Il diabete è una malattia che si caratterizza per la presenza di quantità eccessive di glucosio (zucchero) nel sangue. L’eccesso di glucosio, noto con il termine di iperglicemia, può essere causato da un’insufficiente produzione di insulina o da una sua inadeguata azione; l’insulina è l’ormone che regola il livello di glucosio nel sangue. Il diabete è in aumento a livello mondiale e in Italia coinvolge più di 3,5 milioni di pazienti.
Nei paesi occidentali, l’aumento del diabete è correlato principalmente a fattori quali l’invecchiamento della popolazione e le abitudini alimentari scorrette. Si è tuttavia abbassato il tasso di mortalità, grazie a un incremento delle diagnosi precoci. Le forme più note di diabete sono due: il diabete di tipo 1 (con assenza di secrezione insulinica) e il diabete di tipo 2, conseguente a ridotta sensibilità all’insulina da parte di fegato, muscolo e tessuto adiposo e/o a una ridotta secrezione di insulina da parte del pancreas.
Che cos’è il diabete di tipo 2?
Il diabete di tipo 2 interessa oltre il 90% delle persone con diabete ed è una malattia molto diffusa in tutto il mondo e la sua prevalenza è in continua crescita (si prevedono per il 2030 quasi 600 milioni di pazienti al mondo). La classificazione ufficiale identifica il diabete di tipo 2 come un difetto della secrezione insulinica, che può progressivamente peggiorare nel tempo e che si instaura su una condizione preesistente di insulino-resistenza (resistenza periferica all’azione dell’insulina e specificatamente nel fegato nel muscolo e nel tessuto adiposo).
Quali sono le cause del diabete di tipo 2?
La causa all’origine del diabete 2 è ancora sconosciuta, ma riconosce origine poligenica e multifattoriale, tanto da non essere considerata una unica malattia ma un insieme di differenti sindromi. Il rischio di sviluppare la patologia aumenta con l’età (generalmente si manifesta in età adulta, dopo i 30-40 anni), con la presenza di obesità e con la mancanza di attività fisica, ma viene anche diagnosticata nei bambini e negli adolescenti. La familiarità per la patologia sembra giocare un ruolo importante: circa il 40% dei diabetici di tipo 2 ha infatti parenti di primo grado (genitori o fratelli) affetti dalla stessa malattia.
Quali sono i sintomi del diabete di tipo 2?
Il diabete di tipo 2 generalmente rimane silente per molti anni poiché l’iperglicemia si sviluppa gradualmente e, almeno all’inizio, non è di grado severo al punto da provocare i tipici sintomi del diabete:
- stanchezza
- aumento della sete
- aumento della diuresi
- perdita di peso non ricercata
- malessere
Le maggiori complicanze derivate dal diabete possono arrecare al paziente danni anche importanti a livello neurologico (neuropatia), renale (nefropatia), oculare (retinopatia) e cardio-cerebrovascolare (ictus, arteriopatia degli arti inferiori, malattia coronarica).
Come prevenire il diabete di tipo 2?
Per prevenire l’insorgenza del diabete di tipo 2 è consigliabile adottare un sano stile di vita: è stato infatti dimostrato che lo svolgimento di attività fisica aerobica di moderata intensità della durata di 20-30 minuti al giorno o 150 minuti alla settimana, associato alla perdita del 10% del peso corporeo, riduce l’incidenza del diabete di tipo 2 del 60%.
Importante anche la dieta: un’alimentazione ricca di acidi grassi saturi (grassi animali) aumenta il rischio di sviluppare il diabete, mentre la parziale sostituzione di questi ultimi con acidi grassi insaturi lo riduce (omega 3).
Diabete di tipo 2: come si fa la diagnosi
Per diagnosticare il diabete di tipo 2 è necessario sottoporsi a un esame del sangue. Per la diagnosi di diabete è sufficiente un valore di glicemia a digiuno >126 mg/dl confermato in almeno due giornate differenti, in alternativa valori maggiori di 6.5% di emoglobina glicata confermati da un secondo prelievo, oppure riscontro di glicemia>200 mg/dl in presenza di sintomi.
