Si conclude questa settimana il viaggio nel mondo delle malattie autoimmuni. Il dottor Giovanni Covini, specialista in medicina generale ed epatologia in Humanitas, spiega le caratteristiche di altre due patologie, anch’esse più frequenti nelle donne. Si tratta sempre di malattie croniche che richiedono costanti trattamenti terapeutici e controlli mirati.
Malattie autoimmuni della Tiroide
Si tratta di due malattie, la tiroidite di Hashimoto e il morbo di Basedow detto anche malattia di Graves. Sono dovute una alla distruzione l’altra alla stimolazione del tessuto della tiroide, ciò che porta a fenomeni di diminuita o esaltata attività della ghiandola. I sintomi sono aspecifici e si possono manifestare in progressione o improvvisamente. In caso di ipotiroidismo si prova senso di affaticamento, rallentamento psico-motorio, abbassamento della pressione sanguigna e bradicardia (rallentamento del battito cardiaco), intolleranza al freddo, debolezza, cambiamenti nella struttura e nella quantità di capelli, aumento di peso, stipsi. Nell’ipertiroidismo, invece, i sintomi sono opposti e si osserva, assieme a una esaltazione generale del metabolismo, la protrusione dei bulbi oculari.
Come vengono diagnosticate
Si ricercano e si dosano le frazioni libere degli ormoni tiroidei FT3 e FT4 e l’ormone TSH tireostimolante. Nella tiroidite di Hashimoto si ricercano gli anticorpi antimicrosomiali, elevati nel 95% dei casi, antitireoglobulina e antiperossidasi. I sintomi di ipotiroidismo sono controllati mediante una terapia in pillole che ripristina l’ormone tiroideo e il cui dosaggio viene personalizzato caso per caso. Per trattare la malattia di Graves si effettua, se la tiroide presenta un marcato aumento di dimensioni, la sua distruzione con iodio radioattivo o la sua asportazione chirurgica. Nei casi più lievi si somministra un farmaco a base di tiamazolo che blocca la produzione di ormoni da parte della ghiandola. Le malattie autoimmuni della tiroide si manifestano soprattutto nel sesso femminile, e interessano almeno 4 donne su 100; frequentemente si riscontrano in famiglie dove siano già presenti disturbi autoimmuni. Il morbo di Basedow, in particolare, colpisce il sesso femminile con un rapporto di 7:1 rispetto a quello maschile.
Sclerodermia
Chiamata anche sclerosi sistemica, questa malattia autoimmune è cronica e progressiva, e si manifesta con un ispessimento della pelle e dei vasi sanguigni. È dovuta ad una produzione abnorme di collagene che in seguito si indurisce. Essa colpisce soprattutto l’apparato gastrointestinale, i polmoni, i reni e il cuore. Solo di alcune sostanze chimiche si è riconosciuta una responsabilità nello scatenare la malattia. Questi fattori causali stimolano in modo anomalo il sistema immunitario, il quale a sua volta aggredisce e danneggia i piccoli vasi sanguigni e il tessuto connettivo. Quasi tutti i pazienti con sclerodermia presentano il fenomeno di Raynaud, che consiste in spasmi dei vasi sanguigni delle dita delle mani e dei piedi. I sintomi del Raynaud includono anche un’aumentata sensibilità delle dita al freddo, il cambio del colore della pelle, dolore e occasionalmente ulcerazioni della punta delle dita stesse. L’ispessimento dei vasi e della pelle dovuto alla sclerodermia può causare la diminuzione o la perdita della motilità, l’accorciamento del respiro e, più raramente, il mancato funzionamento dei reni, del cuore o dei polmoni.
Alcune caratteristiche
Si stima che in Italia siano circa 50.000 le persone affette da una delle varie forme di sclerodermia. Quasi tutte gli individui colpiti dalla malattia sono di sesso femminile, con un rapporto uomini – donne di 2:8 circa. L’età in cui la malattia si manifesta con maggiore frequenza è tra i 30 e i 50 anni, anche se può insorgere in qualunque momento della vita. Nel sangue di chi è affetto da sclerodermia si ritrovano caratteristici autoanticorpi diretti contro alcuni costituenti del nucleo cellulare. Nel caso di malattia conclamata la diagnosi è facilitata dalla presenza di caratteristiche lesioni cutanee. Quando però le manifestazioni sono meno evidenti, si ricorre alla ricerca degli specifici autoanticorpi . Attualmente non si dispone di una terapia risolutiva per questa malattia; i farmaci utilizzati puntano piuttosto a mitigare i sintomi che essa provoca. Per il fenomeno di Raynaud, ad esempio, vengono utilizzati dei potenti vasodilatatori.
A cura di Giorgia Diana
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