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Anca: quando serve l’ecografia

L’ecografia dell’anca è un esame che permette di valutare dettagliatamente le strutture come muscoli, tendini, legamenti e l’articolazione coxo-femorale, oltre ai tessuti molli sottocutanei. Questo esame è fondamentale per rilevare qualsiasi variazione nella forma e nella struttura o per identificare la presenza di lesioni spazio-occupanti che alterano l’anatomia delle strutture mio-tendinee e sottocutanee. Le alterazioni spazio-occupanti possono essere solide o liquide.

L’ecografia è utilizzata anche per guidare trattamenti infiltrativi, ma quando e in quali condizioni è indicata?

Ne parliamo con il dottor Nicola Magarelli, radiologo presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e i centri medici Humanitas Medical Care.

Ecografia: che cos’è e come funziona

Nell’ecografia si utilizza un dispositivo chiamato trasduttore, che viene posizionato sulla pelle del paziente e che emette brevi impulsi di ultrasuoni ad alta frequenza che penetrano nei tessuti sottostanti. Le onde sonore si riflettono sulle diverse strutture anatomiche incontrate e vengono poi rilevate dallo stesso trasduttore, che funge anche da ricevitore.

Questo dispositivo registra variazioni nell’intensità e nella direzione delle onde sonore riflesse. Un computer elabora queste informazioni in tempo reale e produce immagini dettagliate delle strutture interne, che vengono visualizzate su un monitor.

Ecografia all’anca: a cosa serve e quando farla

L’ecografia dell’anca è particolarmente importante per lo screening neonatale della displasia dell’anca. È inoltre utilizzata frequentemente negli adolescenti e negli adulti per indagare sospette patologie infiammatorie acute o croniche dell’articolazione, nonché malattie degenerative come l’artrosi. L’esame ecografico è anche un valido strumento durante procedure di infiltrazione all’anca con sostanze visco-supplementanti o anti-infiammatorie, nonché per drenare accumuli di fluidi o versamenti articolari.

Viene inoltre impiegata nella valutazione delle patologie tendinee inserzionali e in casi di sospetta compressione del nervo sciatico, come nella sindrome del piriforme.

Quali sono i vantaggi dell’ecografia all’anca?

L’ecografia all’anca offre diversi benefici importanti:

  • è un metodo diagnostico non invasivo, che non impiega radiazioni ionizzanti;
  • fornisce immagini dettagliate dei tessuti molli, che spesso non sono visibili nelle radiografie tradizionali;
  • produce immagini in tempo reale, il che la rende particolarmente utile per guidare procedure minimamente invasive, come biopsie con ago e aspirazioni di fluidi;
  • ha la capacità di valutare con precisione la struttura dei tendini, offrendo una qualità d’immagine paragonabile a quella della risonanza magnetica.

Ecografia all’anca, come si svolge l’esame

Durante un’ecografia dell’anca, il paziente dapprima è in posizione clinostatica, poi viene posizionato su di un fianco, e infine a pancia in giù. Lo specialista applica un gel sull’area da esaminare per eliminare qualsiasi interfaccia aerea che potrebbe formarsi tra il trasduttore e la pelle.

Successivamente, inizia l’esplorazione utilizzando piani di scansione che sono ortogonali tra loro, per ottenere una visione completa e dettagliata dell’area interessata.

Il paziente potrebbe essere invitato a contrarre i muscoli per permettere allo specialista di eseguire scansioni dinamiche. Questo serve a valutare il movimento delle strutture muscolo-tendinee e dei piani di scorrimento. L’esame è generalmente indolore e abbastanza veloce, con una durata di circa 5 minuti.

Dopo l’ecografia lo specialista analizzerà le immagini ottenute e redigerà il referto. Il referto viene poi inviato allo specialista che ha richiesto l’esame, il quale si occuperà di condividere e discutere i risultati con il paziente.

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