L’aneurisma cerebrale può rimanere nascosto nel cervello per tutta la vita oppure presentarsi in maniera improvvisa e violenta. Ne ha parlato il professor Giulio Maira, consultant neurochirurgo in Humanitas, in un’intervista a Tg2 Medicina 33.
“L’aneurisma è una dilatazione progressiva di un’arteria che porta il sangue al cervello e che per motivi congeniti è più fragile e lentamente cede sotto la pressione del sangue, fino a formare una specie di palloncino”.
Quando il palloncino si rompe nell’arteria, il sangue invade gli spazi che circondano il cervello. “L’emorragia subaracnoidea, quindi la rottura minima di un aneurisma, è caratterizzata dalla comparsa di una cefalea violentissima che i pazienti definiscono come la più forte cefalea della vita, seguita da una sensazione di rigidità nucale; possono inoltre esserci nausea e vomito. Se invece l’emorragia è più importante, i danni sono molto più gravi e possiamo avere fino al 40% di mortalità e i due terzi delle persone che sopravvivono presentano danni permanenti”.
I fattori di rischio
Dal 2 al 5% della popolazione è portatrice di aneurisma, ma quali sono i fattori di rischio?
“Il fumo, la pressione arteriosa alta, la familiarità e il sesso femminile. Si è visto inoltre che l’assunzione di droghe (come ecstasy o cocaina) aumenta notevolmente il rischio di avere un ictus cerebrale e quindi di avere un’emorragia. Se un ragazzo portatore di un aneurisma che magari non si sarebbe mai rotto durante la vita, prende una pasticca di ecstasy, può andare incontro a rottura con conseguenze molto gravi”.
Le opzioni di trattamento
“La diagnosi precoce o l’interpretazione corretta dei minimi espandimenti è molto importante perché permette di trattare l’aneurisma prima che si arrivi a una prognosi estremamente grave”, spiega il prof. Maira.
A seconda dei casi l’intervento può essere effettuato con chirurgia mininvasiva, chiudendo l’aneurisma con clip metallica, o per via endovascolare, introducendo un catetere nelle arterie, con uno stent o delle spirali per facilitare la formazione di un trombo ed escludere l’aneurisma dall’arteria. Fondamentale è recarsi in un centro che offra sia la possibilità di un intervento endovascolare sia di microchirurgia.
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