nei vasi viscerali i sintomi possono essere più sfumati e difficili da identificare.

Quali sono i fattori di rischio delle malattie cardiovascolari?

Le malattie cardiovascolari sono associate a fattori di rischio suddivisi in modificabili e non modificabili. 

Tra i non modificabili rientrano:

  • familiarità (presenza di parenti stretti con storia di problematiche cardiache) e fattori genetici
  • età (rischio crescente con l’avanzare degli anni) 
  • sesso (rischio maggiore nei maschi).

I fattori modificabili rivestono particolare importanza, poiché sono più facilmente identificabili e relativamente gestibili. Tra essi, l’ipertensione arteriosa è sicuramente il più diffuso e significativo. È possibile prevenire l’ipertensione adottando una dieta appropriata (limitando l’apporto di sodio), mantenendo uno stile di vita attivo (almeno 30 minuti di attività fisica, tre volte a settimana) e gestendo il peso corporeo (la pressione arteriosa diminuisce con la perdita di peso). Queste indicazioni si estendono ad altri fattori di rischio modificabili, come:

  • elevati livelli di colesterolo, trigliceridi e glicemia
  • sovrappeso
  • stile di vita sedentario
  • stress.

Sebbene la correzione dello stile di vita possa influire positivamente (anche in modo significativo) sui fattori di rischio, laddove raggiungano una soglia critica (variabile da persona a persona), potrebbe essere necessario ricorrere a terapie farmacologiche specifiche.

Un discorso a parte riguarda il fumo, il fattore di rischio più facilmente modificabile ma anche dal peggiore impatto. Per questo motivo, smettere di fumare è di primaria importanza, e Humanitas offre un servizio di consulenza anti-fumo altamente personalizzabile per supportare i pazienti in questo percorso.

Quando fare la visita cardiologica?

Spesso l’approccio tradizionale prevede la programmazione di una visita cardiologica in seguito all’identificazione di fattori di rischio, come l’ipertensione arteriosa. Tuttavia, un approccio più attuale alla valutazione cardiologica iniziale potrebbe essere il seguente:

  • Sintomi riferibili a problemi cardiologici. È fortemente consigliato sottoporsi a una visita in presenza di sintomi legati a problematiche cardiologiche, come dolore al petto durante lo sforzo, palpitazioni o altre aritmie, dispnea (mancanza di fiato) o incapacità di compiere sforzi precedentemente eseguiti senza problemi nelle settimane precedenti.
  • Fattori di rischio identificati. È utile programmare una visita anche in caso di rilevamento di uno dei fattori di rischio sopra citati, specialmente l’ipertensione arteriosa.

In assenza di segnali di allarme, si consiglia una prima visita cardiologica mirata alla precoce identificazione dei fattori di rischio e dei danni correlati. Tale visita può essere programmata per i maschi dopo i 40 anni e per le femmine dopo i 50

Questa differenza è legata al fatto che, fino alla menopausa, nel sesso femminile il rischio cardiovascolare è notevolmente ridotto grazie alla presenza degli ormoni.

Chi presenta un rischio cardiovascolare aumentato saranno successivamente consigliati dallo specialista a sottoporsi a visite periodiche di controllo.

Visita cardiologica, come funziona

La prima visita cardiologica per la stratificazione del rischio cardiovascolare inizia con un’accurata raccolta dei dati anamnestici. Durante questa fase vengono acquisite numerose informazioni sulla storia clinica e sullo stile di vita della persona, tra cui alimentazione, peso, altezza, fumo, livello di attività fisica e sedentarietà, eventuali patologie non cardiologiche, presenza di casi di malattie cardiache in famiglia e terapie farmacologiche in corso.

Successivamente, il medico procede con l’esame obiettivo cardiovascolare, che comprende un’attenta auscultazione del cuore e dei polmoni, seguita da una valutazione dei polsi arteriosi periferici, un esame generale di collo, addome e arti inferiori. La visita si conclude con la misurazione della pressione arteriosa.

Complessivamente, la visita ha una durata di circa 30 minuti e include la valutazione dell’elettrocardiogramma, un esame di I livello che consente di accertare o escludere la presenza di condizioni acute, come aritmie, infarto del miocardio e/o ischemia cardiaca, oppure suggerire la presenza di cardiopatie sottostanti, meritevoli di approfondimento diagnostico.

