I pazienti onco-ematologici sono, per vari motivi, pazienti fragili. In epoca di COVID-19, l’immuno-depressione rende i pazienti onco-ematologici particolarmente esposti al rischio di contrarre infezioni. Quando si parla di COVID-19, dunque, l’attenzione rivolta alla salute dei pazienti onco-ematologici deve essere molto alta. Per loro, il vaccino può rappresentare un concreto scudo al virus.
Ne parliamo con il professor Carmelo Carlo-Stella, responsabile della sezione Neoplasie Linfoidi di Humanitas e professore ordinario di Ematologia a Humanitas University.
SARS-CoV-2: un grave rischio per i pazienti onco-ematologici
“I pazienti onco-ematologici, ossia i pazienti affetti da linfomi e mieloma, ma anche da leucemie, e i pazienti sottoposti a trapianto di midollo, sono tutti pazienti immuno-depressi, sia per cause intrinseche alle malattie onco-ematologiche, ma anche a causa della immuno-depressione indotta da molti dei farmaci usati per curare questi tumori.
Stiamo parlando di pazienti con un sistema immunitario meno reattivo rispetto al dovuto: se, dunque, vengono a contatto con il virus SARS-CoV-2 saranno più esposti a contrarre l’infezione e con un decorso dell’infezione virale molto più grave rispetto a quello che si osserva nelle persone sane.
Queste evidenze sono confermate da vari studi nazionali, tra i quali un importante studio italiano, ma anche da studi internazionali. Lo studio italiano, al quale anche l’Ematologia di Humanitas ha partecipato, ha segnalato, già nella prima ondata della pandemia, una mortalità complessiva del 37% tra i pazienti con tumori ematologici che hanno contratto l’infezione da SARS-CoV-2. Recentemente, una meta-analisi su oltre 3.000 pazienti di casistiche internazionali ha confermato un rischio di mortalità del 34% tra i pazienti onco-ematologici che contraggono SARS-CoV-2. Bisogna inoltre tenere in considerazione che questo rischio di mortalità raggiunge livelli più elevati in relazione a malattie specifiche e in base all’età. È quindi fortemente raccomandato che i pazienti onco-ematologici siano sottoposti alla vaccinazione anti COVID-19”, spiega il professor Carlo-Stella.
“Bisogna comunque ricordare che, a oggi, non vi è nessuna priorità di accesso alla vaccinazione anti COVID-19 per i pazienti onco-ematologici. L’auspicio è che il vaccino venga reso al più presto disponibile con un preferenziale per i pazienti onco-ematologici. Le Società Italiana di Ematologia (SIE) assieme al Gruppo Italiano Trapianto di Midollo Osseo (GITMO) ha elaborato numerosi documenti e fatto i passi istituzionali necessari a livello del Governo, di enti regolatori e di commissioni scientifiche, chiedendo l’accesso al vaccino per i pazienti con tumori del sangue”.
Vaccino e farmaci anti-tumorali: quali interazioni?
Esiste un rischio di interazioni pericolose tra il vaccino contro COVID-19 e i farmaci antitumorali?
“I dati oggi disponibili dimostrano con chiarezza che i vaccini anti-SARS-CoV-2 hanno un’efficacia elevata ed effetti collaterali modesti, per cui è fortemente opportuno vaccinare i pazienti onco-ematologici, proprio per ridurre i rischi che potrebbero manifestarsi contraendo il virus SARS-CoV-2.
I pazienti in trattamento chemioterapico non presentano aumentato rischio di effetti collaterali. Tuttavia, può esserci la probabilità – che varia da paziente a paziente, da malattia a malattia, da farmaco a farmaco – che la vaccinazione eseguita in corso di chemioterapia sia meno efficace. Questo perché i trattamenti immunosoppressori riducono la capacità del sistema immunitario di rispondere al vaccino.
Per i pazienti che stanno per iniziare un programma di chemioterapia, se la malattia non richiede l’inizio urgente della chemioterapia e consente di rinviare l’inizio del trattamento di tre o quattro settimane, i pazienti dovrebbero venire vaccinati prima dell’inizio della chemioterapia, perché è altamente probabile che prima di iniziare la chemioterapia la risposta del loro sistema immunitario possa indurre una protezione anti-virale.
I pazienti onco-ematologici che hanno concluso la chemioterapia o che hanno ricevuto un trapianto di midollo con cellule staminali da almeno tre mesi dovrebbero sottoporsi a vaccinazione nei mesi immediatamente successivi”, prosegue il professore.
Humanitas Cancer Center: sempre dalla parte dei pazienti
Humanitas Cancer Center non ha mai interrotto la sua attività, né durante la prima, né durante la seconda ondata della pandemia COVID-19. La salute dei pazienti oncologici, infatti, non può aspettare i tempi del virus e tutti gli sforzi ospedalieri devono essere tesi a tutelarla.
“Sarebbe molto importante che il vaccino venisse reso disponibile prioritariamente per i pazienti oncologici e onco-ematologici, che rappresentano una categoria più fragile. Le società scientifiche italiane, tra cui la Società Italiana di Ematologia, si stanno muovendo attivamente e di concerto per cercare di trovare soluzioni in questo senso e garantire un accesso al vaccino il più precoce possibile, per i pazienti fragili in generale e per i pazienti onco-ematologici in particolare”, conclude il professor Carlo-Stella.
“Arrivano i nostri”: il primo podcast di Humanitas dedicato alla vaccinazione anti COVID-19
Humanitas ha realizzato “Arrivano i nostri”, una serie di podcast dedicati ai pazienti per prepararli alla campagna di vaccinazione nazionale anti COVID-19 rispondendo ai dubbi e alle paure grazie alla voce di medici e ricercatori.
Ascolta l’episodio con il professor Carlo-Stella:
Ascolta “I pazienti onco-ematologici possono vaccinarsi contro covid-19?” su Spreaker.
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