Che cos’è il virus dell’Epatite C e perché si misura l’analisi quantitativa dell’RNA?
Questo esame è utile per la rilevazione di infezione acuta da HCV, il virus dell’Epatite C.
La trasmissione dell’HCV può avvenire in seguito all’esposizione a sangue contaminato, soprattutto in caso di condivisione di aghi infetti durante l’iniezione di stupefacenti per via endovenosa. Tra le altre occasioni di contagio, seppur meno frequenti, troviamo: la condivisione di oggetti di igiene personale con chi è portatore del virus, rapporti sessuali non protetti con partner infetti, tatuaggi eseguiti con strumentazione non adeguatamente sterilizzata. Infine, di rado il virus può essere trasmesso dalla madre infetta al figlio in gravidanza o in allattamento.
Di tutti gli individui infetti dal virus dell’epatite C (HCV), circa il 75% svilupperà epatite C cronica, con replicazione virale in corso nel fegato e HCV RNA rilevabile nel siero o nel plasma, con conseguente cirrosi. Il restante 25% dei pazienti infetti si recupererà dall’infezione senza evidenza di replicazione virale o presenza di HCV RNA rilevabile nel siero o nel plasma.
Il test qualitativo permette di rilevare la presenza o l’assenza dell’acido nucleico, mentre il test quantitativo indica quanti acidi nucleici (teoricamente corrispondenti a particelle virali) sono presenti per millilitro di siero/plasma.
Che cosa significa il risultato del test?
Rispetto al risultato dei test è importante riferirsi ai limiti di rilevazione (predefiniti delle case produttrici) che pongono un limite minimo e un limite massimo come range entro il quale si ottiene un numero con una probabilità uguale o superiore al 95%.
La refertazione può essere espressa mediante 2 differenti unità di misura: UI/mL o copie/mL; i dati espressi in UI/mL rappresentano la normalizzazione del dato in copie/mL rispetto allo standard internazionale.
Un risultato “non conclusivo” riportato con un commento indica che il test non è riuscito, probabilmente a causa della presenza di sostanze inibitorie nel campione di siero presentato. Un nuovo campione deve essere raccolto per la ripetizione del test. Tali campioni non saranno testati per il genotipo.
A eccezione dei pazienti immunodepressi o con sospetta epatite acuta, la valutazione di laboratorio dello stato di infezione da virus dell’epatite C (HCV) deve iniziare con i test sierologici, compresi i test per la presenza di anticorpi anti-HCV. Una diagnosi di infezione cronica non dovrebbe basarsi esclusivamente sulla presenza di RNA rilevabile o quantificabile in un singolo campione di siero.
Un risultato del test dell’HCV RNA “Non rilevato” con un risultato dello screening dell’anticorpo dell’HCV “Reattivo” può essere dovuto a:
- un risultato dello screening dell’anticorpo dell’HCV falso-reattivo;
- un’infezione risolta o passata;
- una bassa viremia temporanea (cioè una replicazione virale episodica) dell’infezione da epatite C attiva.
Per distinguere tra le prime due condizioni, può essere richiesto un ulteriore test per gli anticorpi anti-HCV (ad esempio, HCCAD / Test per anticorpi del Virus dell’Epatite C per Campioni Cadaverici o Emolizzati, Siero). Per distinguere tra le ultime due condizioni, i pazienti devono essere nuovamente sottoposti a test in 1 o 2 mesi, come clinicamente indicato.
Come avviene l’esame?
L’esame per individuare il virus dell’epatite C si esegue su siero, mediante il prelievo di sangue dal braccio.
Sono previste norme di preparazione?
L’esame non richiede particolari norme di preparazione.
Si ricorda che i risultati degli esami di laboratorio devono essere inquadrati dal medico, tenendo conto di eventuali farmaci assunti, prodotti fitoterapici e della storia clinica.