Che cos’è la tiroidite post-partum?
La tiroidite post-partum fa parte delle tiroiditi autoimmuni e comporta una risposta errata del sistema immunitario ai danni della tiroide che provoca ipertiroidismo, ossia una produzione superiore alla norma di ormoni da parte della tiroide. Interessa il 5-7% delle pazienti in gravidanza e si sviluppa abitualmente entro dodici mesi dal parto. La tiroidite post-partum può essere transitoria oppure evolvere in ipotiroidismo, ovvero in una produzione di ormoni inferiore alla norma.
Quali sono le cause della tiroidite post-partum?
La tiroidite post-partum è determinata da una risposta autoimmune dell’organismo contro la tiroide che comporta l’alterazione delle sue funzionalità. Tra i fattori di rischio per lo sviluppo della tiroidite post-partum si annoverano le patologie autoimmuni, la positività agli anticorpi antitiroidei, la presenza di altre patologie tiroidee e la familiarità.
Quali sono i sintomi della tiroidite post-partum?
I sintomi della tiroidite post-partum si dividono in due diverse fasi. In un primo momento della durata di circa 1-2 mesi, i sintomi provocati dalla sovrapproduzione di ormoni sono quelli dell’ipertiroidismo, dunque ansia, irritabilità, insonnia, perdita di peso e palpitazioni. Successivamente la paziente può andare incontro a una diminuzione della produzione di ormoni, dunque ipotiroidismo, e i sintomi si modificheranno in manifestazioni come:
- stanchezza generalizzata
- depressione
- problemi di memoria
- secchezza della cute
- stitichezza
- aumento di peso.
La tiroide, in molti casi, riprende successivamente la sua normale funzionalità.
Tiroidite post-partum: come si fa la diagnosi
Gli esami disposti per la diagnosi della tiroidite post partum sono l’ecografia della tiroide e gli esami del sangue, per valutare il livello di ormoni tiroidei presenti nel sangue e la presenza di determinati anticorpi.
Come trattare la tiroidite post-partum
Il trattamento della tiroidite post-partum si diversifica tra la prima fase, quella ipertiroidea, in cui possono essere somministrati farmaci betabloccanti per limitare i sintomi, e quella ipotiroidea in cui, invece, si ricorre a terapia ormonale sostitutiva.
Circa il 20-30% delle pazienti non superano la fase ipotiroidea e, dunque, devono seguire la terapia ormonale sostitutiva per tutto il corso della vita.