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COVID-19: il ruolo della TAC nella diagnosi

La TAC deve essere uno strumento complementare al tampone faringeo per intercettare i pazienti in fase iniziale, come sottolinea il dottor Luca Balzarini, Direttore del Dipartimento di Diagnostica per immagini di Humanitas.

“Tutti noi cittadini in questi giorni abbiamo imparato l’importanza di cogliere in fase iniziale e di intercettare il paziente infetto da Coronavirus e tutti noi sappiamo quanto sia importante il tampone faringeo per identificarlo.

Da radiologo aggiungo che, con un ruolo complementare a quello del tampone, anche la TAC senza mezzo di contrasto può fornire informazioni molto importanti per intercettare nelle fasi iniziali questi pazienti.

Una TAC di base senza mezzo di contrasto ed eseguita con tecnica tradizionale è in grado di cogliere i segni polmonari della malattia in fase precoce, di seguire questi pazienti nell’evolversi della malattia e nel suo aggravarsi a livello polmonare, ma è anche estremamente importante per intercettare i pazienti e riconoscerli nel tipo di infezione: la TAC infatti fornisce informazioni altamente specifiche per il coronavirus perché i segni presenti in TAC sono ben identificabili.

La TAC dunque deve essere fatta e deve essere eseguita in un ambiente protetto per evitare il rischio di diffondere la patologia. Ritengo debba essere fatta ai pazienti dopo 24-massimo 36 ore dalla comparsa dei primi sintomi e all’ingresso in Pronto soccorso per i pazienti sintomatici. La TAC deve essere uno strumento complementare al tampone, altrettanto valido e altrettanto utile per intercettare i pazienti in fase iniziale”.

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