La corsa è una delle attività sportive più comuni, può capitare però che si avvertano crampi e dolori al polpaccio. A cosa può essere dovuto? Ha risposto in un’intervista al Corriere della Sera, il dottor Stefano Respizzi, Direttore della Riabilitazione Ortopedica in Humanitas.
“La prima cosa da fare è guardare la forma delle gambe, per verificare che non siano presenti un ginocchio varo o valgo, perché in questi casi è possibile che si creino sovraccarichi durante la corsa.
Una volta escluse queste eventualità vanno analizzati con molta attenzione i piedi, perché un conto è usarli per camminare, un altro per correre. Innanzitutto ne va verificata la forma: c’è un piede cavo? Oppure piatto? Non ci sarà un alluce valgo? In altre parole ne va analizzato l’appoggio”.
L’aiuto del podoscopio
“A questo scopo, oggi si possono fare studi molti precisi con l’aiuto del podoscopio, uno strumento costituito da una pedana trasparente sulla quale sale il paziente, e che consente un’analisi estremamente precisa dell’impronta del piede riflessa.
Con queste informazioni, un bravo tecnico ortopedico potrà eventualmente realizzare un plantare ad hoc che corregga l’appoggio, riducendo i carichi sbagliati”.
Il ruolo delle scarpe
“Casi di questo tipo sono molto più comuni di quel che si possa pensare, perché, in teoria, noi dovremmo andare in giro a piedi nudi, il che ovviamente non è né possibile né consigliabile in generale, ma le scarpe oltre a proteggere le nostre estremità inferiori le costringono a volte a posture innaturali, come nel caso delle scarpe con tacchi molto alti. Infatti, non a caso, l’alluce valgo viene riscontrato piuttosto di frequente nelle runner. Il loro piede spesso non regge il cambio tra la postura con i tacchi e quella, assai diversa, con una scarpa da running”.
Le condizioni cliniche generali
“Una volta messa a fuoco la condizione di ginocchia e piedi, se non si è riscontrata alcuna anomalia, in un caso come questo, è opportuno valutare la forza che i muscoli delle gambe riescono a esprimere, controllando che ci sia simmetria tra destra e sinistra.
Ulteriore passaggio importante è un’analisi clinica generale. Anche se non si hanno problemi di resistenza, è sempre meglio controllare pressione del sangue, glicemia e gli altri parametri metabolici che possono influenzare il lavoro e l’efficienza dei muscoli. A questo punto, di solito si è in grado di individuare il problema e di risolverlo, spesso con soluzioni relativamente semplici come i plantari”.
Esami sempre più sofisticati
“Da poco tempo, volendo, si può ricorrere anche ad analisi più sofisticate (usate per gli sportivi professionisti, ma che possono essere utili anche per quelli amatoriali), mediante sistemi che permettono di analizzare tutto in modo dinamico e non solo statico.
Si fa salire il paziente su una particolare pedana e si riprende ogni suo gesto con le telecamere, poste strategicamente per analizzare il movimento nello spazio.
La persona, inoltre, ha davanti a sé un grande schermo che le permette di seguire i propri gesti. In questo modo, con l’aiuto degli specialisti, può rendersi conto anche visivamente degli eventuali errori che compie o dei suoi vizi posturali. Questo non serve solo alla diagnosi del problema, ma anche alla cura, perché osservando il movimento è possibile coinvolgere il cervello nel processo di correzione: il movimento da inconscio diventa conscio e così si possono adottare strategie migliorative che vengono introiettate fino a diventare, negli auspici, automatiche”, ha concluso il dott. Respizzi.
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