La cosiddetta “patologia di cuffia” è molto frequente, sia nei giovani, a causa di un trauma, sia nelle persone di mezza età, per sollecitazioni generalmente lavorative, sia negli anziani, per gli aspetti degenerativi. Questa patologia può manifestarsi con la semplice infiammazione, la lesione parziale oppure la rottura completa della cuffia, che se trascurata rischia di evolvere in rottura massiva che può anche indurre modificazioni strutturali del muscolo interessato non più reversibili.
Il dott. Alessandro Castagna, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia di spalla, gomito e piede, ha ospitato in Humanitas Sumant Krishnan, da Dallas, uno dei massimi esperti di questa chirurgia.
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Krishnan ha sviluppato tecniche chirurgiche innovative nell’ambito della riparazione della cuffia dei rotatori fra cui l’athrotunneler. Questa nuova tecnica permette di riparare per via artroscopia la cuffia dei rotatori per mezzo di suture trans ossee senza utilizzo di mezzi di fissazione che sono in genere metallici o riassorbibili. Tale tecnica consente di eliminare i rischi, che comunque non sono troppo frequenti, di mobilizzazione dei dispositivi impiantati e permette di avere una fissazione del tendine all’osso più biologica e quindi teoricamente più solida. Mentre per anni la teoria della riparazione della cuffia dei rotatori si basava unicamente sul “riattaccare” i tendini nella posizione più corretta possibile, nel corso degli anni ci si è resi conto che ciò non era sufficiente, dal momento che si era riscontrata un alta percentuale di recidive. In realtà spesso tali insuccessi non erano recidive, ma il tendine, seppure posizionato nella giusta sede, semplicemente non cicatrizzava e quindi non guariva: tale evenienza era più frequente in pazienti anziani (con scarse capacità di riparazione), in pazienti affetti da malattie metaboliche (come il diabete) o in pazienti fumatori in quanto il fumo riduceva significativamente le capacità di guarigione dei tendini.
Nell’Unità operativa del dott. Castagna in generale vengono utilizzate tecniche più collaudate, come la riparazione con ancore, cercando con configurazioni di punti e di nodi inventate in Humanitas di massimizzare la tenuta delle riparazioni eseguite. In casi selezionati si sta sperimentando l’utilizzo di membrane biologiche come supporto alla riparazione tendinea normalmente eseguita, in modo da aiutare la guarigione del tendine. Il confronto degli specialisti con altre realtà a livello internazionale è fondamentale, sia per poter trasmettere le proprie esperienze e i propri risultati sia per poter accogliere gli eventuali suggerimenti o intuizioni altrui. È solo con lo scambio che ci può essere un progresso scientifico che si concretizza poi con un miglioramento per tutti.
A cura della Redazione
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