Ogni anno, quasi 137mila persone ricevono una diagnosi di tumore del colon retto, una malattia che può essere prevenuta o diagnosticata precocemente, con ripercussioni importanti sull’efficacia delle cure, grazie alla colonscopia di screening.
Lo screening del colon retto è uno degli ambiti di maggior impegno dell’endoscopia moderna. È così infatti possibile individuare i polipi, i precursori del cancro del colon retto; sebbene non tutti i polipi evolvano in tumore, sappiamo che tutti i tumori originano da un polipo e pertanto la loro individuazione e rimozione è fondamentale per la prevenzione del tumore del colon retto. I polipi però non vengono sempre rilevati durante lo screening: molti infatti sono piatti o sottili e dunque di difficile identificazione.
I risultati dello studio guidato dal prof. Repici
Un nuovo studio però ha messo in luce come l’ingestione di una compressa colorante blu nel corso della preparazione intestinale per la colonscopia, potrebbe essere di aiuto nella diagnosi precoce. Il colorante blu ha infatti aumentato il tasso di individuazione dei polipi di quasi il 9%.
Lo studio vede come primo autore il professor Alessandro Repici, Responsabile di endoscopia digestiva in Humanitas e docente di Humanitas University, e verrà presentato in occasione della Digestive Disease Week, che si terrà a Washington dal 2 al 5 giugno prossimi.
“L’identificazione delle lesioni cancerose e pre-cancerose è della massima importanza per prevenire il tumore del colon retto e il nostro studio ha permesso ai gastroenterologi di individuare e rimuovere meglio polipi difficili da vedere”, ha commentato lo specialista.
Le fasi dello studio
Lo studio ha coinvolto 1.205 pazienti in attesa di colonscopia in 20 centri in tutto il mondo. Ciascun paziente è stato assegnato in modo casuale a uno dei tre gruppi: coloro che in fase di preparazione hanno ricevuto una dose completa del farmaco (Methylene Blue MMX); coloro che hanno ricevuto un placebo e quelli che hanno ricevuto metà dose del farmaco in oggetto. Il terzo gruppo non era parte dell’analisi, ma serviva per rendere più difficile ai medici partecipanti l’individuazione dei pazienti inseriti nel gruppo che riceveva la compressa colorante.
Cosa è emerso?
Nei pazienti che in fase di preparazione hanno assunto l’intera dose della compressa, adenomi, polipi o carcinomi sono stati riscontrati nel 56,3% dei casi. Nel gruppo placebo, che utilizzava lo standard di cura, adenomi e carcinomi sono stati identificati nel 47,8% dei pazienti. Altre lesioni piatte e piccole (meno di 5 millimetri) sono state individuate nei pazienti trattati con Methylene Blue MMX. A parte gli effetti collaterali previsti, come l’espulsione di feci blu e un’alterazione del colore delle urine, meno del 6% dei pazienti ha riportato lievi effetti avversi legati all’assunzione della compressa.
“L’utilizzo di colorante blu non è un concetto nuovo, ma il fatto che questa tecnologia ora si presenti sotto forma di compressa è un grande passo avanti. Questo farmaco migliora le possibilità diagnostiche senza rischi per il paziente e senza aumentare i tempi di lavoro degli endoscopisti”, ha precisato il prof. Repici.
La Digestive Disease Week
Il professor Alessandro Repici e il dottor Michael Wallace presenteranno i dati dello studio “Methylene Blue MMX increases adenoma detection rate in screening and surveillance colonoscopy – a multi-centre, multinational, placebo controlled, randomized, double-blind at randomization, parallel-group, phase III study”, domenica 3 giugno a Washington, in occasione della Digestive Disease Week, il principale meeting internazionale di medici, ricercatori e accademici nei settori della gastroenterologia, dell’epatologia, dell’endoscopia e della chirurgia gastrointestinale.
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