Trattamenti
Per il diabete di tipo 2 esistono diversi trattamenti. La diffusione di questa tipologia è in gran parte collegata all’aumento dell’obesità e alla sedentarietà, pertanto una corretta alimentazione e un’attività fisica costante rappresentano il cardine del trattamento del diabete. Solo il 10% dei pazienti con diabete di tipo 2 mantiene però un buon controllo della malattia in assenza di trattamento farmacologico nel tempo, e comunque le linee guida nazionali e internazionali raccomandano di associare alla terapia educazionale (legata allo stile di vita) la terapia farmacologica, in particolare per i benefici che hanno sul rischio cardiovascolare che, a oggi, è la principale causa di mortalità nel diabete di tipo 2.
I farmaci disponibili per il trattamento del diabete di tipo 2 sono:
- Farmaci secretagoghi (sulfaniluree): agiscono sul metabolismo degli zuccheri; possono far aumentare di peso e dare ipoglicemia in quanto stimolano il pancreas a produrre insulina ma non regolato alla quantità di zucchero circolante.
- Biguanidi (metformina): migliorano la sensibilità periferica dell’insulina normalmente prodotta, possiedono un lieve effetto positivo sul peso corporeo, possono dare disturbi al tratto gastroenterico.
- Tiazolidinedioni: anch’essi migliorano la sensibilità periferica dell’azione insulinica hanno un’azione favorevole sul metabolismo dei grassi (con possibile beneficio sulla steatosi epatica) possono causare un aumento di peso.
- Agonisti del recettore GLP-1: stimolano il pancreas a produrre insulina in maniera fisiologica, quindi in relazione all’iperglicemia e possono favorire una perdita di peso in alcuni casi anche importante ma possono dare disturbi al tratto gastroenterico. Riducono il rischio cardiovascolare.
- Inibitore della DPP-4: riducono la glicemia con meccanismo simile agli agonisti del GLP-1, ma in maniera meno potente e con effetti nulli sul peso. Hanno a loro vantaggio una elevata tollerabilità.
- Inibitori del co-trasportatore di sodio glucosio 2 (SGLT2): favoriscono l’eliminazione del glucosio mediante le urine, attraverso l’azione su un recettore renale. Riducono il rischio di scompenso cardiaco e di progressione dell’insufficienza renale.
- Inibitori dell’alfa-glucosidasi: riducono l’assorbimento intestinale del glucosio.
- Insulina: anche i pazienti affetti da diabete tipo 2 spesso si possono giovare del trattamento con insulina sottocute a volte associata alle terapie descritte in precedenza.
Ma la Ricerca scientifica non si ferma, e presto avremo a disposizione nuovi promettenti farmaci (per esempio il doppio agonista GLP-1/GIP).
Non esiste comunque una terapia farmacologica valida per tutti i pazienti affetti da tipo 2, ma per ognuno di loro può esistere una terapia personalizzata in relazione alle differenti caratteristiche.
Il paziente diabetico deve evitare di fumare e mantenere controllati, anche con il ricorso a farmaci se necessario, i valori pressori e i valori dei grassi nel sangue (colesterolo Ldl e trigliceridi).
Importante per l’adeguato trattamento del diabete tipo 2 accedere a centri specialistici ove vi sia interazione tra i vari specialisti (diabetologi, oculisti, nefrologi, cardiologi) per l’adeguato controllo dei fattori di rischio e lo screening delle complicanze nonché la cura delle stesse, utilizzo di terapie innovative (incretine, nuove insuline, nuovi farmaci presto disponibili sul mercato) associate alle tecniche educazionali indispensabili (terapia educazionale di gruppo, attività fisica, adeguata terapia dietetica).