La chirurgia refrattiva è una tecnica che permette di correggere i difetti della vista, come la miopia, l’astigmatismo e l’ipermetropia. Ma non tutte le persone sono idonee a questo tipo di intervento: l’idoneità si può stabilire solo con una serie di esami strumentali e un’approfondita visita clinica. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Maria Ingrid Torres Munoz, Referente per la Chirurgia refrattiva di Humanitas.
Dopo quali accertamenti una persona saprà se è idonea?
“Occorrono esami accurati, che si basano sulla visita del paziente attraverso l’uso della nostra tecnologia, che è molto avanzata. Gli esami principali sono l’anamnesi, lo studio della cornea con la topografia corneale e la tomografia corneale, e l’aberrometria. Inoltre, si studiano le cellule dell’endotelio della cornea, si esaminano il cristallino, la cornea, il film lacrimale, la retina e si esegue l’esame della motilità oculare con la visita ortottica.”
Su quali persone si effettua questo tipo di intervento?
“Le persone che si sottopongono alla chirurgia refrattiva sono soggetti sani, che presentano un difetto visivo. Sono individui abituati a portare gli occhiali o le lenti a contatto ma che desiderano migliorare la propria vista e, quindi, la qualità della loro vita. Uno screening approfondito per intervenire sulla vista di pazienti sani è la chiave del successo della nostra chirurgia.”
Quali tecnologie sono disponibili in Humanitas per la diagnosi?
“Attualmente in Humanitas disponiamo delle tecnologie più avanzate presenti sul mercato. Abbiamo sia i migliori topografi sia le apparecchiature tomografiche più avanzate; queste ultime, attraverso la scannerizzazione della cornea, studiano il rapporto tra la superficie anteriore corneale e quella posteriore e forniscono una mappa di spessore corneale. Inoltre, disponiamo di aberrometri che valutano le aberrazioni ottiche.
Per alcuni pazienti possono essere necessari esami più approfonditi, come lo studio della biomeccanica corneale e l’OCT (tomografia a coerenza ottica) del segmento della cornea con lo studio dell’epitelio.”
Come ci si comporta di fronte a casi di dubbia idoneità?
“Purtroppo non tutti i pazienti risultano idonei alla chirurgia refrattiva. Nei casi dubbi il paziente deve sottoporsi a uno studio della durata di uno, due o tre anni. In questo periodo si potrà valutare la sua idoneità in funzione dei possibili cambiamenti dei parametri corneali.
Nei casi in cui non siamo in grado di fornire un’elevata percentuale di sicurezza per l’idoneità, eseguiamo esami aggiuntivi, come lo studio della biomeccanica corneale. Grazie a essa è possibile verificare la resistenza, cioè come si comporta la cornea in seguito a determinate condizioni, e ricavare un’informazione in più per stabilire l’idoneità del paziente.”
Fino a che età si può essere operati?
“L’età non è il criterio più importante. Per quanto riguarda i difetti della vista, la parola chiave è “stabilità”. Essa si raggiunge dopo i 18 anni, ma per alcuni difetti dopo i 25-26 anni di età.
Non esiste, invece, un limite di età massima: tali interventi, infatti, vengono proposti anche a pazienti già operati di cataratta.”
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