La chirurgia del rachide può avvalersi oggi di una tecnologia avanzata e molto sofisticata, dalla precisione millimetrica, in grado di affiancarsi all’abilità del chirurgo. Se ne è parlato in una puntata di Unomattina, con ospite in studio il dottor Maurizio Fornari, Responsabile di Neurochirurgia in Humanitas.
Che cos’è la tecnologia O-arm?
La tecnologia O-arm consente di simulare l’atto chirurgico poco prima che venga effettuato, permettendo così di verificarne la corretta impostazione e aumentarne la precisione.
Questa tecnologia permette di avere uno strumento diagnostico in grado di acquisire immagini durante l’intervento; si tratta di scansioni similari alla TAC che vengono trasferite a un sistema di neuro-navigazione e forniscono così una simulazione di ciò che i chirurghi stanno per compiere. Per esempio, in chirurgia vertebrale posizionare una vite è molto più facile in quanto il chirurgo vede la traiettoria che ha ideato e ne verifica la sicurezza ovvero i rapporti con i vasi, il midollo o le strutture nervose.
Quali elementi compongono questa tecnologia?
Gli elementi principali sono due: l’O-arm, un sofisticato amplificatore di brillanza che grazie alla sua capacità di acquisire immagini a 360° garantisce la capacità di ricostituire un’anatomia in tre dimensioni e un sistema di neuro-navigazione, dove queste immagini vengono trasferite e rielaborate. Grazie poi a un sistema a telecamera a infrarossi è possibile visualizzare gli strumenti chirurgici e quindi verificare la procedura.
La tecnologia O-Arm è un’evoluzione del sistema di navigazione base che permette in chirurgia vertebrale di fondere immagini diagnostiche preoperatorie (come risonanza magnetica o angiotac per lo studio dei vasi) e acquisirle con la tac intraoperatoria. Particolarmente utile negli interventi complessi come tumori cervicali o fratture cervicali dove i rapporti anatomici risultano essere molto alterati.
La colonna cervicale, una struttura delicata ma dall’enorme mobilità
Il dottor Maurizio Fornari ha sottolineato come la colonna cervicale sia una struttura di infinita delicatezza, contiene il midollo spinale e funge da passaggio tra la testa stessa (occipite) e il resto della colonna spinale. Si tratta di una struttura che compie decine di migliaia di movimenti in una sola giornata. L’enorme mobilità genera un’usura della colonna, in particolare dei dischi, può così si innescarsi una catena che porta alla mielopatia da discartrosi: una compressione del midollo spinale legata a becchi ossei che riducono il canale.
Come si interviene?
Il processo di proliferazione dell’osso e di degenerazione dei dischi restringe il canale al punto da generare una compressione del midollo e una sua sofferenza, con conseguenti problemi a braccia e gambe. Con la microchirurgia si è in grado adesso di decomprimere perfettamente il canale e liberare il midollo. Molte nuove tecnologie, associate anche alle tecniche di navigazione, rendono molto più estesa la decompressione e anche più facile, precisa ed efficace funzionalmente la ricostruzione.
Sono interventi che durano al massimo un paio di ore e non causano danni neurologici al paziente, ma anzi ripristinano le funzioni.
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