Sulla base dei dati personali raccolti, dell’elettrocardiogramma e dell’esame obiettivo, il cardiologo stimerà il rischio cardiovascolare della persona utilizzando strumenti ampiamente validati su popolazioni estese, che variano in base all’età. 

Per esempio, considerando una persona di età inferiore ai 50 anni, in caso di rischio basso/moderato (<2.5% di probabilità di eventi cardiovascolari a 10 anni), potrebbe non essere necessario alcun controllo ulteriore. Viceversa, se nella stessa persona, il rischio di eventi cardiovascolari nei successivi 10 anni è alto (2.5-7.5%) o molto alto (7.5%), potrebbe essere necessario eseguire ulteriori approfondimenti diagnostici per effettuare eventuale diagnosi precoce di condizioni cardiovascolari potenzialmente pericolose. Questi accertamenti possono includere esami ematochimici e urinari oppure esami strumentali come:

La valutazione cardiologica in Humanitas si distingue per l’approccio moderno alla prevenzione delle patologie cardiovascolari, basato su evidenze scientifiche e altamente personalizzabile in base alle esigenze specifiche di ciascuna persona. 

Perché è importante valutare il rischio cardiovascolare?

Valutare il rischio cardiovascolare globale di una persona è cruciale per diverse ragioni. Innanzitutto, la presenza simultanea di più fattori di rischio (come fumo, dislipidemia, diabete mellito, obesità, predisposizione familiare) amplifica in modo significativo il rischio complessivo della persona di incorrere in eventi cardio e cerebrovascolari acuti. Inoltre, una stima precisa del rischio cardiovascolare globale consente di definire un piano di trattamento personalizzato, che include modifiche dello stile di vita e/o eventuali trattamenti specifici, basati sul rischio individuale. 

Per valutare la probabilità che una persona apparentemente sana subisca un evento cardiovascolare fatale o non fatale nel corso di 10 anni, sono disponibili le carte del rischio cardiovascolare che si basano sugli algoritmi SCORE2 (per persone di età tra i 40 e i 69 anni) e SCORE2-OP (per quelle tra i 70 e gli 89 anni). Questi strumenti considerano vari fattori come età, sesso, fattori di rischio personali, inclusi i livelli di pressione arteriosa, il fumo, i livelli di colesterolo non-HDL e il Paese di origine, con quest’ultimo parametro che differenzia i Paesi a rischio basso, moderato (tra cui l’Italia), elevato e molto elevato.

Il diabete mellito merita un’attenzione particolare, poiché colloca l’individuo in una categoria di rischio cardiovascolare più alta, e per questo motivo esistono linee guida specifiche recentemente pubblicate. Le carte del rischio sono incluse nelle linee guida europee per la prevenzione cardiovascolare e sono facilmente accessibili e consultabili anche online sul sito della Società Europea di Cardiologia.

Alternativamente, il rischio cardiovascolare globale basato sugli algoritmi SCORE2 e SCORE2-OP può essere calcolato facilmente utilizzando il calcolatore online disponibile all’indirizzo HeartScore o tramite l’applicazione ‘ESC CVD Risk Calculation‘, scaricabile sia su App Store che su Google Play. Secondo questi algoritmi, gli individui apparentemente sani sono categorizzati come a basso/moderato rischio se hanno una probabilità inferiore al 2.5% di sviluppare eventi cardiovascolari fatali e non in 10 anni se hanno meno di 50 anni, inferiore al 5% se hanno tra i 50 e i 69 anni, e inferiore al 7.5% se hanno 70 anni o più.

Invece, sono considerati ad alto rischio gli individui con meno di 50 anni che presentano un rischio tra il 2.5% e il 7.5%, quelli tra i 50 e i 69 anni con un rischio tra il 5% e il 10%, e quelli di 70 anni o più con un rischio tra il 7.5% e il 15%. Infine, si considerano a rischio molto alto gli individui con meno di 50 anni che presentano un rischio pari o superiore al 7.5%, quelli tra i 50 e i 69 anni con un rischio pari o superiore al 10%, e quelli di 70 anni o più con un rischio pari o superiore al 15%.

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