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Tumori maligni del cavo orale


Che cos’è il tumore maligno del cavo orale?

I tumori maligni (cancro) del cavo orale sono lesioni che originano dalla proliferazione non controllata delle cellule della mucosa orale sottoposte a danno genetico.

Buona parte dei carcinomi del cavo orale (15–40%) insorge su manifestazioni già note come lesioni e condizioni precancerose (leucoplachie, eritroplasia, lichen, fibrosi sottomucosa, anemia di Fanconi).

Il cancro del cavo orale può originare a livello di: mucosa della guancia, palato duro, parte anteriore della lingua, labbra, mucosa gengivale, trigono retromolare e ghiandole salivari minori.

Quali sono i sintomi?

Si può manifestare clinicamente con la comparsa di una lesione granuleggiante, piana, mammellonata o vegetante, biancastra o iperemica, spesso ulcerata, dolente, facilmente sanguinante, che non guarisce spontaneamente e che può causare dolore a riposo, dolore alla deglutizione e/o masticazione, in taluni casi irradiato all’orecchio, difficoltà alla deglutizione, alla masticazione e all’articolazione della parola.

I pazienti affetti da questa patologia potrebbero progressivamente alimentarsi con crescente difficoltà, perdere peso e debilitarsi.

In altri casi il tumore può manifestarsi direttamente con una tumefazione linfonodale laterocervicale, ovvero con una massa della regione cervicale laterale dura alla palpazione, poco mobile sui piani sottostanti, a cute integra, di volume crescente, espressione di metastatizzazione regionale.

Chi colpisce?

Gli uomini erano i più predisposti a sviluppare questo tumore ma a oggi l’incidenza è simile tra uomini e donne per un aumento proporzionale del consumo di alcol e tabacco nel sesso femminile. L’età media di insorgenza è intorno ai 50-60 anni.

I fattori di rischio che predispongono al tumore del cavo orale sono:

  • fumo di sigaretta, sigaro, pipa e di alcuni tipi di sigaretta “self made”; l’alta concentrazione di sostanze carcinogene contenute nel tabacco lo rendono molto nocivo e capace di danneggiare in modo irreversibile le cellule della mucosa orale;
  • abuso di alcolici: i consumatori di alcol, infatti, hanno un rischio 6 volte più alto rispetto ai non bevitori.

Ben noto è il loro effetto sinergico che moltiplica il rischio di sviluppare un carcinoma del cavo orale di ben 80 volte. Oltre all’alcolismo e al tabagismo, un altro fattore eziopatogenico importante è costituito dai microtraumi da anomalie dentarie, da dentature o protesi in cattivo stato di conservazione o alterate (frequenti in soggetti anziani).

Esiste una piccola quota (<5%) di carcinomi del cavo orale HPV correlati a infezione cronica da Papilloma Virus, un virus a elevato potere oncogenico.

È comunque corretto specificare che il 25% dei pazienti affetti da cancro orale non bevono né fumano.

Diagnosi

Per arrivare alla diagnosi è fondamentale eseguire un’accurata raccolta anamnestica e uno scrupolosissimo esame obiettivo otorinolaringoiatrico completo.

Spesso è l’odontoiatra a inviare il paziente dallo specialista per il riscontro di lesioni sospette meritevoli di approfondimenti.

La biopsia della lesione rappresenta l’elemento cruciale per la diagnosi; è spesso eseguita in regime ambulatoriale previa somministrazione di anestesia locale. La biopsia è finalizzata al prelievo di materiale macroscopicamente sospetto che verrà successivamente analizzato e studiato dall’anatomo-patologo.

L’istotipo più frequente è senza dubbio il carcinoma squamocellulare in situ o infiltrante.

Trattamenti

In base alla stadiazione clinica ovvero all’estensione loco-regionale e a distanza del tumore, il caso viene discusso collegialmente con i colleghi oncologi, radiologi, radioterapisti e anatomo-patologi al fine di proporre al paziente le migliori opzioni terapeutiche.

La chirurgia è il trattamento d’elezione soprattutto nei tumori a estensione limitata.

La chirurgia, che è eseguita dall’otorinolaringoiatra (chirurgo del distretto testa-collo) prevede l’asportazione radicale del tumore, un’eventuale ricostruzione con lembi prelevati da altre sedi e lo svuotamento linfonodale laterocervicale mono o bilaterale.

Il trattamento chirurgico, in base all’esame istologico definitivo, può essere seguito da radioterapia o da radio-chemioterapia concomitante.

Quali sono i risultati?

In base alla sede e all’estensione iniziale del tumore, il tasso di controllo globale della malattia si attesta intorno al 65% con estremi che vanno dal 95% per i piccoli tumori del labbro al 20% per i tumori estesi della lingua o del trigono retromolare.

La probabilità di controllo loco-regionale varia in funzione della presenza o meno di metastasi linfonodali e della loro estensione.

Come prevenire questa patologia?

La prevenzione di questi tumori prevede l’astensione all’abitudine tabagica e al consumo di alcolici e un programma di screening in cui l’otorinolaringoiatra e l’odontoiatra rappresentano le figure di riferimento.

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