L’appendicite è una malattia infiammatoria molto diffusa, che può colpire individui di tutte le fasce d’età ma è più frequente nei ragazzi sotto i 14 anni. Ciò dipende dal fatto che i bambini hanno un sistema immunitario meno sviluppato di quello degli adulti.
Ma perché insorge, come si manifesta e quando è opportuno intervenire per evitare gravi complicazioni?
Ne ha parlato il dottor Stefano Bona, Responsabile di Chirurgia Generale e Digestiva di Humanitas, in una recente intervista a Ok La Salute.
Che cos’è l’appendicite?
L’appendicite è l’infiammazione dell’appendice, cioè quella piccola formazione situata all’estremità inferiore dell’intestino crasso. Non si conosce con esattezza il ruolo di questo organo ma si pensa che rivesta un’importante funzione di protezione dell’intestino dalle infezioni.
Come si manifesta l’infiammazione?
“Molte volte la sintomatologia inizia con un dolore addominale più diffuso e con un malessere generale spesso associato a nausea, per poi localizzarsi nelle ore successive nella parte in basso a destra”, spiega il dottor Bona. E aggiunge: “A seconda della gravità dell’infezione si possono poi manifestare altri sintomi come nausea, vomito, febbre”.
Come comportarci di fronte ai primi sintomi?
Per prima cosa si consiglia di assumere un antidolorifico o un antispastico. Se dopo qualche ora il dolore non cessa, occorre rivolgersi al proprio medico di base. Quest’ultimo, dopo un’attenta visita, escluderà altre patologie, come quelle intestinali o ginecologiche. Se il dolore aumenta ed è associato ad altri sintomi, allora ci si deve recare immediatamente in ospedale per una visita chirurgica d’urgenza.
Come viene curata l’appendicite?
Se si tratta di una forma lieve di infiammazione si cura con antibiotici somministrati sotto stretto controllo medico. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, è necessario ricorrere all’intervento chirurgico di asportazione dell’appendice, ossia all’appendicectomia.
Quando si rende necessario l’intervento chirurgico?
Dipende dalla gravità del quadro clinico e dall’esito degli esami del sangue: un aumento dei globuli bianchi, ad esempio, è significativo di uno stato di infiammazione dell’appendice.
Nei casi più acuti si tratta di un’emergenza medica. È fondamentale intervenire tempestivamente per scongiurare gravi e temute complicanze, quali la peritonite (ossia la perforazione dell’appendice infiammata) o l’ascesso addominale, che potrebbero mettere in serio pericolo la vita del paziente.
In che cosa consiste l’appendicectomia?
L’intervento chirurgico avviene in anestesia generale. “In linea di massima l’intervento può essere eseguito in laparoscopia, che consente un’ottima visione di tutta la cavità addominale ed è meno traumatica per il paziente. Prevede generalmente tre piccole incisioni, una in prossimità dell’ombelico e due nella zona del pube, che consentono di inserire una piccola videocamera (laparoscopio) e gli strumenti chirurgici necessari. Inoltre, l’esplorazione addominale completa offerta dalla laparoscopia permette al chirurgo l’eventuale diagnosi di altre patologie. Ciò è rilevante soprattutto nella donna giovane, in cui il dolore addominale simile a quello dell’appendicite in realtà nel 20-30% dei casi ha una causa ginecologica”, precisa il dottor Bona.
Quanto dura la degenza dopo l’intervento?
Se non si verificano complicazioni, in genere dopo 24-48 ore il paziente viene dimesso e può riprendere gradualmente a mangiare.
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