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Anca, il ruolo della riabilitazione

Una volta che il chirurgo ha effettuato l’intervento, sostituendo con una protesi l’articolazione dell’anca, è lo specialista riabilitatore che si occupa del paziente nel corso di un lavoro che dura tre mesi e che lo aiuta a riprendere nel modo corretto le normali attività della vita quotidiana e un’eventuale pratica sportiva. Ne parliamo con il dottor Gianluca Galimberti, responsabile della Sezione di Riabilitazione Ortopedica presso l’Unità Operativa di Riabilitazione e Recupero Funzionale di Humanitas diretto dal dott. Stefano Respizzi.

Un approccio veloce e precoce
“In caso di sostituzione protesica dell’anca – spiega il dott. Galimberti – il riabilitatore deve intervenire prima dell’intervento e proseguire con il lavoro di fisioterapia sia nella fase immediatamente post-operatoria che nelle settimane e nei mesi successivi. Quando è possibile, è bene che il medico fisiatra veda il paziente prima dell’intervento, in quanto una buona preparazione dal punto di vista muscolare costituisce una buona base di partenza per ottenere i migliori risultati. È poi utile spiegargli quanto avverrà dopo la sostituzione protesica. La valutazione pre-operatoria è importante anche per definire gli obiettivi che si vogliono raggiungere, una volta chiarite le aspettative del paziente. Il paziente viene visitato il giorno successivo all’intervento e gli vengono spiegati gli esercizi che dovrà effettuare nelle prime giornate post-operatorie.
Il lavoro deve iniziare subito, per evitare le complicanze legate all’immobilità, ad esempio le trombosi venose profonde, l’embolia polmonare e le infezioni polmonari. Si deve inoltre istruire immediatamente il paziente su come evitare i rischi meccanici all’impianto protesico. Ad esempio, in prima giornata il paziente si siede sul letto, in seconda si sposta dal letto alla sedia con l’aiuto del deambulatore, in terza giornata cammina in camera. Il paziente inizia così a eseguire blandi esercizi di mobilizzazione, di contrazione isometrica dei muscoli degli arti inferiori ed esercizi per gli arti superiori. Passa poi alla fase di verticalizzazione e di training specifico che lo porterà a riprendere le attività della vita quotidiana. Questa prima fase si svolge in ospedale e dura circa due settimane”.

Il lavoro continua a casa
“Lo svolgimento corretto di semplici azioni quali alzarsi o sedersi viene insegnato al paziente per tutelare il buon funzionamento della protesi. Gli accorgimenti che ha imparato ad usare devono essere mantenuti fino a 45 giorni dopo l’intervento, tempo necessario ai tessuti molli per ripararsi e ai muscoli per riprendere un buon tono-trofismo. Al momento delle dimissioni, quindi, al paziente viene affidata una serie di compiti utili per mantenere i risultati ottenuti nella prima fase della riabilitazione. È a 45 giorni dall’intervento che i medici decidono se il paziente è pronto per passare a una successiva tappa di riabiltazione, che prevede l’abbandono delle stampelle, l’aumento del lavoro di mobilità articolare, l’aumento degli esercizi di resistenza. In questo modo il paziente riacquisisce un controllo posturale adeguato. Dai 45 giorni ai 3 mesi dall’intervento si svolge quindi la fase di normalizzazione, sia dal punto di vista biomeccanico dell’articolazione che da quello delle normali funzioni della vita quotidiana. Intorno al terzo mese si conclude così, nella maggior parte dei casi, tutta la fase del recupero”.

A cura di Elena Villa

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