Il conflitto femoro-acetabolare è un’anomalia ossea a livello dell’articolazione dell’anca che, con il passare del tempo, può comportare lo sviluppo di un’artrosi e, quindi, di un processo degenerativo particolarmente severo.
Quali sono i sintomi e come intervenire? Ne parliamo con il dottor Federico Della Rocca, Responsabile dell’Unità di Ortopedia Protesica e Mininvasiva dell’Anca e del Ginocchio di Humanitas.
Quali sono le cause del conflitto femoro-acetabolare?
Il conflitto femoro-acetabolare si crea quando, per una malformazione dell’acetabolo dell’anca o per una malformazione della testa del femore, le due ossa, che in una condizione normale non si toccano, vanno a sfregarsi, provocando a lungo andare un’artrosi. Vi sono due tipologie di conflitto femoro-acetabolare: si parla di tipo cam quando la malformazione riguarda la testa del femore, che, invece della tipica forma a sfera, ricorda di più un uovo; mentre si parla di tipo pincer quando l’acetabolo è più ampio del normale e va così a toccare il collo del femore.
L’artrosi è un processo degenerativo cronico, che colpisce la cartilagine, dunque la membrana che protegge l’osso. Quando viene colpita dall’artrosi, infatti, la cartilagine si riduce di spessore fino a scomparire: di conseguenza le ossa che divide andranno a toccarsi. L’artrosi dell’anca, nel 70% dei casi circa, è secondaria proprio al conflitto femoro-acetabolare.
Le anomalie alla base del conflitto femoro-acetabolare non sono congenite, ma si sviluppano durante la maturazione dell’osso: la morfologia definitiva dell’anca si può quindi valutare dopo il periodo adolescenziale. Il conflitto femoro-acetabolare è una patologia piuttosto frequente, interessa infatti il 30% della popolazione mondiale. Non sempre, però, evolve in artrosi.
Conflitto femoro-acetabolare e artrosi: quali sono i sintomi?
I sintomi del conflitto femoro-acetabolare sono simili a quelli dell’artrosi, ma con un’intensità inferiore, trattandosi in un caso dell’esordio della patologia e nell’altro della sua degenerazione.
Il sintomo principale, in entrambi i casi, è il dolore, che nel conflitto femoro-acetabolare sarà più lieve e si manifesterà in particolar modo dopo l’attività sportiva. La sede di questo dolore può variare: può infatti presentarsi in sede inguinale, laterale o in corrispondenza del gluteo. In caso si sia verificata la rottura del labbro acetabolare, una sorta di “guarnizione” che protegge l’anca, il dolore andrà dalla parte frontale del corpo al gluteo. Un altro sintomo è una limitazione funzionale per quanto riguarda alcuni movimenti di flessione e intrarotazione, che risultano più limitati.
Nel processo artrosico vero e proprio, invece, il dolore è più importante e si sviluppa in più momenti. Inizialmente il paziente ha dolore nelle prime fasi del movimento, per esempio quando si alza, ma se inizia a camminare l’anca si scioglie. Il dolore però ricompare alla fine della giornata, quando il paziente si rilassa e smette di muoversi. Nelle fasi più avanzate del processo artrosico il dolore diventa continuo e può manifestarsi anche durante il riposo notturno, compromettendolo. Inoltre, in caso di artrosi, il paziente ha delle serie limitazioni nel movimento: non riesce infatti a flettere la gamba e questo comporta difficoltà in movimenti abitudinari, come infilarsi le calze e le scarpe, o entrare e uscire dall’automobile.
L’artroscopia per trattare il conflitto femoro-acetabolare
Il primo esame per diagnosticare il conflitto femoro-acetabolare è la radiografia, a cui possono seguire delle indagini di secondo livello come la TAC o la risonanza con mezzo di contrasto per via articolare. Dopo aver confermato la presenza di conflitto femoro-acetabolare, aver visitato il paziente e aver svolto i test per valutare il livello di sintomatologia che lo affligge, lo specialista può ritenere necessario il ricorso alla chirurgia.
In Humanitas il conflitto femoro-acetabolare viene trattato in artroscopia, una tecnica chirurgica mini-invasiva in cui si accede all’articolazione del paziente tramite dei fori di pochi millimetri e, con l’ausilio di una telecamera che consente ai chirurghi di monitorare l’intervento da un visore, si procede a limare e correggere con uno strumento apposito i difetti e, quando necessario, si ripara il labbro acetabolare con delle piccole ancorette.
“Spesso il paziente con conflitto femoro-acetabolare sviluppa sintomi che vengono misconosciuti, per esempio confondendo questo disturbo con una pubalgia. È invece importante intervenire su un conflitto femoro-acetabolare sintomatico in tempo, per evitare che l’articolazione degeneri. Insomma, prima si interviene e più si hanno possibilità di salvare l’articolazione, altrimenti non sarà più possibile intervenire in artroscopia ma diventerà necessario sostituire l’intera articolazione con una protesi: un trattamento chirurgico molto più impegnativo”, conclude il dottor Della Rocca
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