Una ricerca condotta da Humanitas e dall’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna apre nuove possibilità per la ricostruzione di alcune parti della cuffia dei rotatori della spalla.
L’evoluzione della chirurgia ricostruttiva per la cura delle patologie articolari della spalla ha aperto nuovi approcci terapeutici, ad esempio per il trattamento della rottura dei tendini della cuffia dei rotatori. Questa è una parte anatomica dell’articolazione della spalla formata dall’insieme dei tendini di quattro muscoli (sovraspinato, sottospinato, piccolo rotondo, sottoscapolare) che collega l’omero con la scapola, consentendo l’elevazione e la rotazione del braccio. In particolare, una ricerca condotta dall’Istituto Clinico Humanitas e dall’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna apre nuove possibilità per la ricostruzione ‘biologica’ dei tendini, evitando il rischio di rigetto e permettendo una completa guarigione. Ne parliamo con il dott. Alessandro Castagna, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia della Spalla presso Humanitas.
Quali sono le caratteristiche principali di questa patologia?
“La rottura dei tendini della cuffia dei rotatori rappresenta un frequente problema della spalla, che si manifesta soprattutto con il passare degli anni a causa del graduale deterioramento della qualità del tessuto, conseguente a traumi e microtraumi ripetuti. I sintomi principali sono dolore e una progressiva perdita di forza nell’alzare il braccio. Una diagnosi tardiva può portare a retrazione dei tendini e atrofia dei muscoli fino a rendere impossibile o poco efficace la loro riparazione chirurgica”.
Quali sono le attuali soluzioni terapeutiche?
“Quando la retrazione e l’atrofia conseguenti a una rottura di vecchia data rendono impossibile o inefficace la riparazione diretta del danno, fino ad oggi l’unica opzione era rappresentata da interventi invasivi, come il prelievo di parti di muscolo dal corpo e la loro trasposizione alla spalla (transfer muscolo-tendineo). In passato vennero utilizzate protesi particolari in materiali sintetici. Ma la ricostruzione ‘biologica’ dei tendini finora era materialmente impossibile, a causa della mancanza di ‘stoffa’ sufficiente per eseguire un ‘rammendo’ efficace”.
Quali novità ci sono?
“L’evoluzione delle tecnologie moderne ha consentito di purificare e preparare tessuti biologici con varie funzioni, tra queste anche materiale biologico per ricostruire i tendini e facilitarne la guarigione. La ricerca – ora in sperimentazione – consiste nell’utilizzo di sottilissime porzioni di cute purificate dalle cellule che possono potenzialmente generare reazioni di intolleranza. Il tessuto ‘decellularizzato’ viene poi impiantato come rinforzo o sostituto dei tendini lesionati. La funzione principale di questo innesto è simile a quella di un’impalcatura: il tessuto viene ‘riabitato’ dalle cellule dell’organismo che attrae, consentendo una guarigione prima non possibile”.
Uno di questi tessuti è stato messo a punto grazie ad uno studio realizzato presso l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, in collaborazione con il dott. Alessandro Castagna, che vede Humanitas come centro pilota per la sperimentazione finale. La nuova tecnica, brevettata dall’Istituto Rizzoli e dall’Azienda USL di Cesena, potrà essere impiegata inoltre nella cura di pazienti con ferite cutanee, che hanno subito interventi all’apparato locomotore e, in futuro, grandi ustionati.
Di Alessio Pecollo
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