La carotide è una delle arterie principali del corpo umano, deputata a rifornire di sangue la testa e il collo.
Si parla di stenosi carotidea in presenza di un restringimento della carotide causato da ispessimenti della parete (le cosiddette placche), che ostruiscono i vasi sanguigni e che inficiano il corretto apporto di sangue al cervello.
La stenosi carotidea può essere asintomatica e pertanto non essere individuata finché la situazione non è già grave, come accade per esempio in caso di ictus cerebrale (in cui una zona del cervello non riceve più ossigeno) o di attacco ischemico transitorio (o TIA – una temporanea mancanza di sangue al cervello).
Parliamo di stenosi carotidea con la professoressa Mariagrazia Bordoni, responsabile della Chirurgia Venosa Complessa e degli Accessi presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas Rozzano e specialista in chirurgia vascolare presso i centri medici Humanitas Medical Care.
Stenosi carotidea: i sintomi
La stenosi carotidea è molto spesso asintomatica. Quando i sintomi si manifestano, possono essere già piuttosto severi e non sempre sono reversibili.
Sono disturbi legati a uno scarso flusso di sangue in alcune aree cerebrali, che si presentano in forma anche molto differente tra loro: possono aversi sintomi come difficoltà a parlare, difficoltà a muovere un braccio, a muovere una gamba o entrambe, fino ad arrivare a quadri di manifestazione molto complessi.
I disturbi possono anche risolversi nel giro di pochi minuti (come nel caso di attacco ischemico transitorio – TIA), ma spesso provocano un danno permanente.
Carotide: le cause del restringimento
La principale causa della stenosi carotidea è l’aterosclerosi, una malattia della parete delle arterie causata dall’accumulo di colesterolo, grassi e altri depositi di materiale, con la conseguente formazione di placche e minor elasticità della parete.
In alcuni casi la placca cresce a tal punto da chiudere completamente l’arteria, impedendo in questo modo il flusso del sangue; in altri, la placca è formata da materiale piuttosto friabile dal quale possono staccarsi alcuni frammenti che finiscono nel sangue e raggiungono il cervello, andando a chiudere le arterie più piccole. In entrambi i casi il risultato è una riduzione di flusso di sangue al cervello e l’origine di un’ischemia.
I principali fattori di rischio che favoriscono l’aterosclerosi e dunque espongono a un maggior rischio di stenosi carotidea sono:
- fumo
- ipertensione
- colesterolo alto
- obesità
- sedentarietà
- età
- familiarità
- diabete.
Le persone adulte che presentano importanti fattori di rischio o che hanno avuto già problemi cardiovascolari devono essere indirizzati a uno screening anche del distretto arterioso delle carotide.
Cardiologo, chirurgo vascolare e diabetologo nel corso della visita valuteranno la possibilità che ci sia un interessamento delle carotidi in base alla storia clinica e alla presenza dei fattori di rischio.
In assenza di precedenti significativi e nel caso in cui il paziente abbia superato i 45-50 anni di età, si potrà sottoporre a una visita di valutazione iniziale da parte del chirurgo vascolare. In caso sia seguito periodicamente dal cardiologo o dal diabetologo, saranno questi specialisti a indicare se e quando un controllo sarà opportuno.
Ecocolordoppler dei tronchi sovraortici: come funziona l’esame
L’esame che consente una diagnosi precisa sulla presenza e sull’entità di una stenosi della carotide è l’ecocolordoppler dei tronchi sovraortici.
L’ecocolordoppler è un esame ecografico che studia la struttura della parete delle arterie e controlla il flusso di sangue al suo interno. Consente di riconoscere la presenza di placche, la loro caratteristica, la percentuale di stenosi che causano e l’eventuale variazione al flusso di sangue. Questi dati, associati alla visita del paziente, permettono di indirizzare verso la corretta terapia e i controlli necessari.
Un approfondimento, generalmente con una angio TC dei vasi del collo, è necessario solo in casi particolari o di dubbio diagnostico.
Come curare la stenosi carotidea?
In caso di stenosi asintomatica occorre innanzitutto tenere sotto controllo i fattori rischio. Pertanto è necessario:
- tenere sotto controllo la pressione, il colesterolo e la glicemia
- mantenere un buon livello di attività fisica
- controllare il peso corporeo
- smettere di fumare.
Se la stenosi supera il 70%, le linee guida suggeriscono un trattamento chirurgico oppure endovascolare (usando cateteri e stent, come per le arterie coronarie), a seconda delle caratteristiche del paziente, della sua storia clinica e delle caratteristiche della placca e dell’arteria da trattare.
Il trattamento di stenosi che hanno provocato sintomi è più complesso: in presenza di attacco ischemico transitorio o ictus la decisione per un eventuale trattamento nasce dal confronto multidisciplinare tra neurologi, che in genere per primi vedono il paziente, chirurghi vascolari e neuroradiologi.
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