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Chirurgia mininvasiva per l’ostruzione delle vie lacrimali

La stenosi delle vie lacrimali, congenita o più frequentemente acquisita, è una patologia frequente, che si caratterizza per una lacrimazione incontrollata (tecnicamente il sintomo si definisce “epifora”). L’epifora è determinata dall’impedimento nel passaggio della lacrima dall’occhio attraverso i puntini lacrimali al sacco lacrimale e al dotto naso-lacrimale, scavato nella parete laterale del naso, fino al naso stesso (meato inferiore). La stenosi della via lacrimale può a sua volta infiammare il sacco lacrimale (dacriocistite) presentandosi come un arrossamento costante della congiuntiva, proprio come una congiuntivite virale o batterica, condizione con la quale spesso viene confusa. Come ci spiega il dott. Luca Malvezzi, specialista in otorinolaringoiatra e chirurgia cervico-facciale di Humanitas, è possibile curare questi disturbi con un intervento chirurgico endoscopico, che prevede una sola notte di ricovero e nessuna cicatrice visibile sul volto.

Come si svolge l’intervento?

La chirurgia delle vie lacrimali tradizionalmente viene eseguita dal solo oculista con un accesso esterno, che prevede una cicatrice sulla piramide nasale poco al di sotto del canto mediale, ovvero l’angolo interno dei nostri occhi, dove hanno sede i puntini lacrimali, che raccolgono le lacrime prodotte dalla ghiandola lacrimale e le portano nella parte inferiore del naso, lungo la parete laterale nasale. Negli corso degli anni sono state introdotte diverse variazioni a questa chirurgia e nei centri come Humanitas, dove è particolarmente stimolante la gestione multidisciplinare della patologia, l’intervento viene realizzato con la collaborazione fra oculisti e otorinolaringoiatri, senza accessi esterni, ma con tecnica endoscopica endo-nasale. L’approccio multidisciplinare che, nel corso degli anni, ha portato a realizzare oltre 400 procedure chirurgiche, è fondamentale per la corretta diagnosi della patologia, in aggiunta, ha permesso di affinare la tecnica chirurgica oggi sempre più target sulla via lacrimale, come si usa dire “mini-invasiva”; allo stesso tempo ha permesso di correggere la contestuale patologia rinosinusale spesso associata alla stenosi della via lacrimale, diversamente non correggibile nel caso intervenga il solo oculista, e naturalmente ci ha concesso di seguire nel modo migliore i pazienti operati. “Non meno importante ricordare, che, grazie all’esperienza acquisita, insieme ai colleghi oculisti abbiamo organizzato numerosi corsi monotematici di didattica sulla tecnica chirurgica, ospitato diversi colleghi da istruire ed è tutt’ora in programma in Humanitas un corso di dissezione anatomica con specifiche sessioni didattiche sulla chirurgia delle vie lacrimali”, spiega il dott. Malvezzi.

Da un punto di visita tecnico in cosa consiste l’intervento sulla via lacrimale?

“In poche parole questo intervento poterebbe essere definito come un intervento idraulico“, continua il dott. Malvezzi. “Per semplificare, immaginiamo la via lacrimale come una strada che origina dai puntini lacrimali, i quali attraverso un meccanismo di suzione raccolgono le lacrime, le portano a un punto di raccordo, come il bacino di un acquedotto, ovvero il sacco lacrimale, e poi dal sacco lacrimale la lacrima viene spinta del dotto naso lacrimale fino al naso; tutta la via lacrimale come in precedenza ricordato è scavata nella parete laterale nasale, non a caso quando piangiamo per un’emozione o un dolore il naso si congestiona”. “La stenosi interessa nella stragrande maggiorante dei casi il dotto naso lacrimale, quindi la parte distale della via lacrimale. Dopo un attento studio radiologico del massiccio facciale condotto con TC, siamo in grado di intervenire selettivamente sul sacco lacrimale, non aprendolo dalla cute del naso verso la parte interna del naso stesso, ma, con l’aiuto degli endoscopici, direttamente dalla mucosa nasale senza alcun accesso esterno e cicatrice visibile. La procedura chirurgica, che, se isolata al solo sacco lacrimale, ha una durata di circa 20 minuti, viene eseguita con una leggere anestesia generale, utile per aumentare la precisione chirurgica in campo esangue; non necessita di alcun posizionamento di tampone nasale, e prevede un ospedalizzazione di una notte se l’intervento viene eseguito nelle ore pomeridiane. Diversamente, in caso d‘intervento eseguito la mattina, il paziente può essere dimesso nel fine pomeriggio”.

“La gestione multidisciplinare del paziente – precisa il dott. Malvezzi – non coinvolge unicamente oculista e otorinolaringoiatra. Infatti, non è affatto trascurabile il ruolo del radiologo nello studio anatomico del massiccio facciale; la collaborazione e condivisione, in particolare dei casi complicati, hanno permesso a tutti noi di crescere e migliorare le nostre performance. Così come non è affatto trascurabile il ruolo dei colleghi anestesisti, grazie ai quali le procedure chirurgiche si svolgono in massima sicurezza e comfort post-operatorio per i pazienti”.

Con l’intervento chirurgico la stenosi viene risolta in modo definitivo?

“L’intervento chirurgico risolve definitivamente la stenosi in percentuale molto alta e con ciò risolve le infezioni ricorrenti o croniche, che possono esporre l’occhio del paziente a problematiche serie. La soddisfazione nel controllo della lacrimazione non è, purtroppo, sempre altissima. In alcuni casi l’epifora può persistere, anche se in modo incostante, ad esempio infastidire in una giornata ventosa. La ragione spesso è secondaria al fatto di aver avuto molte infezioni a carico della via lacrimale e alla successivo sfiancamento del meccanismo fisiologico, che fa procedere la lacrima dal sacco lacrimale al dotto nasolacrimale. Quindi, come spesso accade in medicina, la prevenzione è ancora più importante della cura: il pronto riconoscimento di uno stato morboso subdolo è necessario per evitare di incorrere in una situazione di cronicizzazione del problema”.

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