Le CAR-T sono un trattamento onco-ematologico innovativo, basato sui linfociti T e rivolto ai pazienti interessati da linfomi diffusi a grandi cellule B e linfomi primitivi del mediastino che non rispondono ai trattamenti convenzionali o ai pazienti con leucemie linfoblastiche acute.
La terapia CAR-T ha migliorato l’aspettativa di vita di questi pazienti e, grazie all’attività di ricerca, rappresenterà presto una nuova via di cura anche per pazienti affetti da altre tipologie di tumore.
Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Stefania Bramanti, ematologa e Responsabile del progetto CAR-T di Humanitas.
Come funziona la terapia CAR-T?
“La terapia CAR-T funziona grazie alle cellule del sistema immunitario del paziente affetto da linfoma. Al paziente viene infatti prelevato il sangue e, dunque, attraverso un separatore cellulare vengono raccolti i suoi linfociti. Questi vengono poi inviati ad appositi laboratori che vi inseriscono all’interno il recettore CAR (Chimeric Antigen Receptor) in grado di riconoscere le cellule del linfoma. Dopo circa 3-4 settimane i linfociti CAR-T ritornano presso il centro che li ha richiesti e possono essere somministrati al paziente tramite infusione.
In questo modo è possibile sfruttare la capacità acquisita dai linfociti T di riconoscere e uccidere selettivamente le cellule del linfoma ed evitare gli effetti collaterali della chemioterapia, che oltre al tumore va a colpire anche le cellule sane del paziente.
La terapia CAR-T ha una percentuale di successo molto alta e ha aumentato sensibilmente l’aspettativa di vita dei pazienti che possono accedervi”, spiega la dottoressa Bramanti.
CAR-T Unit Humanitas: un centro di formazione europeo
“Il programma CAR-T non si è fermato con la pandemia COVID-19, così come l’attività di Humanitas Cancer Center. Anzi, la CAR-T Unit di Humanitas non solo ha continuato a trattare i suoi pazienti secondo le tempistiche corrette di intervento, ma è diventata anche centro di formazione europeo per la terapia.
In Humanitas il programma CAR-t è inserito all’interno del programma trapianto, mantenendo però una corsia dedicata. Il fattore tempo, infatti, è molto importante per i pazienti affetti da questi linfomi, a maggior ragione in un quadro di pandemia COVID-19. Il tempo che è necessario alla produzione e al viaggio del ‘farmaco vivente’ e il tempo della malattia in progressione vanno uno contro l’altro ed è quindi la tempestività nell’identificare e avviare il paziente a trattamento che fa la differenza”, approfondisce la specialista..
Terapie del futuro: possibili grazie alla Ricerca CAR-T
“La Ricerca sulla terapia CAR-T ha inoltre aperto la strada a nuove possibilità di intervento su altre tipologie di tumore. Si parla infatti di utilizzare la stessa tecnologia anche per il trattamenti dei linfomi di Hodgkin, dei tumori solidi e dei sarcomi. È dunque attivo un programma sperimentale, che va ad affiancare il programma tradizionale di utilizzo delle cellule CAR-T”, conclude la dottoressa Bramanti.
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