Il 70% delle donne e il 60% degli uomini dopo i 65 anni soffre di artrosi. Si tratta di un problema sociale notevole, poiché le persone colpite spesso hanno bisogno di un supporto e di accompagnamento. Infatti, oltre al dolore l’artrosi provoca una vera e propria limitazione dei movimenti impedendo lo svolgimento di una vita normale, in modo più o meno invalidante a seconda della gravità della forma. L’opinione del dott. Glauco Chèriè Lignère, reumatologo di Humanitas.
Cos’è l’artrosi?
E’ una malattia degenerativa delle articolazioni, di tutti i tessuti che compongono l’articolazione, cioè della cartilagine, dell’osso subcondrale e della membrana sinoviale. Colpisce in genere le persone della terza età, ad esclusione di una forma particolare nota come artrosi primaria che interessa prevalentemente le mani, e si verifica principalmente nelle donne anche di età più giovane.
Quali articolazioni interessa?
L’artrosi colpisce qualsiasi tipo di articolazione, ma soprattutto quelle portanti. Mentre l’artrosi detta primaria colpisce le mani, in particolare la radice del pollice. Questa forma è molto invalidante perché il pollice è necessario per compiere molte azioni quotidiane come lo scrivere, ma anche tagliare la carne e afferrare gli oggetti.
Come si cura?
Si possono praticare terapie a base di antinfiammatori, antidolorifici e terapie di fondo. Oggi sono a disposizione farmaci sufficientemente rispettosi dell’apparato gastrico e renale. Si tratta di recenti antinfiammatori: i cosiddetti FANS cox2selettivi, in grado di contrastare il dolore e l’infiammazione. Sono farmaci tollerati molto bene che presentano scarsi effetti collaterali. La tendenza odierna è di intraprendere una terapia che possa modificare il quadro della malattia. Fino a qualche anno fa si utilizzavano farmaci detti condroprotettivi, che avevano cioè l’ambizione di proteggere la cartilagine. Oggi si tenta di modificare il decorso della malattia. Ciò è possibile perché se in passato si interveniva solo quando la malattia era ormai conclamata e quindi non più modificabile, oggi si inizia il trattamento appena si ha a disposizione un’immagine radiologica o una sintomatologia. La terapia è molto lunga e può durare anche anni. Un lavoro pubblicato sul British .Journal of Medicine parla di una somministrazione di almeno due anni. I risultati hanno dimostrato il vantaggio rispetto ai pazienti non trattati: il corso della malattia è migliorato, mentre il decorso è rallentato. Secondo studi effettuati misurando lo spessore della cartilagine del ginocchio mediante ecografia, si è visto che le persone che hanno assunto questi farmaci avevano una minore riduzione di questo spessore.
Come si manifesta?
Il sintomo principale è il dolore. Pertanto è bene sottoporsi immediatamente alla vista specialistica ed eseguire gli esami ematici e/o radiologici.
Quali sono i fattori di rischio?
Sicuramente il principale fattore di rischio è l’obesità. In questo caso le articolazioni portanti subiscono un sovraccarico eccessivo. Inoltre vi è un tipo di artrosi tipica di alcune tipologie di lavoratori che sovraccaricano determinate articolazioni, come per esempio i ferrovieri che trascorrono molto tempo in piedi, facilmente vengono colpiti agli arti inferiori. Mentre i lavoratori con strumenti vibranti possono presentare artrosi a carico di spalle o gomiti. Un altro fattore di rischio è l’età. Infatti, col passare del tempo aumentano le probabilità che questo disturbo si presenti.
A cura di Lucia Giaculli
-
2.3 milioni visite
-
+56.000 pazienti PS
-
+3.000 dipendenti
-
45.000 pazienti ricoverati
-
800 medici